Gli alti sono epici e i bassi tremendi nella storia trentennale dei Blink-182. Al picco di popolarità, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei 2000, riempivano i palasport di mezzo mondo, mandando in classifica pezzi come What’s My Age Again e All the Small Things. Sono seguite brutte rotture di fronte al pubblico, esperienze di quasi-morte per via di un incidente aereo e di un cancro, reunion parziali, lunghi periodi in cui è sembrato che non sarebbero mai più tornati assieme. L’unico membro stabile della band da quando s’è formata nei sobborghi di San Diego a oggi è il cantante e bassista Mark Hoppus. Ecco 10 fatti interessanti contenuti nella sua nuova autobiografia Fahrenheit-182.
Sono 25 anni che Hoppus non parla col batterista originale Scott Raynor
Scott Raynor ha fatto parte della band fin dall’inizio e ha suonato nei primi due album, compreso il singolo Dammit. Nel 1998 è stato messo di fronte a un bivio: smettere di bere o lasciare la band. Non ha apprezzato l’ultimatum e ha scelto la seconda opzione, sostituito da Travis Barker. Non hanno più avuto sue notizie per un anno, fino a quando li ha chiamati. «Ha fatto una lunga lista di lamentele, alcune reali e altre immaginarie, ha maledetto me e Tom, ci ha chiamati ipocriti», scrive Hoppus. «Ho detto che mi spiaceva, ma le cose stavano come stavano. Siamo rimasti zitti un bel po’ e poi abbiamo riattaccato. È l’ultima volta in cui ci ho parlato».
La battuta di ‘American Pie’ non era nel copione
Nel 1999 i Blink sono apparsi in American Pie nei panni di una band di liceali che assiste via webcam al tentativo di fare sesso di Jason Biggs con Shannon Elizabeth. Dovevano limitarsi a guardare scioccati lo schermo. La battuta «Quel tizio è nel mio corso di trigonometria» sarebbe stata pronunciata da un attore professionista. Hoppus ha improvvisato la battuta «Forza trig boy, è il tuo compleanno!» ed è stata poi inserita nel montaggio finale. Quando il film ha avuto il successo che ha avuto, la gente per strada ha iniziato a gridargli «Forza trig boy!» per strada. «È stata una gag veloce, buttata lì», scrive Hoppus. «Non ho idea del perché sia entrata nel gergo, forse perché tutto il film è pieno di cose citabili».
All’epoca di ‘Enema of the State’ era come stare in un film sulla mafia
«Sono in cima al mondo, sono intoccabili», scrive Hoppus. «Ovunque vadano, trovano porte spalancate. La gente bacia loro gli anelli, qualunque favore chiedano è presto fatto. Nessuno si ferma a pensare che cosa potrebbe succedere dopo. La vita è troppo bella per preoccuparsi del fatto che potrebbero finire infilati nel bagagliaio di un’auto o appesi in una cella frigorifera».
Una stalker li ha perseguitati
Quando i Blink erano all’apice del successo, una donna ha cominciato a parcheggiare l’auto davanti alle loro abitazioni. Li osservava con un binocolo e un teleobiettivo, teneva un diario con annotate le targhe delle loro auto, l’orario in cui erano soliti rincasare, a che ora spegnevano le luci di notte. Non stava infrangendo alcuna legge, ma era inquietante e alla fine Hoppus si è trasferito in una casa più riparata rispetto alla strada. Mesi dopo, la donna si è presentata in un negozio di dischi di San Diego dove i tre stavano firmando le copie del nuovo album. Mark e Tom hanno firmato il disco cercando di non guardarla negli occhi, Travis no: «Non firmo quella roba. Bazzichi attorno alle nostre case? Ci pedini? Segui le nostre mogli? Fuori di qui! Non firmo un cazzo di niente».
Il side project Box Car Racer lo ha fatto arrabbiare di brutto
Quando i Box Car Racer di Barker e DeLonge hanno pubblicato il primo LP nel 2001, Hoppus ha fatto finta di niente in pubblico. In privato, però, le cose erano molto diverse. «Mi sono chiesto che cazzo stesse accadendo. Tramavano contro di me. Mi sono messo parecchio in dubbio: sono un cattivo musicista? Credono che sia un cazzone? Cos’ha di tanto sbagliato la mia personalità da rendere tutti così desiderosi di fare le cose senza di me?».
I Green Day erano frustrati perché dovevano aprire per i Blink
Nel tour estivo del 2002 ad aprire per i Blink erano i Green Day. I primi erano in ascesa, i secondi erano in calo prima di rilanciarsi grazie ad American Idiot. «La mia sensazione è che odiassero essersi ridotti ad aprire per noi. Era una cosa difficile da mandare giù. C’era tanta tensione. C’erano delle sere in cui si beveva assieme come vecchi amici, in altre invece si finiva a gridarsi addosso col loro manager». Le due band non hanno più fatto un tour assieme nonostante le proposte dei Blink. «Ogni tanto chiediamo di rifarlo e loro ogni volta rifiutano. Siamo come due gang rivali che vivono nella stessa città e si odiano e allo stesso tempo si rispettano».
Quando Tom DeLonge se n’è andato nel 2005, Hoppus era a terra
La decisione di DeLonge di interrompere ogni comunicazione dopo aver lasciato la band per la prima volta nel 2005 ha reso le cose impossibili. «Doveva passare tutto da avvocati e manager», scrive Hoppus. «Per oltre dieci anni era stato il mio migliore amico e ora per comunicare con lui dovevo far chiamare i suoi collaboratori dai miei. Stavo pagando profumatamente un avvocato per comunicare col ragazzo con cui mi intrufolavo negli edifici abbandonati per andare in skate… Non ho perso solo il mio migliore amico. Quando i Blink sono andati in pezzi, ho perso tutto».
Lo spin-off +44 è stato un mezzo incubo
Dopo la defezione di DeLonge, Hoppus e Barker hanno tentato di continuare a fare musica come +44. «La gente conosceva i Blink-182, ma che roba erano i +44? Sembrava un compito di algebra». Nemmeno il gruppo di DeLonge, gli Angels and Airwaves, sembrava all’altezza. «Tom aveva esagerato con le performance, ottenendo risultati scarsi, il che può aver reso le persone scettiche nei confronti di un altro progetto post-Blink. Abbiamo dovuto sgobbare il doppio. Gli aiuti e le reti di sicurezza che avevamo erano improvvisamente sparite. Quando usciva un disco dei Blink le stazioni radio stendevano il tappeto rosso, ora ci toccava andare a leccare culi pur di avere le briciole dell’airplay».
La prima reunion dei Blink è andata malissimo
Poco dopo l’incidente aereo di Travis Barker nel 2008 la band è tornata assieme e i tre hanno inciso un nuovo LP e fatto un tour mondiale. Le vecchie tensioni non si erano però dissolte. «Tom arriva il più tardi possibile, si infila direttamente in camerino e chiude la porta», scrive Hoppus. «Non appena il concerto finisce, sale in auto e torna in hotel senza manco farsi vedere». È stato DeLonge a decidere di non voler fare il tour previsto nel 2015. «È stato ridicolo. Tom era fuori controllo. Dopo non molto tempo abbiamo cominciato a parlarci solo attraverso il management. I milionari più tristi della storia del punk-rock. Ma davvero avevamo rimesso in piedi la band solo per farla fallire di nuovo, tornando a discutere in modo insignificante sulla schedule? Un’altra volta?».
Hanno riallacciato i rapporti quando DeLonge ha saputo del linfoma di Hoppus
«Siamo tornati amici», scrive Hoppus. «C’erano giorni in cui volevo solo stare sul divano a piangermi addosso. È stato Tom a impedirmi di farlo. Ogni giorno mi mandava una battuta nuova o una nostra vecchia foto. O una foto del suo cazzo. Non abbiamo mai tirato in ballo il passato. Contava solo il presente».