Questo è il mondo di Taylor Sheridan, e noi lo stiamo solo guardando | Rolling Stone Italia
COWBOY UP

Questo è il mondo di Taylor Sheridan, e noi lo stiamo solo guardando

L'autore di 'Yellowstone' sta facendo soldi a palate con il suo universo televisivo ormai sconfinato, un luogo in cui l'America è di nuovo grande, il lavoro duro è esaltato e un uomo solitario e coraggioso salva sempre la situazione

Questo è il mondo di Taylor Sheridan, e noi lo stiamo solo guardando

PHOTO ILLUSTRATION: MATTHEW COOLEY/ RS USA

PHOTOGRAPHS USED IN ILLUSTRATION: RYAN GREEN/PARAMOUNT+; EMERSON MILLER/PARAMOUNT+, 2; PARAMOUNT+, 2

Taylor Sheridan ha una grande mancanza di rispetto per uno dei miei beni più preziosi: il tempo libero. In soli sette anni, Sheridan ha creato otto serie tv per un totale di 164 episodi, e ne ha scritto la stragrande maggioranza totalmente da solo. Facciamo un minuto di silenzio per far sedimentare la cosa. Ecco un confronto quantitativo ma non qualitativo: Breaking Bad e Better Call Saul insieme sono stati girati in 14 anni e hanno un totale di 125 episodi, un giorno e mezzo di televisione in meno rispetto alla produzione di Sheridan.

Ed ecco il punto: tutte e otto le serie sono dei successi, qualcosa che nemmeno i titani della Tv come Dick Wolf o Shonda Rhimes possono affermare. E a differenza di Wolf, Sheridan ha trionfato su più generi. Certo, ci sono tre show nell’universo di Yellowstone: l’originale, 1883 e 1923, ma da allora Sheridan ha anche diversificato con Operazione: Lioness, un thriller sulla CIA con Zoe Saldaña e Nicole Kidman, e Landman, un melodramma sull’industria petrolifera starring Billy Bob Thornton e Jon Hamm. (Sheridan ha altre tre colonie televisive in cui mantiene solo, diciamo, il 96% di controllo, come gli inglesi avevano sull’India prima del 1939: Tulsa King, Mayor of Kingstown e Lawmen – La storia di Bass Reeves.)

Non è difficile capire quale sia il fascino delle serie di Sheridan. Sceglie star del cinema di una certa annata, alcune perfettamente utilizzate (Thornton in Landman), altre apparentemente dimenticate dopo il casting (Demi Moore ha meno battute rilevanti del proprietario dei Dallas Cowboys Jerry Jones nello stesso show).

Poi fa sembrare tutto meraviglioso. Sheridan gira in mood Americana con vaselina sulle lenti, un’impresa ancora più evidente su Landman, dove i giacimenti petroliferi del Texas vengono filmati alla golden hour e persino l’orribile combustione del gas naturale pare romantica. I suoi show possono essere apprezzati nel camp del modello Dallas/Dynasty o, a seconda della vostra parte politica, uno sguardo a un’America dimenticata dai fasti di Hollywood. Il modo in cui Sheridan crea questi mondi completa l’idea di un uomo coraggioso – occasionalmente una donna – che affronta le forze del male decise a distruggere questo Paese.

Un’ora di televisione episodica di solito viene partorita podalica in una deprimente sala conferenze di Hollywood piena di scrittori dispeptici che discutono sulle battute mentre lo spazio si riempie di odore di paura, puzza di sudore e cibo da asporto fusion asiatico. Non è così che lavora Sheridan. Scrive da solo in Wyoming e si vanta di sfornare sceneggiature in un giorno e di inviarle ai suoi attori senza note degli Studios. Sheridan non va d’accordo con gli altri, si rifiuta di far parte dello staff dei suoi show, con grande disappunto della Writers Guild. Ha provato a collaborare per la serie Tulsa King, starring Sylvester Stallone nei panni di un boss mafioso sui generis, assumendo il leggendario scrittore dei Soprano e creatore di Boardwalk Empire, Terence Winter. Non è andata bene. In due anni, Sheridan ha assunto, licenziato e riassunto Winter, che ha lasciato di nuovo la serie a dicembre.

Torniamo ai tempi morti, o alla loro mancanza. Sheridan ha almeno tre serie, ambientate in secoli diversi e in vari continenti, in cui i suoi personaggi respingono il concetto di quello che Daniel Craig chiamerebbe il weekend. Non sanno orgogliosamente che giorno della settimana è e non gliene importa perché be’, sapete: c’è del lavoro da fare.

Sheridan condivide questa qualità con Elon Musk, che afferma di usare i sabati e le domeniche per schiacciare i suoi avversari. “È come se l’altra squadra lasciasse il campo per due giorni!”, ha detto Musk, secondo il New York Times. “Lavorare nel weekend è un superpotere”. Sia Musk che Sheridan sono doppelgänger di Howard Roark, e hanno qualcos’altro in comune: hanno entrambi costruito mondi enormemente influenti che potrebbero o meno essere legati alla realtà effettiva. Quindi, di recente, ho fatto una scelta. Seguendo l’esempio di Musk e Sheridan, ho ignorato la languida promessa di un lungo weekend e ho guardato 55 episodi degli show di Sheridan in quattro giorni. Non sono sicuro che mi abbia reso un americano migliore.

Non è stato così difficile come sembra. Avevo già un attaccamento sentimentale all’universo di Sheridan e non solo perché sono un uomo bianco di mezza età. Nel 2018 ho scritto il profilo di colui che è nato Sheridan Taylor Gibler Jr. poco prima della première del suo primo show televisivo, Yellowstone. All’epoca, Sheridan era noto, se non altro, per le sue sceneggiature per i film di I segreti di Wind River, Sicario e Hell or High Water, tutti incentrati su persone scartate che si comportano eroicamente di fronte al potere e alla violenza.

Kelly Reilly (Beth Dutton) e Kevin Costner (John Dutton). Foto: Paramount+

Ho fatto visita a Sheridan nella sua casa di Park City, nello Utah, e lui ha preparato delle bistecche di prima scelta con una ricetta che misteriosamente prevedeva fondi di caffè. (Si è rifiutato di dirmi di più.) Abbiamo guardato il pilot di Yellowstone nel suo soggiorno e gli occhi di Sheridan si sono riempiti di lacrime dopo avermi raccontato perché quel materiale significava così tanto per lui; sua madre aveva perso il ranch di famiglia in Texas, la casa della sua infanzia, e questo l’aveva distrutto così tanto che, secondo Sheridan, aveva trascorso settimane fuori dai cancelli del ranch con un fucile da caccia, sperando di dissuadere gli acquirenti. Era come Rossella O’Hara quando spiegava perché non avrebbe mai più sofferto la fame.

“Non avevo soldi”, mi ha detto Sheridan. “Ho tirato su ogni fottuto singolo pesce dallo stagno. Ho sparato a ogni fottuto cervo a cui potevo sparare finché letteralmente… non avevo più niente”.

“Me ne sono andato e non ho mai pensato di tornarci”, ha detto. “Ma poi ti rendi conto che i fantasmi non erano lì. I fantasmi sono ovunque tu vada”.

I fantasmi di Sheridan ora hanno un sacco di spazio in cui vagare. Dopo il successo di Yellowstone, ha speso 342 milioni di dollari per acquistare il Four Sixes Ranch di oltre 107 ettari nel West Texas. Ha iniziato a recuperare i costi facendo pagare alla Paramount l’affitto della sua terra, dei suoi cavalli e dei suoi mandriani per le riprese dello show. Nel frattempo, Yellowstone è diventato un marchio di lifestyle, con la linea di abbigliamento Dress Like a Dutton Costume Collection, taglieri e tazze da caffè. Sebbene non sia chiaro se Paramount o Sheridan si occupino dei profitti del merchandising, la vodka Four Sixes Ranch di Sheridan riceve anche un po’ di promozione nei suoi show e il ricco footage che offrono del suo ranch non ne danneggerà certo il valore di rivendita. Una sezione trasversale dell’America di Sheridan (ok, cecchini e petrolieri) ha anche bevuto Michelob Ultra, una strana scelta acquosa e a basso contenuto di carboidrati per i padroni di vari universi. (In Landman, il Tommy di Thornton è un alcolizzato in via di recupero che realizza che Michelob Ultra non viola il suo codice anti-alcol.)

Ma cosa motiva questo tipo di ambizione? Chiediamolo a Cara Dutton, la matriarca dello Yellowstone Ranch del 1923, interpretata da Helen Mirren e creata da Sheridan. Una mattina guarda suo marito Jacob, interpretato dal “promettente esordiente” Harrison Ford, mentre si rade e riflette sull’ultima tendenza delle donne di radersi gambe e ascelle. Si chiede ad alta voce cos’abbia spinto un’azienda di rasoi a convincere le donne che avevano bisogno di lisciare la loro pelle.

“È avidità”, dice Cara. “Cosa dice di noi come specie? Sarà la cosa che ci distruggerà. L’avidità sarà la cosa che ci ucciderà tutti”.

Landman, una saga sul petrolio con Thornton e Jon Hamm, è girata a un ritmo lento. Alcune scene si svolgono in tempo reale apparentemente senza alcun motivo, se non quello di allungare sei episodi serrati a una serie più redditizia di 10 puntate. (C’è un ritmo del tipo “dai, andiamo avanti”, nella maggior parte delle serie di Sheridan.) C’è però una certa tensione drammatica: la necessità di continuare a far scorrere il petrolio, indipendentemente dal costo umano. A tal proposito, le spese generali di Sheridan richiedono lo stesso: ci deve essere sempre del prodotto in cantiere.

E questo è stato un problema, almeno per spettatori cosmopoliti esigenti e deboli come me. La più grande creazione di Sheridan degli ultimi sette anni è stata 1883, un prequel di Yellowstone con Tim McGraw e Faith Hill nei panni dei Dutton originali che si dirigono verso l’Ovest. Quello che distingue 1883 dal resto dei titoli targati Sheridan è la narrazione concisa, che rende omaggio in modo significativo all’amore di Sheridan per Lonesome Dove di Larry McMutry. In breve, 1883 ha un inizio e una fine. I Dutton originali arriveranno nel Montana o moriranno. (Attenzione, spoiler: la maggior parte di loro ce la fa.)

Il galoppo di Sheridan consente una narrazione perfetta per il mondo Trump-Musk: lunghi monologhi, perlopiù di uomini che si considerano infallibili nel dire la verità. Gli show del creatore di West Wing Aaron Sorkin erano noti per il walk and talk, ma Sheridan preferisce lo stop and talk, dove uno dei suoi sostituti con gli occhi socchiusi e che ha già visto tutto si lancia in un discorso. I testi cambiano, ma non la melodia della visione del mondo di Sheridan: il passato era migliore, il presente è insopportabile e il cambiamento è il nemico.

In tutto lo Sheridan-verse, i monologhi sono pronunciati da una varietà di attori: matriarche di ranch, boss del cartello messicano, uno statista nero, una Nicole Kidman dal viso impassibile e persino un sadico banchiere interpretato dall’ex James Bond Timothy Dalton. Nonostante i loro diversi credo, generi e linee temporali, è tutto un lamento standard white-guy, che offre una visione del mondo unificante con la confortevole uniformità di un piatto di costolette di maiale che può essere ordinato in mille Applebee’s.

Il John Dutton di Yellowstone, interpretato da Kevin Costner, è l’agente di Sheridan che non cambia mai. Nella quinta stagione, Dutton, un allevatore amorale, viene eletto governatore del Montana. Non usa certo il suo discorso inaugurale per parlare dei sogni dei bambini; offre invece una dichiarazione di intenti che Bill O’Reilly avrebbe potuto fare nel 2004.

“Sono l’opposto del progresso”, proclama Dutton. “Sono il muro contro cui si sbatte, e non sarò io a romperlo”.

I personaggi di Sheridan spesso ricordano un tempo in cui tutti in America lavoravano insieme per un bene superiore. Non è passato molto tempo. In Operazione: Lioness, Morgan Freeman interpreta il Segretario di Stato Edward Mullins, un democratico dal cuore d’oro che compare per parlare con il vice operativo della CIA, interpretato in modo cupo da Michael Kelly, famoso per House of Cards. I due hanno una sordida missione da coordinare, ma prima Mullins riflette sui bei vecchi tempi, ovvero l’11 settembre e George W. Bush.

“Ricorderete che c’erano alcuni dubbi sulla legittimità dell’elezione del nostro 43esimo Presidente, tanto che decidemmo che il suo primo mandato sarebbe stato l’unico”, dice Mullins. “Abbiamo fatto ostruzionismo a ogni nomina. Poi [c’è stato] l’11 settembre, e all’istante tutti negli Stati Uniti si sono rivolti a lui come nostro comandante in capo. Dite quello che volete su ciò che ha fatto dopo, ma avevamo bisogno di un leader, e un leader è emerso”.

Mullins si ferma e riflette sull’imponderabile.

“Cosa ci ha portato dove siamo oggi?”

Be’, si potrebbe sostenere che George Bush ci ha preso in giro in Iraq, ci ha portato sulla strada in cui siamo oggi, ma Mullins ha una risposta diversa: i media ci hanno fregato.

“Il New York Times, il Washington Post, il Wall Street Journal: hanno smesso di riportare le notizie e hanno iniziato a dirci cosa pensano che siano le notizie e quale dovrebbe essere la nostra opinione su quelle notizie. Gli americani sono sempre stati creduloni, ma non sono stupidi. Mentite loro abbastanza e non si fideranno di voi, se dite loro che il sole sta sorgendo”. (In Yellowstone, Sheridan manda invece una giornalista di una rivista di New York City nel Montana per indagare sulle buffonate terriere. Viene strangolata da un Dutton che la fa franca.)

Sheridan (al centro con il cappello da cowboy) dirige una scena di ‘Landman’. Foto: Emerson Miller/Paramount+

Forse il più grande trucco di magia di Sheridan si verifica in Landman, dove la notevole recitazione di Billy Bob Thornton e Jon Hamm fa credere che il faccendiere dei giacimenti petroliferi di Thornton e il miliardario di Hamm siano i veri martiri americani. All’inizio dello show, il Tommy di Thornton porta un’avvocata di città nei giacimenti petroliferi. L’avvocata individua una turbina eolica e chiede a Tommy cos’è questa mostruosità. (Il fatto che un avvocato non sappia cosa sia una turbina eolica nel 2024 mette a dura prova la credibilità.) Tommy si ferma davanti al colosso e spiega la storia del petrolio in un discorso che avrebbe potuto essere copiato dal sito web dell’American Petroleum Institute.

“Hai idea di quanto gasolio devono bruciare per mescolare tutto quel cemento?” (Non ce l’ha!) “O di fare quell’acciaio? E trasportare questa merda qui e metterla insieme con una gru di 137 metri? Vuoi provare a indovinare quanto petrolio ci vuole per lubrificare quella fottuta cosa? O prepararla per l’inverno? Nella sua durata di vent’anni, non compenserà l’impatto ambientale della sua produzione. E non fatemi iniziare a parlare di pannelli solari o del litio nella batteria della vostra Tesla. Se tutto il mondo decidesse di passare all’elettrico domani, non avremmo le linee di trasmissione per portare l’elettricità alle città”.

L’avvocata, interpretata da Kayla Wallace, ascolta con lo sguardo addolorato di una bambina che ha bruciato una casa di Ronald McDonald con dentro il fratello malato terminale. E Tommy ha appena iniziato. Le ricorda che il petrolio è in tutto, dalla plastica agli pneumatici agli antistaminici. E poi arriva il gran finale.

“Sai qual è il colpo di scena?”, dice Tommy. “Lo finiremo prima di trovare un sostituto. Estrarre petrolio dal terreno è il lavoro più pericoloso del mondo. Non lo facciamo perché ci piace. Lo facciamo perché abbiamo esaurito le opzioni. Non c’è nessuno da biasimare, se non la richiesta che continuiamo a pompare”.

L’avvocata è ormai ridotta a un involucro umano. Sheridan però risale di nuovo sulla corda più alta e fa cadere un altro colpo di martello. All’improvviso, un serpente a sonagli appare ai piedi dell’avvocato. Lei ha paura! Tommy prende una pala e decapita l’energia alternativa, cioè il serpente a sonagli.

Billy Bob Thornton (Tommy Norris) in ‘Landman’. Foto: Emerson Miller/Paramount+

Senza volerlo, l’intero scambio riecheggia il lamento di Mullins in Lioness sui media che ci dicono cosa credere. Forse ricorderete tutti gli stracci che sono volati quando Kamala Harris è apparsa al Saturday Night Live e il mondo MAGA ha urlato che Trump meritava lo stesso tempo nella trasmissione. Ma la narrazione unilaterale si vendica degli show di Sheridan, perché cavolo, ci sono informazioni là fuori che confutano i tre minuti precedenti forniti dai vostri amici della Big Oil, tra cui una ricerca che suggerisce che una turbina eolica compensa effettivamente il suo costo energetico in soli 100 giorni ed emette circa 29 tonnellate di anidride carbonica in meno nel corso della sua vita rispetto a un pozzo di petrolio. (Questa è un’ottima confutazione.)

Non c’è resistenza o sfumatura: è solo un pregiudizio scaldato al microonde. Mi ha ricordato una cosa che Gene Hackman ha detto in un profile del Washington Post del 1996 riemerso dopo la sua morte: “C’è una citazione secondo cui le persone vivono la loro vita cercando di cambiare il mondo per adattarlo ai propri pregiudizi”, ha detto Hackman. “È molto interessante. Lo facciamo tutti, in una certa misura. Rendiamo il mondo come vogliamo che sia”.

Mentre i tizi di Sheridan fanno mansplaining, la maggior parte delle donne sono così indietro che mi sorprende che non abbia creato una serie dal titolo 1963. In Yellowstone, l’idea di Sheridan di un’eroina femminile è Beth (Kelly Reilly), figlia di John Dutton e consigliera in tempo di guerra. Beth esiste in un mondo “I don’t give a f*ck” estremo, anche per il melodramma. Fa iniziare risse da bar, giustizia i nemici con un serpente a sonagli e porta la vodka nella borsa. A prima vista, è un gradito cambiamento nel pantheon della televisione, un’antieroina donna. Ma Beth scende nel camp mentre la serietà avanti. A un certo punto, proclama: “Dovresti stare più vicino quando mi guardi. Rovino carriere per vivere”. Alla fine, Beth trionfa uccidendo suo fratello Jamie in una sanguinosa lotta con i coltelli che risponde alla domanda su come sarebbe stato il mondo se il personaggio di Glenn Close in Attrazione fatale fosse stato più abile nel gioco della lama. Sheridan sembra suggerire che una donna deve essere due volte più sociopatica di un uomo, per avere successo nell’America moderna.

Anche quando Sheridan fa del bene alle donne, fa comunque loro del male. I segreti di Wind River (2016) è particolarmente potente nel suo resoconto della violenza sessuale contro i nativi americani, ed è uno dei tanti esempi in cui Sheridan ritrae in modo ammirevole e realistico l’ingiustizia indigena nel mondo degli uomini bianchi. Ovviamente Sheridan, essendo Sheridan, ha fatto incazzare proprio le stesse persone quando ha affermato che Wind River era responsabile dell’approvazione del Violence Against Women Act. “Il tentativo di Taylor Sheridan di prendersi il merito dell’approvazione del VAWA è disgustoso e scredita completamente anni di instancabile difesa da parte della comunità nativa”, ha scritto sui social media l’avvocata per i diritti dei nativi Mary Kathryn Nagle. “Sheridan dovrebbe scusarsi, non prendersi il merito di una vittoria ottenuta dai sostenitori dell’Indian Country e guidata dalle donne native”.

Non sempre va male, però. In 1883, Elsa Dutton è un’adolescente dallo spirito libero senza un cuore nero. Si innamora, cavalca coraggiosamente e muore eroicamente, il meglio che una donna possa sperare nel mondo di Sheridan. Elementi di lei si possono trovare in Lioness nella Joe McNamara di Zoe Saldaña, un’agente della CIA che cerca di salvare il mondo dai terroristi (nella prima stagione) e dai cartelli messicani (nella seconda) mentre cresce due bambine. Ha un marito chirurgo infinitamente paziente con il quale ogni tanto parla sorseggiando una bottiglia di vino mentre i loro piedi penzolano nella piscina della loro signorile casa di Washington. McNamara uccide i cattivi a decine in un mondo fuori asse mentre si rimprovera per aver trascurato le sue figlie, un lamento con cui qualsiasi genitore moderno può identificarsi. (Tranne per la parte in cui decide gli attacchi dei droni.) Joe è anche una specie di mentore. Addestra Cruz Manuelos, una giovane marine, a diventare una leonessa, ovvero un’assassina autorizzata dal governo. Manuelos è interpretata in modo magistrale da Laysla De Oliveira, che, insieme a Saldaña, è al top della classe delle attrici di Sheridan. Questa è la buona notizia. Nella prima stagione, Joe allena Cruz per fare amicizia con la figlia di un finanziatore terrorista, infiltrarsi nel suo mondo e poi uccidere suo padre. Le complicazioni sorgono quando Cruz si innamora della ragazza. Ok, un espediente narrativo sdolcinato, ma questa è la televisione dei network. Cruz torna nella seconda stagione, dove Joe vuole che lei sorvegli una pilota di elicottero donna di cui Joe ha bisogno per tradire suo padre, boss della droga. E… Cruz si innamora della pilota. Parlano di come vogliono darci dentro appena prima di pilotare un elicottero in uno scontro a fuoco.

Voglio dire, ragazzi, di cosa stiamo parlando? Certo, il materiale non è La talpa di le Carré, ma non sembra troppo aspettarsi che la tua co-protagonista non violi una parte fondamentale dello spionaggio nei suoi primi due tentativi.

Eppure, Saldaña e De Oliveira sono Arya Stark e Mary Richards in confronto alle donne di Landman. La serie offre uno sguardo non richiesto a come sarebbe stato Hazzard se fosse stato trasmesso in seconda serata su Cinemax. Tommy, interpretato da Thornton, ha un’ex moglie e una figlia che sono apparentemente personaggi presi da scenari dubbi su PornHub. Michelle Randolph interpreta Ainsley Norris, la studentessa diciassettenne all’ultimo anno di liceo figlia di Tommy. (Randolph ha 27 anni.) Nell’episodio pilota, Tommy chiede ad Ainsley se fa sesso con il fidanzato quarterback. Lei dice di sì, ma anche che stanno attenti: “Abbiamo una regola. Finché non mi viene dentro, può venire ovunque sopra di me”.

Una rapida consultazione con i miei amici del Texas mi dice che lo 0,00% pensa che sia realistico che una bella ragazza del Texas dica questo al padre petroliere. Da lì ne consegue un’altra follia. Ainsley si trasferisce nella McMansion che Tommy condivide con altri due uomini sulla cinquantina. Si mette a saltellare per casa in mutande e top corto, salendo su uno sgabello per prendere cose. La cinepresa indugia, in stile Tre cuori in affitto. E poi arriva sua madre: Angela Norris (interpretata da Ali Larter), che provoca Tommy, il suo ex, facendo una videochiamata con lui e rivelandogli di indossare un bikini. (Fa lo stesso in un country club del Texas prima di svenire per aver bevuto troppa tequila.) Ovviamente, Tommy si riprende Angela, e ora MILF e figlia indossano abiti attillati e fanno attività aerobica di fronte agli uomini con gli occhi a palla a casa.

“Non lavoro mai un giorno della mia vita”, dice Angela ad Ainsley. “Il mio unico lavoro è rendere felice il mio uomo; poi lui mi comprerà le cose che mi rendono felice. Lo ricompenserò con del sesso. È così che funziona il mondo, tesoro”.

Be’, è ​​così che funziona il mondo di Sheridan, di sicuro. Tornando a Lioness, un assassino del cartello si lamenta dell’esercito in cui sua figlia ha prestato servizio come pilota di elicotteri da combattimento.

“L’esercito ora fa corsi di sensibilizzazione. Quando ho prestato servizio, non c’era niente di quella roba”. Un sogghigno non abbandona mai il suo volto. “Non c’è un bagno apposta per il genere che decidi di essere oggi o nessuna di quelle stronzate. Donne e froci e fottuti ladyboy e lesbiche. Questo è il nostro esercito ora”.

Immagino che il fatto che la figlia del tizio del cartello sia una pilota di elicotteri dell’esercito lesbica crei tensione e dovrebbe convincerci che questo non è in realtà il punto di vista di Sheridan. Mi sono seduto sul divano e ho pensato a come sarebbe finita. Attenzione, spoiler: il padre narco non riceve la sua punizione. Invece, picchia a sangue la figlia e ottiene una promozione per gentile concessione della CIA. Traete le vostre conclusioni.

Nicole Kidman (Kaitlyn Meade) e Zoe Saldaña (Joe McNamara) in ‘Operazione: Lioness’. Foto: Ryan Green/Paramount+

Si scopre che c’è solo un attore in grado di difendere l’American Male Way nel mondo di Sheridan. Chi? Taylor Sheridan stesso.

Sì, il creatore ha creato il salvatore a sua immagine. Nel 2024, Sheridan si è scelto non una ma due parti che possono essere descritte come quelle l’eroe americano maschio stronzo; o Dan Bongino (ex conduttore neo-nominato vicedirettore dell’FBI da Donald Trump, ndt). In Lioness, Sheridan interpreta Cody Spears, un cecchino delle operazioni segrete che salva Joe McNamara con un conteggio di centinaia di uccisioni. E poi c’è Travis, l’odioso ma amabile — ok, amabile solo per Sheridan — commerciante di cavalli e star del rodeo di Yellowstone. L’ultimo cowboy e l’ultimo cecchino sono degli stronzi, ma è così che vanno le cose.

Eppure non riesci distogliere lo sguardo. Non per i soliti motivi. No, è perché il 54enne Sheridan è muscoloso, alla RFK Jr. Non sono sicuro che nella storia del mondo un autore abbia mai usato il proprio corpo in modo così poco sottile per esprimere un concetto. Nel mondo di Sheridan, l’ultimo eroe americano è lui, e non cederà certo terreno a un tizio millennial alla Buttigieg.

Potreste chiedervi: il fisico anti-age di Sheridan è il prodotto della sua dieta orgogliosamente a base di carne rossa e di ore di esercizio quotidiano, perché Sheridan ha un sacco di tempo libero? Chi può dirlo con certezza? Ok, noi possiamo. (Gli show di Sheridan non hanno tanto degli Easter egg quanto invece ordigni esplosivi improvvisati.) All’inizio di Landman, Tommy, il sostituto di Sheridan, inizia la giornata con sigarette e un’iniezione di testosterone.

Ho lasciato il finale di Yellowstone per ultimo a causa del mio affetto per le radici dello show nel 2018 e del mio periodo con Sheridan nello Utah. A quel punto, era abbastanza chiaro che i metodi di Sheridan, come il suo collega costruttore di imperi, il colonnello Kurtz in Apocalypse Now, erano diventati poco solidi. Ho però continuato, ben consapevole dei problemi di fine stagione della serie, vale a dire l’uscita di scena di Costner dopo aver perso una gara di misurazione del pene contro Sheridan per problemi di programmazione. (In un vero segno che il Grande Uomo Americano è a corto di idee, Costner se n’è andato per girare Horizon: An American Saga, la sua versione gonfiata sui cowboy, sotto forma di una serie di film in quattro parti.) Non ero ancora preparato.

Sebbene sia stata girata prima delle elezioni del 2024, l’ultima stagione di Yellowstone non mi ha ricordato altro che il primo mese “I don’t give a f*ck” del secondo mandato di Donald Trump. Il Travis di Sheridan aveva avuto un ruolo marginale nelle stagioni precedenti di Yellowstone, ma è lui a salire in prima linea negli episodi finali. Sheridan/Travis annuncia la morte di Costner/Dutton.

“John Dutton è morto”, dice Sheridan/Travis. Quando gli vengono chiesti i dettagli, risponde: “Non lo so, ha importanza?”.

Immagino di no. Questa è una piccola auto-esaltazione rispetto al penultimo episodio della serie, quando la figlia di Dutton, Beth, appena dopo l’omicidio del padre, si reca al ranch di Travis in Texas, il suddetto spread di Sheridan, nella speranza di convincere Travis a portare il suo spettacolo di rodeo nel Montana per aiutare lo Yellowstone a vendere cavalli nel tentativo donchisciottesco della famiglia di raccogliere fondi per pagare le tasse di successione del ranch.

Beth arriva giusto in tempo per vedere Travis e i suoi muscoli giocare a strip poker con i suoi dipendenti. Poi lo osserva mentre frega alcuni acquirenti di cavalli brasiliani. Più tardi, Travis dice a Beth che l’unico modo in cui la aiuterà con la vendita è nel caso riesca a filmarla dopo che perde una mano di strip poker. (A quanto pare sta scherzando, che mensch!)

A un certo punto, Beth si avvicina furtivamente alla ragazza di Travis, Sadie, che è più giovane di lui di un quarto di secolo ed è interpretata da, sigh, Bella Hadid. Beth chiede a Sadie cosa diavolo ci vede in lui.

“L’hai mai visto cavalcare?”.

La macchina da presa si sposta su Travis che gioca al gatto e al topo con un vitello (Sheridan è un campione di rodeo cutter nella vita reale) e sposta abilmente il giovane bovino in posizione di cattura. (In qualche modo, Sheridan ha trovato un ottavo giorno della settimana e ha prodotto cinque stagioni di un reality show di rodeo sugli addestratori di cavalli intitolato, uh, The Last Cowboy.)

Beth guarda e fa le fusa.

“Ok, sì, ho capito”.

La scena mi ha riportato nello Utah al periodo che ho trascorso con Sheridan. Una mattina, ero seduto su un vecchio ronzino bianco di nome Mr. Blue Jeans dentro la recinzione al coperto mentre Sheridan inseguiva un vitello dagli occhi sgranati intorno al ring, proprio come in quell’episodio. Sembrava un fottuto cowboy.

Poi qualcosa è andato storto. Il vitello si è allontanato di corsa da Sheridan e si è diretto dritto verso Mr. Blue Jeans. È scattato sotto la pancia di Jeans e poi è rimbalzato contro una recinzione.

Quel narcolettico di Mr. Blue Jeans si è a malapena mosso. Sheridan si è avvicinato, senza più la sua spavalderia.

“Ti rendi conto di quanto sei stato fortunato?”, mi ha detto Sheridan. Aveva la faccia grigia. “Qualsiasi altro cavallo ti avrebbe scaraventato oltre la recinzione o ti avrebbe schiacciato. Gesù, non avevo mai visto una cosa simile prima”.

Sheridan si è scusato e ha voluto comprarmi degli stivali da cowboy come mea culpa, quando siamo tornati in città. Abbiamo discusso bonariamente durante il pranzo e, come ogni maschio beta decente, il più basso dei bassi nel mondo di Sheridan, mi sono arreso. Ho mentito dicendo che mi piacevano davvero tanto gli stivali da 250 dollari e che volevo comprarmeli.

Li sto guardando in questo momento: in vendita, stivali da cowboy mai indossati.

La mitologia ha un prezzo.

Da Rolling Stone US