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Da quando uscire a cena è diventata una sfida tra intellettuali?

Se anche tu non ne puoi più di lustrarti la cravatta delle grandi occasioni quando esci a cena con gli amici, sbottonati un po', seguici e fai un tavolo con noi
El Porteño Prohibido

Credits: Gherardo "Barù" Gaetani

Un paio di settimane fa ho fatto amicizia con un bono etero a Milano. Un esemplare molto raro, così mi dicono le amiche. Parlando un po’ con lui e trovando la nostra compagnia reciprocamente piacevole, a un certo punto mi ha chiesto, perché non vieni con me stasera? Dopo avermi fatto una lista dei locali in cui sarebbe andato mi è venuta una FOMO pazzesca. Erano tutti i posti che inondano il mio feed di tavolate piene di bellissime signorine vestite più da spiaggia che da sera, divertite e allegre dall’intrattenimento mentre mangiano muovendo i loro busti alle basi spinte del reggaeton (sì, il mio algoritmo dei social è acutamente sensibile a questi contenuti).

El Porteño Prohibido. Credits: Gherardo “Barù” Gaetani

Purtroppo, avevo già detto di sì a due eventi di amici; un lancio di una nuova collezione di moda e per l’after party un evento di una rivista queer. Entrambi molto belli e divertenti, ma probabilmente per un uomo single ed etero ho sbagliato il target di amici. Difatti, quel che sto per scrivere sarà più una lamentela sulla gente che frequento che un exposé sul fenomeno dei risto-dance o disco-risto, che vorrei tanto frequentare, ma dove non mi porta mai nessuno. I miei amici non vogliono fare un tavolo. Allora io sono andato al Porteño Prohibido insieme ad Alfredo, e questa è come è andata. 

Alejandro Bernandez a El Porteño Prohibido. Credits: Gherardo “Barù” Gaetani

Luoghi magici, i risto-dance o disco-risto. Negli ultimi anni, a Milano, stanno andando alla grande. Facendo un po’ di ricerca su internet ho scoperto che è un fenomeno che si sta spargendo per tutta Italia, per cui non vi disperate, ché sono sicuro che nelle prossime settimane anche a Potenza ne apriranno un paio. La formula è semplice e funziona: raggruppa tutto quello che uno vorrebbe da una serata fuori con gli amici in un unico posto. Sono locali dinamici e frequentati da gente che se la vuole spassare, persone che sono lì per godersi l’allegria e la leggerezza e non per fare discorsi intellettuali e confrontarsi sulle proprio idee geopolitiche.

El Porteño Prohibido. Credits: Gherardo “Barù” Gaetani

La mia cricca di amici preferisce i ristoranti tradizionali italiani o giapponesi (veri), che ti danno una fetta di ventresca di 60 grammi a 100 euro, dove si mangia seriamente, pure bene, però lontani dalla movida che vorrei nelle mie serate.  Non ho mai proposto posti diversi per paura di sembrare un troglodita, anzi, prima delle nostre cene mi guardo un film di Ingmar Bergman e studio le ultime sfilate per aver qualcosa da dire. Che cos’è successo?

El Porteño Prohibido. Credits: Gherardo “Barù” Gaetani

Quando eravamo ragazzi, credevamo fosse una figata organizzare un tavolo fra amici anche nel bar più scrauso del paese, ti sentivi figo con la tua bottiglia di gin scadente e il tuo piccolo angolo dove potevi avere un po’ di spazio e guardare la gente dall’alto al basso. Ora è tornato di moda “fare il tavolo”, specialmente in questi disco-risto, al punto che sono il primo a sperare che questo articolo arrivi alla gente giusta e che anche io un giorno potrò fare “il tavolo”.  Le ragioni sono varie: si tratta di locali animati e pieni di gente, il che crea già di per sé una vibe positiva; sono di tipologie diverse e c’è sempre qualcosa per tutti, dal DJ che suona solo hit commerciali fino a colui che ha il mio ruolo preferito – il vocalist – e tanti altri, animatori, ballerini, animali da circo, maghi, illusionisti. Ultimi, ma non meno importanti, il divertimento e la comodità insiti in modo quasi connaturato in tali luoghi.

El Porteño Prohibido. Credits: Gherardo “Barù” Gaetani

Parliamoci chiaro: andare fuori a cena con amici e fare conversazione spesso è molto noioso. Chi ha la voglia e le energie dopo una settimana di lavoro di mettersi lì a parlare? Il nostro risto-dance risolve immediatamente questo problema con l’intrattenimento da discoteca, che – sollevandovi dall’obbligo di analizzare questo o quel film di Lars von Trier – vi permette di mangiare la tartare di tonno in santa pace mentre ascoltate e muovete i vostri corpi alla musica avvolgente di Maluma. Se siete stanchi o timidi, ballerini e animatori provvederanno a farvi entrare nel mood giusto, e se loro non dovessero bastare ci penseranno i giochi pirotecnici dei magic flambé o degli sparkler che ora ficcano non solo nelle bottiglie di Cristal ma anche negli arrosti. 

El Porteño Prohibido. Credits: Gherardo “Barù” Gaetani

Il che mi porta alla seconda ragione, la comodità, ossia: farsi tutto, dall’aperitivo al dopo cena, in un solo posto. Se prendiamo Milano o qualsiasi altra grossa città, uscire la sera è uno sbattimento più unico che raro. In macchina troppo complicato fra traffico, parcheggi ed eventuali multe. In taxi praticamente impossibile: trovarne quattro in una serata senza avere dei grossi problemi logistici ed economici sarebbe un miracolo. Non parliamo di file per entrare, per il guardaroba, e poi ben altre due, una per pagare e una per ordinare il tuo cocktail: ridicolo. Ed è qui che vincono i risto-dance dove puoi “fare il tavolo” dall’aperitivo al dopo cena, nello stesso luogo e con la comodità di spazio, posti a sedere, camerieri che ti portano da mangiare, da bere e tutto l’intrattenimento immaginabile. Nell’arco della serata il tavolo si trasforma in tre luoghi diversi, dove divertirsi serviti e riveriti.

El Porteño Prohibido. Credits: Gherardo “Barù” Gaetani

L’ultima ragione, e forse la più importante, è che in questi locali si becca – o almeno cosi mi dicono. Sono frequentati da gente della movida, giovani, belli e con qualche soldo da spendere: senza fare nomi vi invito a fare una ricognizione sui social di qualsiasi risto-dance o disco-risto tramite la location, così da vedere tutti gli esemplari che li frequentano. Ovviamente hanno l’aspetto di locali principalmente per etero, non sembrano molto gay-friendly e hanno quel je ne sais quoi un po’ più di destra; di certo però anche lì troverete figli di industrialotti che non possono dar sfogo alle loro passioni in provincia e in pubblico. Alcune malelingue diranno con invidia che questi locali invitano giovani ragazze o le pagano per fare atmosfera e attrarre clienti benestanti, ma per la maggior parte sono convinto si tratti di gestori di locali gelosi, è puramente marketing.

El Porteño Prohibido. Credits: Gherardo “Barù” Gaetani

Appena torno a Milano dalle vacanze spero di iniziare a frequentare questi posti regolarmente e aggiungere quel meritato divertimento nella mia vita. Faccio appello ai miei amici con cui organizziamo sempre le nostre cene: ricordatevi di me, non sono né intellettuale né gay, e ve lo chiedo per favore, una volta su cinque andiamo in un risto-disco e facciamo un tavolo.

Oppure continuerò ad andarci con Alfredo, che per fortuna ha deciso di portarmi a El Porteño Prohibido, che fa rivivere lo spirito cordiale, esplosivo e avvolgente di Buenos Aires tra succulenti piatti di carne (e oltre) e uno dei bagni (sic!) più instagrammati di Milano.

El Porteño Prohibido. Credits: Gherardo “Barù” Gaetani

Quindi si mangia, si beve, si fa pure un po’ di caciara, ma soprattutto ci si gode lo spettacolo signature del Prohibido, uno show di tango argentino sei giorni a settimana, così le discussioni filosofiche le tronchiamo sul nascere e pensiamo solo a cantare e alzare bicchieri in compagnia. E poi, be’, si sa che non c’è danza più sensuale del tango. Sì, bisogna fare al più presto un altro tavolo.

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