Tutto è vero, quindi tutto è ‘Falsissimo’ | Rolling Stone Italia
boomer gang

Tutto è vero, quindi tutto è ‘Falsissimo’

Come scrive Guy Debord, «Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso». Ma oggi, sembra più che il falso sia un momento del vero, e non ci capiamo nulla. Forse solo la trap è sincera, il resto sono trite storie di corna

Fabrizio Corona Falsissimo

Fabrizio Corona durante una puntata di 'Falsissimo'

Screenshot: YouTube

Giovanni Robertini: Ma tu conosci qualcuno che si è abbonato a Falsissimo, il canale YouTube di Fabrizio Corona? Sicuramente ci sarà in una delle nostre bolle, ma mica ce lo dice, si vergona. Quindi dobbiamo accontentarci di qualche spezzone spammato sui social, del suo balletto boomerissimo sulle note di One Step Beyond dei Madness, della prossemica da podcast – deve averci studiato, a partire dalla montatura degli occhiali… – che lo trasforma nel Barbero del gossip. Della banale storia di corna di Fedez e Chiara importa poco, anche se Corona ci tiene a sottolineare che non è Temptation Island, “è tutto vero”, modello televendita delle pentole acciaio inox con cui siamo cresciuti. Tutto vero quindi Falsissimo, situazionismo clickbait. Mi ha colpito quando Corona esprime la sua vicinanza a Fedez, non emotiva ma politica: parlando della donna di cui Fedez era innamorato, fidanzata con l’erede dei Bindi, gli industriali dei dolci (chiamato “Tortino”) dice che lei, essendo una borghese della Milano Bene rispettosa delle gerarchie sociali, schifa i tamarri arricchiti come lui e Fedez. Eccoli, vittime della Milano radical chic, del popolo della Ztl, anche se la ragazza pare sia amica del figlio di La Russa, quindi più Santanché che salotto di sinistra, ma questo è un dettaglio. Siamo nel feuilleton, il romanzo popolare che mostra le corna come unica livella sociale. L’altra livella, più contemporanea, è la trap, ne parliamo spesso, che sulla linea narrativa povertà-ricchezza costruisce il suo racconto. Hai notato che i testi trap non parlano mai di corna e tradimenti? A “Tortino” al massimo gli avrebbero rubato il Rolex, non lo avrebbero stalkerato per le loro pene d’amore. A proposito ti segnalo due barre dell’ultimo singolo di Simba La Rue uscito venerdì, Cazzi Miei: «Mi cercano in borghese/ Voglio cenar coi borghesi per parlar di soldi veri». Soldi veri, non quelli fatti con le view, con i gossip, con le canzonette, ma quelli di famiglia, palazzinari e fabbrichette. Courmayeur mica Roccaraso, comunque sempre un film dei Vanzina.

Alberto Piccinini: Di Falsissimo mi interessa davvero soltanto una cosa: i primi 30” a colori in cui Corona pubblicizza il Progetto Corona. Parte come uno che ti vuole convincere a fare 30 addominali: «Lavoro da quando ho 20 anni. Ne ho 51». Sì, vabbè. «È più di 30 anni che stampo milioni», aggiunge e ti guarda fisso negli occhi. Sottolinea: “stampo”. Aspetta. Che gergo è? Malavita? Rap? Agenti immobiliari? Dialetto della Costa Smeralda? «Il Progetto Corona, che vi dovete stampare in mente, vi permette di avere un’entrata extra. Garantita», conclude con uno sguardo volitivo tra il generale Vannacci e Rita De Crescenzo. “Link in bio”. Fossi scemo, ho pensato. Apri il link ed esplode il computer, come minimo. Sono vent’anni che facciamo slalom tra le insidie, le finestrelle, i siti truffa per non farci scaricare roba, non sarà un Corona qualsiasi a farmi paura. Invece ti devo confessare che comincio ad averne. Paura di cedere, di non farcela, paura di schiacciare il tasto sbagliato. La stanchezza, non comincia così la fine? Non ti farebbe comodo “un’entrata extra”? E una gita a Roccaraso a 30 euro tutto compreso? Una bella retata di islamici clandestini? Un campo di sterminio al posto del parcheggio dell’Esselunga? Abbiamo ceduto a Spotify, a Facebook, a Gmail, un passetto ancora. Provo a sorvegliarmi, stamattina ascoltavo ambient elettronica libanese, Fadi Tabbal, molto bello hai presente? Il paradiso in mezzo alle macerie. “Viviamo nelle macerie dai tempi di Genova”, l’altra sera sono stato al forte Prenestino per una fondamentale reunion di reduci cyberpunk nel nome di Hakim Bey e delle sue Taz, zone temporaneamente autonome, te lo ricordi? C’erano tutti: Raf, Gomma, Philopat, Er Duka. Cyber-boomer gang. A un certo pure Raf ha sottolineato il legame di Hakim Bey con un certo sufismo medievale e la sua affascinante cosmologia, allora ho dato un senso all’islamofobia che agita i cattivi alt-right, mi sono messo a studiare. Se non mi senti nei prossimi giorni vuol dire che ho spento tutto, ma ci sono. Intanto ripeto salmodiando una vecchia frase di Debord: «Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso».

GR: Aspetta, volevo aggiungere un personaggio al tatuatissimo presepe della settimana. Insieme a Corona e Fedez, ci sta anche Emis Killa che si è ritirato da Sanremo dopo essere stato indagato per associazione a delinquere. Amen, ce ne faremo una ragione, ma quel che si nota è il fallito tentativo da parte di Carlo Conti di addomesticare i rapper supervisionando i loro testi sanremesi, che ha portato – come abbiamo visto settimana scorsa con Tony Effe – molti di loro a redimersi con anticipo vestendo i panni del “bravo ragazzo”. Come sottolinea Jake La Furia in un’intervista appena uscita su Rolling, l’idea di chiamare i trapper e rapper all’Ariston solo per sfruttare la loro popolarità, ma di fatto censurandone l’identità è una normalizzazione inaccettabile e pericolosamente retorica. «Non mi avrete mai / come volete voi», cantavano i 99 Posse ai tempi (L’anguilla, anno 2000): sarebbe stata una bella cover da portare nella serata dei duetti, no?

AP: «Scappavo agli sbirri che sparavano al vetro / Con la merce nei coglioni e ‘sti coglioni dietro». E’ l’ultimo Jake La Furia Money on my mind feat. Rose Villain che gli canta il ritornello. Dopo aver visto Del Debbio su Rete4 fare brutto con un maranza di quartiere in studio vorrei invitare a considerare la trap all’opposto di quanto suggerisce Debord: il falso che è un momento del vero. La trap non inventa niente, è la nuova politologia, il guardie e ladri, se mi tocchi ti sparo, la realness della destra tecnomachista. Non Emis Killa ma Bruno Vespa, che l’altra sera ha sbroccato: «In ogni Stato si fanno cose sporchissime anche trattando con i torturatori per la sicurezza nazionale». Io l’ho visto in diretta e mi ha fatto impressione, perché l’incubo goebbelsiano che ci perseguita dalla mattina alla sera su tutti i media disponibili è arrivato a livelli mai visti. È un test per le tolleranze, un po’ come quando vai a fare una dieta. Adesso stanno testando il nazismo e il razzismo: ti invitano a mettere su un piatto della bilancia un torturatore stupratore bla bla e sull’altro piatto i barconi dei disperati, la prossima volta testeranno l’efficienza dei campi di concentramento albanesi, comodi e sicuri. Stanno testando anche le nostre reazioni all’esplosione della testa di Vespa in diretta, stile Videodrome di Cronenberg. Succederà, succederà.

Altre notizie su:  Boomer Gang