Kode9 ricorda Sergio Ricciardone: «Un catalizzatore, insieme abbiamo condiviso l’amore per l’ambiguità e l’intrigo» | Rolling Stone Italia
Interviste Musica

Kode9 ricorda Sergio Ricciardone: «Un catalizzatore, insieme abbiamo condiviso l’amore per l’ambiguità e l’intrigo»

Un’intervista al fondatore di Hyperdub, un omaggio intimo all’amico, direttore artistico di C2C Festival, scomparso prematuramente a 53 anni

Kode9 ricorda Sergio Ricciardone: «Un catalizzatore, insieme abbiamo condiviso l’amore per l’ambiguità e l’intrigo»

Kode 9

Foto: Dalila Ludidax

Quando si tratta di persone come Sergio Ricciardone, ho una particolare teoria che prevede tre diversi livelli di vicinanza. Il terzo (è una scala decrescente) riguarda le centinaia di migliaia di persone che non conoscono manco il suo nome ma che, grazie alla sua creazione, C2C Festival, sono state influenzate e hanno influenzato a loro volta altre persone. In un effetto a catena inarrestabile partito a inizio anni Duemila, nel pieno di una stagnazione disillusa per il nuovo millennio, un promoter e due soci, Roberto Spallacci e Giorgio Valletta, hanno preso in mano le redini dello stallo culturale torinese creando un vero e proprio movimento di rivalsa della cultura elettronica e della vita notturna.

Nell’arco temporale di 20 anni (dei tre fondatori, Sergio poi è rimasto l’unico nell’organizzazione, formando un team estremamente preparato a portare avanti il progetto) questo movimento è finito per diventare uno dei festival di musica d’avanguardia più importanti al mondo, uno di cui andare per davvero fieri all’estero, nonché il più grande indoor in Italia.

Scendendo di livello e passando al secondo, troviamo tutte le persone che in effetti conoscevano il prodigio torinese, morto prematuramente (e ingiustamente) a 53 anni lo scorso 11 marzo. Tra queste persone ci sono quelli che lo conoscevano per nome, di vista o che addirittura “ci ho scambiato due parole una volta al Lingotto”, potendo quindi saggiare empiricamente il fascino, il mistero ma anche la gentilezza e l’estrema calma che infondeva questo omone salt and pepper bello ed esoterico come un divo della Hollywood degli anni ‘20. Con questo sguardo che letteralmente ti trapassava, tipo San Sebastiano e le frecce.

L’ultimo livello, il primo, ormai ovvio direttamente proporzionale alla vicinanza, è quello di chi gli voleva e gli vuole bene, di chi ha pianto (e, non lo negherò, ha maledetto ogni tipo di divinità possibile) per buona parte della scorsa settimana. È il livello di chi con lui ha condiviso momenti belli e brutti, abbuffate pantagrueliche e copiosi sorsi di vino francese, ma soprattutto discorsi profondi e momenti di musica indimenticabili.

Ok, ma tutto ‘sto panegirico per dire cosa? Che di tutte queste centinaia di migliaia di persone (forse addirittura milioni), tutte appartenenti ai tre famosi livelli di questa sgangherata teoria formulata da un amico col cuore a pezzi e la mente tuttora annebbiata dal lutto, esiste in effetti una persona specifica che m’interessava interpellare per ricordare uno dei musicologi più importanti del nostro tempo. È anche lui musicologo ed esattamente come Sergio a inizio Duemila ha dato vita a qualcosa, in questo caso un blog di critica musicale rinominato molto intuitivamente Hyperdub, che poi è diventato una delle etichette più rivoluzionarie e innovative dell’elettronica del ventunesimo secolo. Nomi a caso: Burial, DJ Rashad, The Bug, Laurel Halo, Fatima al Qadiri.

Questa persona di cui parlo si chiama Steve Goodman ma si fa chiamare Kode9. È uno scrittore, musicista, DJ e label manager londinese che riesce in maniera inspiegabile a essere per davvero un fenomeno in ognuna delle sopraccitate attività. Forse è anche per questo che Sergio lo stimava tanto, così tanto da averlo chiamato a suonare tantissime volte. È raro comunque riuscire a scucire un’intervista a un animale schivo come Mr. Goodman. Ma qui non si parla di promozioni di dischi o tour. Qui c’è di mezzo un’amicizia che nemmeno la morte può interrompere.

Come hai conosciuto Sergio?
È una domanda difficile. Credo che la prima volta che ho suonato per C2C sia stato nell’ambito di uno showcase di Hyperdub. Mi chiese di fare un live set con il compianto Spaceape al Teatro Carignano nel 2010. Mi viene da sorridere se ripenso alla sua calma durante il soundcheck, quando il basso faceva cadere la polvere dal soffitto e lo staff del teatro era nel panico più totale.

E oltre alla musica, c’era qualcosa che vi legava?
Il cibo. Si sforzava di farmi conoscere cibi di Torino che non avevo mai provato. Ricordo quando mi fece conoscere il vitello tonnato. L’ultima comunicazione che ho avuto con lui, qualche mese fa, sono stati alcuni messaggi dal suo letto d’ospedale in cui parlavamo della sua fuga nelle Highlands scozzesi per curarsi. Ovviamente facevamo grandi conversazioni sul cibo locale.

C’è un forte legame tra Hyperdub e C2C, tra Londra e Torino: come lo spieghi?
Per me Sergio è la spiegazione di tutto questo. È stato lui il catalizzatore, attraverso ripetuti inviti. Credo che, come molti, fosse un grande fan di Burial. Ma sembrava anche che fosse in sintonia con l’estetica dell’etichetta più in generale, e molte volte mi ha invitato a mettere insieme showcase di Hyperdub o a fare set storici di Hyperdub. Come curatori di musica, credo che abbiamo condiviso alcune cellule cerebrali. Forse questo è riassunto dal progetto del libro Avant Pop a cui mi ha chiesto di contribuire negli ultimi due anni.

A proposito di Burial. Sergio era umile ma anche ambizioso: ti ha mai chiesto l’impossibile? Cioè di far suonare Burial di suonare al C2C?
L’ha fatto una o due volte. Ho fatto un breve set di brani di Burial insieme al mio live set al Teatro Carignano nel 2010. Ma, a differenza di molti promoter, una volta che gli ho detto che quella era un’occasione speciale che non si sarebbe ripetuta e che Burial non era interessato a suonare dal vivo, ha lasciato perdere. Credo che gli piacesse l’ambiguità e il mistero della cosa, e più volte ho suonato a sorpresa per lui, indossando un asciugamano in testa per metà set dopo Aphex Twin. Che si trattasse del luogo (il museo dell’auto di Torino) o dell’impostazione del set (nessun altro mi avrebbe fatto suonare travestito con una parrucca verde per C2C ad Halloween), voleva sempre che ci fosse un tocco unico. Abbiamo condiviso l’amore per l’ambiguità, la sorpresa e l’intrigo. Penso che abbiamo contribuito a rafforzare l’uno nell’altro che non c’è contraddizione tra la popolarità da un lato e la musica strana e senza compromessi dall’altro.

DJ Rashad - Last Winter (Official Video)

Insomma, convieni con me che c’era qualcosa di unico in lui.
Eccome. Andare in giro per il mondo e suonare ai festival come musicista elettronico può farti sentire una scimmia che si esibisce su un nastro trasportatore. Può essere un’esperienza fredda e ingrata. Quindi è piuttosto raro per un festival abbastanza grande sentire sempre una connessione intima con la città. E questo è sempre successo grazie a Sergio ogni volta che sono stato invitato a suonare. Scherzava sempre sul fatto che, dato che mi aveva invitato a suonare così tante volte (forse quasi 10 se si includono gli eventi in altre città, ma ho perso il conto), avremmo rinominato il festival K2K. Credo che sia stato un catalizzatore per molte persone. Parlando con amici artisti italiani, siamo tutti d’accordo sulla genialità di aver promosso quella che lui definiva “The Italian New Wave”, e sono stato onorato quando durante la pandemia mi ha chiesto di fare un mix di artisti italiani per l’uscita del festival C0C.

Qual è il ricordo più felice che hai di lui?
Nel 2015 mi ha invitato a curare A Great Symphony for Torino, dove artisti locali avrebbero fatto musica da diverse parti della città, trattando la città come uno strumento. Come preparazione, mi ha portato a fare un tour a piedi della città, mostrandomi le piazze, l’architettura e, ovviamente, il cibo.

Ho anche un ricordo molto caro dell’ultima volta che ho visto Sergio di persona. Stavamo facendo uno showcase di Hyperdub al Primavera festival di Barcellona nel 2024, e a metà serata stavo girando tra la folla, e sono rimasto sorpreso nel trovarlo appostato in un angolo buio da solo vicino ai subwoofer. Ci siamo ritrovati a lamentarci per 20 minuti di quanto sia stressante gestire un festival o un’etichetta discografica.

Poi, vabbè, mi fa ridere se ripenso al fatto che aveva uno speciale schedario maledetto. Un libro nero per gli artisti di punta che non era mai riuscito a ingaggiare a causa di quanto fossero fastidiosi i loro agenti o team di management.

Sì, sembra proprio una cosa da Sergio. Sabato tra l’altro hai suonato a Milano. Hai messo una qualche traccia per rendergli omaggio?
Sì, ho messo Last Winter di Dj Rashad. Ovviamente, che fosse un omaggio lo sapevo solo io.

Cosa ti mancherà di più di lui?
Mi mancheranno il suo sorriso e gli sms casuali a metà anno in cui mi diceva che stava organizzando il prossimo festival K2K.