Che fine ha fatto il tema musicale cult di ‘The White Lotus’? | Rolling Stone Italia
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Che fine ha fatto il tema musicale cult di ‘The White Lotus’?

Nella terza stagione si cambia musica. Letteralmente. Il perché ce lo spiega il music supervisor Gabe Hilfer, che ha lavorato con il creatore Mike White e il compositore Cristobal Tapia de Veer per dare l’(irresistibile) anima sonora alla serie

Che fine ha fatto il tema musicale cult di ‘The White Lotus’?

Patrick Schwarzenegger e Sam Nivola nella terza stagione di ‘The White Lotus’

Foto: Fabio Lovino/HBO

Quando al supervisore musicale Gabe Hilfer è stato chiesto di unirsi al team di The White Lotus per la seconda stagione della serie, ha colto al volo l’occasione.

«È bello far parte di un progetto di cui si parla in giro», racconta Hilfer a Rolling Stone. «È una discreta mole di lavoro e usiamo molta musica, ma è una serie così appagante perché è davvero ottima, e tutti i nomi coinvolti sono dei grandi professionisti».

Ma lavorare a un titolo di tendenza, con una fanbase appassionata, significa che di tanto in tanto i commenti possano diventare irritanti, come è successo quando la terza stagione ha debuttato e il pubblico ha potuto ascoltare una sigla nuova di zecca. Il profilo Instagram ufficiale di The White Lotus è stato inondato di commenti addolorati del tipo “Cos’è questa roba? Possiamo gentilmente riportare la sigla originale?” e “Un crimine” (con due emoji che piangono).

«Penso che il fatto che la gente sembri aver notato questo cambiamento sia una testimonianza di quanto sia stata popolare la scorsa stagione», dice Hilfer, «e di come la musica sia così parte integrante [del progetto] che il pubblico sia ancora così affezionato alla sigla precedente».

Hilfer, 48 anni, ha lavorato ad altre serie molto amate (e talvolta controverse) come Omicidio a Easttown e Ozark, oltre che a film come Creed, Crazy & Rich e il candidato all’Oscar I ragazzi della Nickel. E ora ci racconta la sua esperienza con The White Lotus.

Come sei stato coinvolto nella serie?
Una mia buona amica e collaboratrice, Janet Lopez, ha lavorato alla prima stagione e poi non era disponibile per la seconda. Mi ha chiesto se fossi interessato. Ci sono state due serie nella mia vita per cui qualcuno mi ha chiamato e mi ha chiesto: “Saresti interessato?”. E quando ho scoperto di che serie si trattava ho subito risposto: “Sì”. Mi hanno chiesto: “Vuoi sapere il compenso, il piano di lavoro o altro?”. E io: “No, va bene tutto. Lo farò in ogni caso. Amo così tanto questa serie che voglio farne parte”. Una era Omicidio a Easttown, l’altra The White Lotus.

Com’è stata la collaborazione con Mike White?
Dal momento che sapevamo che questa stagione sarebbe stata ambientata in Thailandia, si trattava di immergersi nella musica thailandese e di capire tutti i diversi stili, i generi, i loro grandi artisti. Non sapevo granché di musica thailandese, quindi ho cercato di diventare il più vicino possibile a un esperto, musicalmente parlando, e di trovare persone che potessero aiutarmi. Abbiamo trovato persone fantastiche in Thailandia, che sono state più che felici di lavorare con noi e di aiutarci a contattare alcuni artisti locali. Si trattava anche di procurarsi una grande scorta di musica, in modo da poter dire, in fase di post-produzione, che se avevamo bisogno di qualcosa di molto energico, o di qualcos’altro di più lento e spirituale, avremmo potuto attingere a quel serbatoio. È stato un processo fatto di tentativi ed errori. Non avevamo paura di mescolare tutte queste cose diverse e di fare in modo che la musica fosse parte integrante della serie.

Come hai lavorato invece insieme al compositore delle musiche originali, Cristobal Tapia de Veer?
Cristobal è la vera forza creativa. Scrive la musica e io non do note sulla partitura. Quella è la sua corsia, mentre io sono nell’altra corsia, ma collaboriamo e ci sovrapponiamo perché facciamo entrambi parte del team musicale. Siamo due facce della stessa medaglia. Durante le sessioni di selezione delle musiche, guardiamo gli episodi, parliamo della musica che c’è e discutiamo se vogliamo cambiarla o mantenerla o come migliorarla.

La nuova sigla si è rivelata un grande argomento di conversazione. Puoi parlarci di come è stata realizzata?
La sigla cambia ogni stagione e riflette il tono, l’umore e i temi della stagione. Le sigle delle prime due stagioni erano un po’ più legate dal punto di vista creativo, ma sono motivi completamente diversi. La terza stagione è incentrata sulla spiritualità ed è stata pensata per riflettere questo tema. Credo che le persone la notino di più perché è molto diversa da quella della scorsa stagione. La sigla precedente era così amata che ora la gente si chiede: “Cos’è successo al mio peluche preferito? L’avete cambiato!”. Però dopo un po’ ci si abitua. Ho la sensazione che entro il terzo, quarto o quinto episodio il pubblico ci avrà fatto l’abitudine. Mike lascia a Cristobal molta libertà creativa, soprattutto per quanto riguarda i temi. Gli dice: “Come vuoi interpretare il tema di quest’anno? Come vuoi farlo?”. Si confrontano e ne discutono. È un processo complesso. Uno degli aspetti principali della serie è il non voler ripetersi. La reinvenzione e la creazione di nuovi temi ogni sono elementi importanti, e anche la musica riflette tutto questo. E ci sarà un nuovo tema anche nella prossima stagione.

The White Lotus Season 3 | Opening Credits Theme Song | Max

La musica di The White Lotus è amatissima dagli spettatori ed è diventata parte integrante del fandom. Come vedi il ruolo della musica nella serie?
Si dedica molto tempo alle scenografie e all’estetica generale [della storia], e credo che anche la musica abbia un ruolo importante. L’anno scorso abbiamo puntato molto sulla musica italiana, nella prima stagione c’era molta musica hawaiana e quest’anno stiamo usando molta musica tailandese per aiutare a trasportare il pubblico nel luogo in cui è ambientata la storia. È una scelta voluta. Per il team editoriale e i produttori la musica è una parte integrante della serie proprio come le scenografie, i costumi e tutti i dettagli che ti portano nella vita di questi personaggi. Ho lavorato a molti progetti in cui la musica è importante, ma dove resta più ascoltata che “vista”. Ma questo non è così. Vuole ottenere una risposta emotiva dal pubblico attraverso la musica che scegliamo.

C’è un momento particolare di questa stagione su cui ti sei divertito di più a lavorare?
Nel primo episodio, quando tutti arrivano all’hotel in barca, che è una lunga sequenza di apertura di tre minuti e mezzo, abbiamo usato Made in Thailand dei Carabao. È un momento molto reale. Per noi è importante l’autenticità di tutta la musica e assicurarci che sia appropriata. Non tutto viene sempre dalla Thailandia. Abbiamo inserito una canzone dei Khruangbin che si adatta molto bene dal punto di vista creativo, ma anche una cover di Iron Man dei Black Sabbath, quando il personaggio di Patrick Schwarzenegger [Saxon Ratliff] incombe come uno squalo nell’acqua, a caccia della sua preda. È divertente. Abbiamo parlato fin dall’inizio di provare a fare delle cover in thailandese. C’è un’altra canzone che si intitola A Ba Ni Bi, nel quarto episodio, che è una cover. L’abbiamo trovata e ci è piaciuta molto, poi quando siamo andati a chiedere l’approvazione abbiamo scoperto che in realtà è una cover di una canzone che ha vinto l’Eurovision Song Contest nel 1979. È stato inaspettato e divertente, perché l’abbiamo scelta solo per i suoi “meriti” creativi, e poi quando abbiamo scavato a fondo abbiamo scoperto la vera storia.

Hai sentito una maggiore pressione nell’affrontare la terza stagione dopo aver vinto un Emmy per il tuo lavoro nella seconda?
Non direi. The White Lotus è una creatura di Mike White. È la sua visione, la sua storia, scrive ogni episodio, dirige ogni episodio, è lui che comanda e noi seguiamo la sua visione creativa. Quindi, Emmy o non Emmy, siamo lì per rendere la musica buona come il resto dello serie con la sua scrittura, il casting, la fotografia e la colonna sonora. Tutti questi elementi sono così validi che la pressione è quella di alzare il tiro in modo che rispecchi la qualità dello serie nel suo complesso.

Hai lavorato a molti grandi serie e film: solo nell’ultimo anno, ci sono stati No Good Deed, Invincible, Blitz e I ragazzi della Nickel, candidato come miglior film agli Oscar. Com’è stato lavorare a quel film?
C’è il prodotto finale e poi c’è il modo in cui viene fatta la salsiccia, diciamo così. A volte il prodotto finale può essere ottimo, ma il processo è difficile. Non è stato il caso dei Ragazzi della Nickel. RaMell Ross è un regista visionario e i produttori di quel film sono alcuni dei miei più stretti collaboratori, il cui impegno nel realizzare film artistici, riflessivi e significativi è impareggiabile. È una bella sensazione quando un film viene riconosciuto in questo modo.

Quali altri progetti che hai in cantiere ti entusiasmano?
Sto girando una serie intitolata Task con Brad Inglesby, l’ideatore di Omicidio a Easttown, che uscirà quest’anno. Siamo abbastanza avanti con le riprese. È una serie fantastica. E ce n’è un’altra intitolata The Studio, con Seth Rogen, che è un po’ una satira di Hollywood e che uscirà alla fine di marzo. L’ultima stagione di The Righteous Gemstones è invece appena uscita. C’è anche molto materiale che è ancora agli inizi. Chris Mundy [che ha creato Ozark] ha una nuova serie in lavorazione, Lanterns, un altro progetto della HBO su Lanterna Verde della DC Comics, che ha scritto con Damon Lindelof. Le riprese sono appena iniziate, sarà incredibile.

Da Rolling Stone US