Da un lato ci sono scene di film entrate di diritto nella nostra memoria collettiva – come quando Alberto Sordi in Un americano a Roma divorava con foga un enorme piatto di spaghetti, o quando Nanni Moretti in Bianca mangiava la Nutella da un barattolo fuori scala della crema spalmabile – in cui il cibo era una sorta di comprimario che si ritagliava la sua manciata di minuti di celebrità. Dall’altro ci sono invece titoli in cui riesce addirittura a rubare i riflettori ai protagonisti, dove la sua presenza non è relegata a pochi (sebbene significativi ciak) ma rappresenta il fulcro dell’azione.
Noi abbiamo preferito concentrarci su questi ultimi, selezionando faticosamente i migliori titoli in cui il cibo meriterebbe un award tutto suo: onde evitare attacchi di fame improvvisi, consigliamo la visione a pancia piena.
Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato
NOW
Il film del 1971 di Mel Stuart è un fantasy musicale per famiglie coi fiocchi, nonché ad alto contenuto zuccherino: chi non si le Amanita giganti di cioccolato, o il momento in cui Charlie Bucket (Peter Ostrum) mostra l’ambito biglietto dorato vincente alla famiglia, nel letto matrimoniale? Il film fu finanziato dalla Quaker Oats Company (quella dei fiocchi d’avena in barattolo) come esperimento per offrire intrattenimento di alta qualità per famiglie, e si basa sull’omonimo romanzo per bambini di Roald Dahl, che non ne amò l’adattamento cinematografico. L’autore definì il film «scadente» nella biografia Storyteller: The Life of Roald Dahl, e sebbene gli fossero stati pagati trecentomila dollari per scrivere la bozza originale della sceneggiatura, era rimasto insoddisfatto a causa delle «molte piccole modifiche» apportatevi da David Seltzer. Nota a margine: il prossimo 15 dicembre uscirà Wonka, il prequel starring Timothée Chalamet.
La grande abbuffata
Prime Video
Uscito nel 1973 e oggetto di innumerevoli censure, nonché spesso associato a Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini, nelle sale l’anno successivo. La trama del film di Marco Ferreri: quattro uomini interpretati da quattro attori grandissimi coi loro nomi di battesimo – il pilota di linea Marcello (Mastroianni), il giudice Philippe (Noiret), il produttore televisivo Michel (Piccoli) e Ugo (Tognazzi), lo chef – si chiudono in una villa nei pressi di Parigi con l’obiettivo di uccidersi mangiando oltremisura. A loro si unirà poi una maestra d’asilo e uno per volta moriranno tutti, saziando i loro istinti primari di cibo e sesso, mentre la maestra si rinchiuderà nella villa. Il tema del cibo ricorre costantemente come una forma di eccesso indigesto, pura voracità e desiderio insaziabile, tra rutti, vomiti, escrementi, flatulenze, corpi morti congelati o dati in pasto ai cani. Per stomaci forti, ma anche per chi cova derive antiborghesi.
Il pranzo di Babette
Mubi e Prime Video
Se questa lista fosse una classifica, il film del 1987 di Gabriel Axel sarebbe sicuramente sul podio dei film più gastronomici della storia del cinema, non limitandosi a rappresentare soltanto il cibo, bensì pure la sua sensualità nelle nostre vite. Titolo danese nella regia e nella contestualizzazione, francese per quanto riguarda il menu esibito: il ritratto di una cuoca francese lontana dalla Francia riesce a tratteggiare il panorama culinario oltralpe con una potenza senza pari, nonostante l’ambientazione nella campagna scandinava. Il pranzo di Babette ha inaugurato decisamente il genere cinematografico del food movie, celebrando i piaceri del cibo e della tavola in modo sensoriale, poetico e trasformativo. Il sontuoso banchetto finale è un’opera a sé — pochi dialoghi, le portate che scandiscono il ritmo e le emozioni — da cui trapela il benessere spirituale creato dal lavoro di una cuoca che sacrifica tutto per la sua arte. Miglior film straniero agli Oscar del 1988, pochi ricordano che è tratto dal racconto omonimo di Karen Blixen.
Mangiare bere uomo donna
Quando un film mostra una cena in famiglia, c’è sempre da aspettarsi qualcosa di importante. La terza opera del regista taiwanese Ang Lee, uscita nel 1994, si apre così, con lo Chef Chu intento a preparare una cena elaborata per le tre figlie adulte che vivono nella sua stessa casa, a Taipei. La scena è affascinante e amplificata dai suoni del cibo che viene preparato: tintinnii, sfrigolii, scoppiettii e affettature ritmate che sicuramente faranno godere gli estimatori della cucina cinese. Chu sta perdendo il senso del gusto, e usa queste cene per affermare un certo controllo sulla sua vita e sulla sua famiglia: è vedovo, la sua arte sta perdendo rilevanza nella Taiwan moderna e nessuno ha davvero più bisogno di lui. In uno stato di ubriachezza, si lamenta con un amico: «Mangiare, bere, uomo, donna. Desideri umani di base. Mi fa incazzare. È solo questo che c’è nella vita?». Nota ai fan di Ang Lee: nel centro di Suzzara c’è un ristorante omonimo, gestito da una coppia dove lei è di Hong Kong e lui della cittadina mantovana.
Big Night
Prime Video e CHILI
Un regista (e protagonista) come Stanley Tucci è sinonimo di garanzia per i veri foodie. Il critico Roger Ebert scriveva a proposito di questo film del 1996: «Big Night non è solo uno dei grandi film sul cibo, è molto di più. Tratta il cibo non come soggetto ma come linguaggio, il linguaggio attraverso cui si può parlare agli dei, creare, sedurre, aspirare alla perfezione». Big Night segue le vicissitudini di due fratelli di origine abruzzese che aprono un ristorante in una piccola città sulla East Coast: Primo (Tony Shalhoub) è lo chef talentuoso ma intransigente, Secondo (Tucci) è il manager più pratico. Quando i due litigiosi fratelli preparano un banchetto per salvare il loro ristorante in difficoltà, viene svelato un piatto che lo stesso Oliver Babish ha dichiarato essere «uno dei piatti più cool che abbia mai visto»: il Timpano, versione campana e calabrese del timballo. Basterà questa geniale intuizione gastronomica per non far naufragare la loro attività?
Chocolat
Netflix
Film celeberrimo del 2000 del regista Lasse Hallström, tratto dall’omonimo romanzo di Joanne Harris. Ha incassato più di centocinquanta milioni di dollari in tutto il mondo, un successo enorme se si pensa che ne costò appena venticinque. L’uso che Hallström fa del cibo è particolarmente intrigante, dato che innalza il cioccolato e l’arte pasticcera in generale a simbolo tanto positivo che negativo, capace di creare sia unità che conflitto pur senza cambiare mai. Se il cioccolato rimane sempre lo stesso, ciò che si evolve sono i sentimenti e le reazioni che questo provoca nei personaggi nonché il modo in cui influisce sulla loro vita scandita da conformismo e tranquillité. Fun fact: durante le riprese Juliette Binoche si è recata in una cioccolateria a Parigi per imparare a fare cioccolatini e rendere il tutto più veritiero, ma il film è stato quasi interamente girato in un paesino francese della Borgogna, Flavigny-sur-Ozerain, che non vanta cioccolaterie bensì una fabbrica che produce confetti all’anice, Les Anis de Flavigny.
Kitchen Stories - Racconti di cucina
In molte case, il centro pulsante delle attività umane è la cucina, luogo d’incontro in cui il cibo si mescola con conversazioni, litigate, gossip, effusioni e compiti a casa. Ma soprattutto, dove gli ingredienti sono mescolati per formare qualcosa di nuovo.
Questo brillante film scandinavo sviluppa la sua trama attorno a questo spazio domestico così intimo e maieutico: il regista Bent Hamer utilizza l’espediente di un progetto di ricerca nel campo dell’ergonomia e dello studio del movimento umano nelle cucine negli anni ’50 nel distretto agricolo di Landstad, in Norvegia, che conta un gran numero di uomini single. L’osservatore, Folke (Tomas Norström), si accampa per interi giorni nella cucina dell’anziano e taciturno Isak (Joachim Calmeyer), mentre siede su un sedile alto che ricorda quello degli arbitri da tennis. Inevitabilmente, quella che comincia come una fredda osservazione scientifica si apre a una tenera amicizia tra due persone sole, elevando le cucine a teatro delle storie umane narrate.
Ratatouille
Disney+
Film del 2007, nell’epoca d’oro dei lungometraggi d’animazione della Pixar, diretto da Brad Bird e Jan Pinkava: all’attivo un Oscar come miglior film d’animazione, cui seguirono anche il Golden Globe e il BAFTA. Si tratta di un film gastronomico fino al midollo, come il nome lascia intuire: la storia è quella di un topo di nome Remy, dotato di abilità culinarie straordinarie, e dell’insolita alleanza con un giovane addetto alle cucine di un famoso ristorante, Linguini (Awww!). La morale non è poi così scontata: «Non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque». Piccola curiosità: il regista Brad Bird e il produttore Brad Lewis seguirono lezioni di cucina presso il rinomato ristorante The French Laundry di Thomas Keller (in California), che è stato anche il creatore della ricetta della ratatouille presente nel film.
Pranzo di Ferragosto
Prime Video
Opera prima di Gianni di Gregorio, sbarcato nel mondo del cinema già in età un po’ avanzata per gli standard del settore ma non per questo deludente, anzi. A eccezione del regista – che è anche protagonista – e di Alfonso Santagata, il film è interamente recitato da attori non professionisti, tutti straordinari. O meglio, straordinarie: quattro anziane signore vivaci e sveglie si trovano “scaricate” dalle loro famiglie a casa del protagonista, figlio di una di loro. Tra qualche bicchiere di vino e la preparazione dei piatti semplici ma gustosi della festa di Ferragosto, il racconto fa emergere la malinconia di un appartamento dove si incrociano vite e solitudini attorno a un tavolo, obbligate e necessarie. Delicato eppure incredibilmente reale, è il film ideale da guardare in un afoso pomeriggio d’estate.
Julie & Julia
Netflix
Scritto e diretto da Nora Ephron, è l’ultimo film che la vede alla regia, basato su due memoir best-seller, uno della famosa cuoca Julia Child riguardante la sua vita in Francia, e l’altro di Julie Powell, una donna la cui vita è stata grandemente influenzata dal libro di Child. Se siete tra i pochi a non aver mai sentito nominare Julia Child, la chef americana che ha dedicato la sua vita alla cucina francese, questo film può essere un ottimo punto di partenza – come del resto qualsiasi biopic con Meryl Streep come protagonista, che è sempre più reale del reale. Julie & Julia va rigorosamente gustato a pancia piena, perché ogni piatto è la quintessenza del foodporn. Non lo si può annoverare come un grande capolavoro, ma per i già citati piatti, la già citata Meryl Streep, poi pure per Amy Adams e Stanley Tucci, una chance gliela si dà.
Soul Kitchen
Prime Video e Apple TV+
Prendendo ispirazione dal ristorante di cucina tradizionale greca che l’attore Adam Bousdoukos (co-sceneggiatore del film e interprete del protagonista Zinos) possedeva un tempo nel quartiere di Ottensen ad Amburgo, il regista Fatih Akın racconta un’atmosfera autenticamente variegata, caotica e accattivante. Mentre Zinos si trasforma da personaggio un po’ scpnclusionato a chef appassionato – in sequenze di cucina che rendono omaggio ai film classici di kung fu – una colonna sonora multilingue e una fotografia da acquolina in bocca testimoniano il suo romanzo di formazione. Vincitore del Gran premio della giuria a Venezia nel 2009, Soul Kitchen non è strettamente un food movie ma include molte scene di piatti deliziosi, tra cui il dessert afrodisiaco preparato dallo chef Shayn. È piuttosto un film dedicato all’esplorazione del piacere: il piacere di ballare, di fare sesso, di ascoltare (della buonissima) musica.
Jiro e l’arte del sushi
CHILI
Il docu-film di David Gelb del 2011 segue il maestro di sushi Jiro Ono, carismatico ottantacinquenne e proprietario di Sukiyabashi Jiro, minuscolo ristorante di Tokyo con soli dieci posti a sedere. È stato il primo ristorante di sushi al mondo a ricevere le tre stelle della Guida Michelin, ma dal 2019 le ha perse tutte dopo la decisione di non accettare più prenotazioni. Jiro e l’arte del sushi racconta di un uomo ossessionato dalla perfezione e dell’amore folle per un’arte che richiede impegno, precisione e decenni di gavetta. Jiro non è mai soddisfatto, e se decidi di lavorare per lui come apprendista, dovrai trascorrere settimane imparando come strizzare correttamente un asciugamano prima di passare a imparare come affettare un uovo sodo. Gli amanti del “tutto e subito” sono avvisati.
The Founder
Prime Video
Il film di John Lee Hancock racconta la storia di Ray Krock, deus ex machina dell’impero del fast food McDonald’s. L’azienda non ha autorizzato l’opera, ma non ha nemmeno cercato di impedirne la realizzazione, probabilmente per evitare di fare troppa pubblicità gratuita. Per la produzione del film è stata fatta una quantità folle di ricerca per replicare correttamente l’aspetto dei primi negozi McDonald’s, e anche solo per questo merita una visione e una tappa nella catena dopo averlo guardato. Un Michael Keaton strepitoso nei panni di Kroc ci svela la ricetta magica del successo: avere una buona intuizione, avere pelo sullo stomaco, non avere paura di calpestare il prossimo. In poche parole: essere un bello stronzo. Oltre a questo, c’è un altro importante insegnamento sottinteso: quando ci sono di mezzo i soldi, mettete sempre tutto nero su bianco e non accontentatevi di una stretta di mano.
Okja
Netflix
Preparate i fazzoletti. Okja è il settimo lungometraggio di Bong Joon-Ho, una favola ecologista distribuita da Netflix e co-prodotta da Plan B Entertainment, che in modo a tratti tenero, a tratti crudele, di certo mai scontato, solleva parecchi interrogativi scomodi sull’allevamento intensivo, sui prodotti OGM e sul nostro (spesso smodato) consumo di carne. Il grande villain del film è la Mirando Corporation, che promuove i suoi alimenti come non-OGM nonostante siano l’esatto opposto – “supermaiali” modificati geneticamente, dimostrando una totale assenza di trasparenza e onestà intellettuale. Okja è il nome del supermaiale domestico della tredicenne Mija, che lo rincorre per tutto il mondo per salvarlo dall’essere trasformato nei “Super Pig Jerky” della Mirando. Un cast stellare – Tilda Swinton, Paul Dano, Jake Gyllenhaal, Giancarlo Esposito e la stupenda Ahn Seo-hyun – per un film che non è propriamente gastronomico, ma scatena una riflessione sul sistema alimentare contemporaneo, colpevole di guardare solo al profitto.
Il buco
Netflix
Il buco può essere spiegato con Hobbes e la sua massima “homo homini lupus”: film spagnolo del 2019, presentato al Toronto International Film Festival 2019 e successivamente acquistato da Netflix, regia di Galder Gaztelu-Urrutia a tinte fortemente distopiche. Il cibo nella “fossa” ha il ruolo di strumento di sopravvivenza e chiave per la salvezza dei prigionieri di questa sorta di inquietante torre-prigione, nonché di simbolo del conflitto tra gli individui, poiché è a causa del cibo (o della sua mancanza) che gli uomini perdono la luce della ragione. La concezione di una “solidarietà spontanea”, come definita nel film, che implica che il cibo venga consumato a ogni livello in base alle necessità caloriche di ogni individuo, appare idealistica e presuntuosa, in quanto l’uomo è intrinsecamente individualista. L’unica speranza per l’umanità risiede in una panna cotta? Vedere per credere.
Boiling Point
Prime Video e Apple TV+
Film britannico del 2021 scritto e diretto da Philip Barantini, racconta la storia della notte più terribile di un cuoco emergente di Londra, la cui vita sta crollando e il cui ristorante è sull’orlo del fallimento. La scena di apre con il protagonista, lo chef Andy Jones (Stephen Graham), al telefono, mentre affronta uno dei cliché più consueti degli uomini stressati e iper-impegnati: aver perso un evento importante nella vita di uno dei suoi figli. Di lì in poi, tutto in salita, lungo un piano sequenza che ha avuto non poche difficoltà nella sua produzione in pieno periodo Covid-19. Il film è stato girato nel ristorante Jones & Sons a Dalston, di proprietà di uno dei migliori e più vecchi amici di Barantini, Andy Jones (da cui prende il nome il personaggio di Graham). Il cibo? Più da guardare che da mangiare, una sorta di invito del regista a rispettare la pellicola come fosse un’opera d’arte.
The Menu
Disney+
Se vi sono piaciute le serie tv Squid Game e Chef’s Table, questo film rappresenta una crasi che potrebbe fare al caso vostro, grazie a un crescendo di tensione che non lascia scampo e a una fotografia da urlo. Il film di Mark Mylod del 2022 è una maestosa presa in giro dell’estenuante cultura del fine dining, dei ricchi, dei foodie e degli chef megalomani, una satira tagliente e crudelissima che non fa sconti a nessuno. Come in Boiling Point, il cibo è più da osservare che da acquolina in bocca, ma l’intento del regista è proprio questo: solo un banale cheeseburger, alla fine, salverà la protagonista e vi farà dire “che fame”. The Menu ha tutte le caratteristiche per entrare nella storia dei food movies e più ampiamente del cinema, grazie anche a un azzeccatissimo cast che include Anya Taylor-Joy, Ralph Fiennes, Nicolas Hoult, Janet McTeer e Hong Chau.