A.P.: Come va? Cosa vuoi, mi godo la quiete prima della tempesta. Nazisti ovunque, il Papa come sta, l’Ucraina asfaltata – quasi come Gaza. Ascolto per caso tg1 di Centomilacarie, Simone, vent’anni, il nuovo Blanco, e riconosco in questo nichilismo varesotto soundcloud i segni di una malattia profonda, un disservizio mentale incolmabile anche nel nord più profondo di tutti, periferia di nessun centro. “Vengo da dove non arrivano i taxi/ ma questa qui vuol venire a trovarmi”. Prendo appunti su questo ritorno al fotoromanzo e al sogno di classe, l’amore tra principesse e disgraziati per il resto indistinguibili sui social. Resto affascinato dalla distonia ferroviaria della cosa: “Dice che i regionali sono romantici/ da me la gente si butta sui binari”, in cui leggo dell’antisalvinismo perché i treni in orario non arrivano, unica battuta politica consentita a Sanremo quest’anno. Poi, tornando a Centomilacarie, il cuore del problema: “Con l’odio in bocca sto a digiuno/ mando affanculo il tg1”. Telecamere rovesciate, manate sull’obiettivo, inviate prese a bottigliate. Avrebbe potuto chiamarlo “Fuori dal coro”, è Giordano che ha inventato il format dagli alla cronista. Avrebbe potuto chiamarsi “tg1” lui, pensavo, e centomilacarie il pezzo. Qual è il contrario di hyperpop? Accelerazionismo contro un muro? Si può scrivere ancora di provincia dopo gli 883? E mi spiace di tirare in mezzo Blanco (che ha qualcosa del Lou Castel de I Pugni in Tasca, vecchi fantasmi): a Sanremo non c’era, ma se leggi i testi che lui ha dato a Giorgia e a Noemi, furbacchione, trovi sempre il disagio del maschio che si muove tra i fantasmi e le rovine del patriarcato, solitario borderline, apparecchia per due in una casa vuota come Olly, “guarda il cielo sapendo che anche tu lo stai guardando” come Giorgia, prende ancora treni come nella canzone di Noemi e se due indizi fanno una prova questi treni devono dirci qualcosa, non si arriva da nessuna parte, s’è spezzato qualcosa nel nostro rapporto con la realtà. Scusa mi sono lasciato prendere la mano. Non sottovalutiamo il nichilismo varesotto.
G.R.: Ma pure quello milanese! Hai visto il nuovo videoclip di Simba La Rue e Baby Gang? Sono solo riuscito a leggere la sinossi sulle pagine di cronaca nera del Corriere: Simba alla guida di un Mercedes Classe G (noleggiata!) viene fermato per un controllo e lo beccano senza patente con 70 bustine di erba. Insieme a lui, praticamente un featuring, c’è anche Baby Gang. Che la trap fosse guardie e ladri già lo sapevamo, ora il Matrix di cui Simba è cultore rende indistinguibile la realtà dalla finzione. Ad esempio l’altra sera stavo in modalità aperitivo milanese e arriva uno a chiedere di chi fosse lo zainetto blu, da cui spuntava un Mac, che aveva in mano. Era il mio, cazzo! E lui un poliziotto in borghese, aveva appena arrestato dopo un breve inseguimento i ladri che me lo avevano sottratto con destrezza da sotto le gambe, sostituendolo con uno vuoto. Guardie e ladri, dicevamo. Mi accompagna in questura per una denuncia formale e chiacchieriamo: era stato vittima di una baby gang, dice, Milano è fuori controllo, dice, la micro criminalità, furti rapine. Allora, sempre mostrandogli riconoscenza per il salvataggio del Mac da cui sto scrivendo, inizio un pippone sulla forbice sempre più larga tra i ricchi ricchi e i poveri poveri, sull’ostentazione social e il sistema di valori connesso, insomma il solito bignami di presunta consapevolezza di sinistra. Siamo d’accordo su un punto: se non ci fosse nessuno che scappa, non ci sarebbe nessuno da inseguire. Guardie e ladri appunto, tocca solo scegliere da che parte stare. Vado a informarmi di quanto costa noleggiare una Mercedes Classe G.
A.P.: Tocca persino occuparsi di Eurofestival, adesso che rimarrà l’unica istituzione europea dopo il crollo della Nato e di Bruxelles, proprio come negli anni ‘60 di Gigliola Cinquetti e Non ho l’età. L’Interrail c’è ancora? Perché Olly non va all’Eurofestival? Perché deve ascoltare se stesso, come dichiara ai giornali? O perché come sostengono altri siti d’assalto deve farsi perdonare quel vecchio freestyle omofobo “alla tv ti fai tante seghe che non ti prendi l’Aids”? Di imbarazzante ci sarebbe anche la risposta in merito all’ultima intervista del Fatto: “Era un freestyle di esercizio per la mia logopedista per curare la erre moscia”, considerando che di erre ce n’erano una o due. Vabbè, ci prenderemo Lucio Corsi e Topo Gigio, la commedia dei maschi in crisi. Invece Tommy Cash, il rapper soundcloud estone di Tallin di “mi amore mi amore espresso macchiato/ no stresso no stretto no need to be depresso”, è una scoperta. Cioè, una notevole star europea di cui poco o niente sapevo dal fondo di questa nostra infame provincia “dove non arrivano i taxi” per dirla con Centomilacarie e Uber. Il nichilismo estone di Tony ci mette davanti alla neolingua dell’overtourism, e dello sterminio di qualsiasi cosa viva si muova nei nostri centri storici, a parte i ristoranti e i bar finti. È il ritratto di un ristoratore evasore, tipo “4 ristoranti” ma presentato da Sigrifido Ranucci. Una cosetta fatta bene, carina. Difatti il senatore leghista Centinaio, viceministro dell’agricoltura ha protestato: “Dovrebbe venire in Italia a vedere come lavora la gente perbene prima di permettersi di scrivere canzoni così stupide e piene di stereotipi”, e ne ha chiesto il bando dall’Eurofestival. È inutile che ti dica che tiferò per lui. No, non per Centinaio.
G.R.: La polemica Eurovision me la sono persa, forse perché ieri sera ho messo i dischi dopo lo spettacolo del nostro amico Massimo Coppola – gran performance meta nostalgica, si ride pure – e mi è salita una malinconia boomer che levati. Dopo aver suonato, insieme a Massimo, uno in fila all’altro, Beastie Boys, Liars, Blonde Redhead, Radiohead e Sonic Youth selezionandoli direttamente da Spotify, mi è sembrato di aver compiuto un’operazione enorme – ero alla quinta birretta, ok – liberando finalmente quei pezzi dalla solitudine del mio algoritmo, dal famoso microchip sotto pelle che comunque abbiamo, per lasciarli correre liberi nel loro habitat naturale, un club di provincia pieno di consapevolezza e orgoglio Gen X. Fuori dal locale, alla sesta birretta, vedevo le ombre di Olly, di Topo Gigio, Bresh, Clara e Coma_Cose. Volevano entrare, li avevo lasciati fuori dalla playlist, dove erano penetrati con i carri armati dell’algoritmo di Sanremo. Eccole le trincee, il Donbass della nostra guerra con la top 10 di Spotify! Sono il locale alternativo tipo il mitico Fanfula ma pure il disco pub, la pizzeria indie rock, il kebabbaro con la trap algerina, o il club di techno e ping pong (!) dove ha tenuto uno degli ultimi comizi elettorali Heidi Reichinnek, Queen Heidi, la candidata della Linke col tatuaggio con il volto di Rosa Luxemburg sull’avambraccio, già mia eroina: chiunque abbia due casse, un pubblico e una storia. Armiamoci di boombox e vinciamo questa guerra, adelante!