«Mi riconosco una qualità: sono tenace. L’ho imparato ballando». Quando dice «ballando», Tate McRae intende veramente, da professionista. Lo fa da quando era una bambina: concorsi, borse di studio in giro per il mondo, corpi di ballo in tv e non (a 13 anni è stata anche una giovanissima protagonista di So You Think You Can Dance, reality statunitense per ballerini). La tenacia l’ha imparata lì, dice, e guardando le sue esibizioni viene da crederci. Il futuro però aveva altro in serbo, o meglio, Tate non avrebbe solo fatto la ballerina, ma sarebbe diventata una delle popstar più famose al mondo.
Per raggiungere l’obiettivo ci sono voluti quasi dieci anni: il suo primo singolo è uscito nel 2017, era stato pubblicato su YouTube, su un canale in cui suonava alla tastiera qualche cover, alternate a canzoni originali e video di danza. Tutto rigorosamente in cameretta. Aveva circa 14 anni: il brano fu un piccolo caso in Canada, con milioni di visualizzazioni. Da lì cominciò tutto: arrivarono le etichette “vere”, i primi singoli, un paio di EP e un album qualche anno dopo.
E se in America il suo nome circolava da un po’, è con il singolo Greedy, del 2023, che le cose cambiano davvero. Il brano inizia a scalare le classifiche e diventa molto presto una hit globale. Segue l’album Think Later, un tour, la sua popolarità cresce così tanto che Drake la cita in un pezzo (Small Town Fame: “Bitch, I feel like Tate McRae”). Poco dopo arriva un altro disco, So Close to What?, con cui Tate, ancora solo 21enne, fa il grande salto.
Guardarla esibirsi sul palco non può che far pensare alle grandi popstar di vent’anni fa. Qualcuno dice sia lei la nuova Britney, noi ci andiamo molto piano con questi paragoni ma ci limitiamo a dire che però sicuramente Britney le piace tantissimo (e l’ha anche omaggiata vestendosi come lei sul red carpet degli ultimi VMAs: «Andava fatto»). In comune con la princess of pop c’è molto, sì: un certo tipo di attitudine sexy, l’attenzione maniacale per le coreografie di ogni brano, alcune reference nei video. Ma Tate non ha preso non solo da lì. Dentro alla sua musica, ai suoi video, ai suoi live c’è tantissimo del pop che girava nei primi anni 2000. Tantissime reference che chi inizia ad avere qualche ruga coglierà benissimo.
Ce lo racconta lei stessa, in videocall. Da noi è sera, da lei è mattina. È sorridente, indossa un cappellino con visiera e sta per partire con il suo secondo tour mondiale in due anni. Cinque anni fa l’avevamo incontrata sul red carpet degli MTV EMA, e nessuno poteva immaginarsi che le cose sarebbero andate così bene. Il giorno prima era stata ospite di BBC Radio Lounge, quel programma della radio inglese in cui si cantano le cover. Lei fece The One That Got Away di Katy Perry: «Mi ricordo, amo quella canzone».
Ora però è tempo che gli altri cantino le sue, di canzoni. Negli ultimi cinque anni la sua vita è cambiata tantissimo: «Completamente stravolta. Mi sono trasferita a Los Angeles, sento di essere cresciuta come persona, ho fatto tantissima musica, ho fatto un sacco di date. Possiamo dire che la mia vita ha fatto un giro completo». Un giro che è stato possibile anche grazie alla disciplina, l’imprinting che dicevamo prima: «Come ballerina, il perfezionismo è sempre stato parte di me. Ho iniziato in una scuola di danza classica, dove tutto ruota intorno allo specchio e al cercare di essere perfetti. Quella mentalità è rimasta con me, ma ora mi sento molto più libera. Posso prendere le mie decisioni, dare la mia direzione, divertirmi».
Il disco è uno di quelli in cui gli amanti del pop non salteranno manco un brano. Dentro c’è qualcosa di Ciara, di Aaliyah, delle Pussycat Dolls, di Britney (come dicevamo prima). Un disco scritto per essere ballato: «L’ho scritto durante il tour di quest’anno. Sono stata in viaggio tutto il tempo e, ogni volta che potevo, andavo in studio. Mi sono fatta ispirare da tutte loro. Ho cercato di ascoltare più musica possibile, di spaziare tra i generi, di lasciarmi trasportare. Avevo in mente un suono ben preciso da ricreare, soprattutto per il tour: qualcosa che fosse ballabile, R&B, pop. Rispetto ai miei lavori precedenti è più femminile, più orientato alla danza e con molte più stratificazioni vocali. Sento che la mia estensione è cambiata, è più ampia. Vocalmente è molto diverso dal mio album precedente, che forse era più omogeneo. Qui ho sperimentato di più con la voce».
Il disco ha debuttato alla numero 1 della classifica americana, tappa decisamente importante e, se vogliamo, traguardo che segna ancora una volta il bel periodo che sta passando la nuova generazione di ragazze alle prese con il pop, da Charli XCX a Sabrina Carpenter passando per Chappell Roan e Addison Rae.
Un pop con cui Tate cerca anche di dire qualcosa. Lo fa con quella che potrebbe essere la traccia manifesto del disco, Purple Lace Bra, in cui canta: “Mi ascolti solo quando sono senza vestiti, senti solo quello che ti piace e nient’altro, sto perdendo la testa perché farti godere è l’unico modo in cui pensi che io abbia profondità”.
Una sorta di risposta ai commenti sul suo corpo e su come si esibisce. La solita vecchia storia del giudizio sul corpo delle donne, su come lo usano, sopra e sotto il palco: «Purple Lace Bra parla del mio rapporto con i media e la stampa, ma anche del mio essere donna. Sentirmi sicura di me, poi insicura, poi giudicata perché sono sicura di me. Ci sono tante cose che non avevo mai vissuto prima e che ho sperimentato per la prima volta durante la promozione di questo album. Non avevo mai avuto l’opportunità di parlarne, quindi scrivere una canzone su questo è stato liberatorio».

Tate McRae. Foto press
«Penso che le donne ricevano più riconoscimento e rispetto ora, ma che al tempo stesso siano ancora le più criticate e giudicate dai media», continua. «Per quanto le cose cambino, quel tipo di sguardo è sempre presente. Lo vedo anche con le mie colleghe: alla gente piace prendersela con le ragazze, è inevitabile. Stiamo andando nella direzione giusta, ma il problema è ancora molto presente». La sua Piece of Me?
Le chiediamo se si aspettasse di raggiungere la vetta Billboard, lei quasi si mette a ridere: «Per niente. Non mi aspettavo che l’album debuttasse così, figurati. Non avevo aspettative, quindi è stata una sorpresa incredibile».
Ventun anni, dicevamo, una carriera già piuttosto lunga alle spalle, viene da chiedersi come ci si mantenga lucidi: «Medito molto. Penso che l’unico modo per non farsi influenzare sia chiudersi in e lavorare su di sé. Alla fine, se ci pensi, l’unico obiettivo della vita è quello di conoscersi a fondo, di crescere, e diventare la versione migliore di sé stessi. Se alla fine della giornata mi sento bene con chi sono e con quello che sto facendo, dormo benissimo». Ah, la disciplina.
Tate McRae sarà in tour in Italia la prossima estate con il Miss Possessive Tour. L’appuntamento è per il 13 giugno 2025 all’Unipol Arena di Bologna.