Via la maschera (pardon): Daredevil è l’unica serie che abbiamo rimpianto (o almeno, questo vale per me) quando è finita l’avventura dei Defenders su Netflix (ok, forse anche Jessica Jones, ma più che altro per Kristen Ritter e David Tennant). Perché era tutto quello che doveva essere un adattamento del fumetto di Stan Lee & C. sul Diavolo di Hell’s Kitchen: dark, violenta, tormentata, con un grande protagonista (Charlie Cox) e un grandissimo cattivo (Vincent D’Onofrio). Non sorprende certo che Kevin Feige e soci abbiano voluto recuperarla. E l’hanno fatto (giustamente) nel solco di quello che è stato, immaginando però anche un presente e un futuro che parlasse non solo agli appassionati: «Dovevamo assicurarci che Daredevil: Rinascita (dal 5 marzo su Disney+, nda) onorasse la narrazione passata e ne fosse una continuazione, in modo che i fan provassero un senso di familiarità ed eccitazione per quello che accade a questi personaggi ora», spiega la produttrice esecutiva Sana Amanat. «Allo stesso tempo, lo show accoglie un nuovo pubblico e stabilisce una nuova traiettoria per Matt Murdock e per Wilson Fisk. Volevamo dare una scossa alla situazione, quindi, anche se ci sono aspetti che sembreranno familiari, la serie può sicuramente reggersi da sola».
Quindi dove eravamo rimasti? Alla tregua dichiarata tra Daredevil e Kingpin: Murdock non uccide il boss e gli chiede in cambio di dichiararsi colpevole di tutti i crimini commessi e di andare in prigione per salvare la moglie Vanessa. «L’ultima volta che li abbiamo visti poi, Matt, Foggy Nelson e Karen Page si stavano riconciliando e stavano per fondare il loro nuovo studio legale. L’idea è stata di partire da lì, chiedendoci “e se”», racconta lo showrunner e produttore esecutivo Dario Scardapane, già dietro The Punisher. «In questo modo, siamo stati in grado di dare un contesto alle relazioni e al mondo, quindi lo abbiamo capovolto, il che ci ha dato lo spunto da cui si muove tutto».
Certo, sia Matt che Fisk che non erano spariti dalla circolazione: il primo ha fatto dei cameo in Spider-Man: No Way Home e She-Hulk, mentre il secondo è stato una presenza ingombrante sia in Hawkeye che in Echo. Ma niente a che fare con quello che vediamo qui, i primi due episodi infatti smantellano e ricostruiscono il punto d’arrivo dell’ultima stagione: «All’inizio Matt subisce un trauma», dice lo stesso Charlie Cox del personaggio che è finalmente tornato a interpretare, l’avvocato cieco Murdock/il vigilante mascherato Daredevil. No spoiler, ma è un inizio esplosivo con tanto di seguito devastante feat. Into My Arms di Nick Cave and The Bad Seeds. «Questo lo obbliga a ripensare e ritrovare la sua identità in un modo che è probabilmente più profondo di quanto abbiamo mai visto prima. Finisce per imboccare un percorso che potrebbe essere descritto come un cerotto che dovrà essere strappato via lentamente e dolorosamente».

Charlie Cox (Daredevil/Matt Murdock) in ‘Daredevil: Rinascita’. Foto: Giovanni Rufino/Marvel/Disney+
Ma non si può parlare di Murdock senza parlare anche di Fisk: «Sì, Matt mi dà ancora fastidio», scherza Vincent D’Onofrio, che con Kingpin ha dato vita a uno dei cattivi più potenti della tv: qui il suo ex boss della mafia, uscito dal carcere, si candida a sindaco di New York. La sua storyline è tra le più avvincenti della serie e, ovviamente, i rimandi alla situazione politica attuale sono inequivocabili: metà della città non riesce a credere che l’altra metà consideri anche solo l’idea di votare per questo tizio e Fisk non ha nessun interesse a impegnarsi in affari che non servano alla sua agenda. «Entrambi stiamo cercando di vivere alla luce del giorno, abbiamo questo in comune, siamo uomini distrutti. Siamo come vampiri che cercano di stare al sole, è una lotta per i nostri personaggi. Matt ha il suo segreto e Wilson ha il suo piano e non puoi metterli spesso nella stessa scena, perché poi non è più così potente… probabilmente in passato è successo solo cinque o sei volte e di sicuro mai all’inizio della serie». Ecco, in Daredevil: Rinascita succede: Murdock e Fisk faccia a faccia in una tavola calda, praticamente subito: «È fantastico per la storia perché riunirli ha sempre un significato particolare. È l’inizio o la fine di qualcosa», ancora D’Onofrio. «E non l’abbiamo mai fatto prima», continua Cox. «È merito di Dario e dei produttori che hanno avuto quest’idea: metterli in una posizione in cui devono fidarsi l’uno della capacità dell’altro di rimanere fedeli a chi dicono di essere».

Charlie Cox (Daredevil/Matt Murdock) e Vincent D’Onofrio (Kingpin/Wilson Fisk) in ‘Daredevil: Rinascita’. Foto: Giovanni Rufino/Marvel/Disney+
E grazie anche ai suoi clamorosi protagonisti, alla scrittura chirurgica e a una regia audace Daredevil: Rinascita è esattamente il tipo di narrazione che mancava all’MCU: grintosa, violenta e incentrata sui personaggi. «Questa serie è un vero e proprio character study su due uomini fuori dall’ordinario e sulle sfide che devono affrontare quando negano chi sono davvero», afferma di nuovo Amanat. «Non fraintendetemi, si menano parecchio, ma il cuore dello show è il dramma di queste due figure formidabili».
Per Scardapane: «Daredevil è un mix di cuore e muscoli, c’è una grande umanità nei due protagonisti e c’è una lotta che entrambi intrattengono con i loro passeggeri oscuri. E poi, ovviamente, devono combattersi l’un l’altro. Il nostro compito è proprio trovare quella profondità all’interno di un contesto di azione che deve restare spettacolare». Ancora Amanat: «Abbiamo richiamato Phil Silvera, che era il coordinatore degli stunt del vecchio show e gli abbiamo chiesto più calci rotanti». E in effetti questo nuovo corso è brutale, sanguinoso e l’azione è a mani basse tra le migliori del cinema targato Marvel.

Vincent D’Onofrio (Kingpin/Wilson Fisk) in ‘Daredevil: Rinascita’. Foto: Giovanni Rufino/Marvel/Disney+
Non è tutto perfetto nel ritorno dell’Uomo senza paura: com’è normale che sia, la revisione creativa lascia qua e là qualche segno. Ma non era facile restare così fedeli a quello che aveva reso grande il Daredevil seriale e riuscire spesso pure a migliorarne alcuni aspetti. Bentornati a Hell’s Kitchen: contro il logorio dell’MCU moderno, meno male che il vigilante mascherato di Charlie Cox c’è e lotta ancora con noi.