Tesoro, mi si son rotti i concorrenti (e due si sono tolti il grembiule). Cozze, cervi, leoni, soprattutto civette, con Settimino e Giorgio Locatelli che si inviano richiami d’amore nelle notti di luna piena all’ombra di una Golden Mystery Box. Le puntate di questa settimana vanno sotto una parola: selvaggio. Un po’ perché le prove hanno portato ogni aspirante MasterChef a descriversi nei termini di un animale (così vediamo chi finisce in padella per primo), un po’ perché l’entrata in scena per lo Skill Test di Alex Atala, chef del bi-stellato D.O.M. di São Paulo, apre l’era dell’istinto, e non c’è Illuminismo che tenga. La sua cucina, ispirata dagli ingredienti dell’Amazzonia (e dal punk-rock), invita al viaggio in un cuore di tenebra, limbo abissale in cui le profondità si specchiano negli occhi di chi cucina. Si può soccombere, oppure rinascere manioca. O imparare a cucinare come Lil’ Seven (eh sì, proprio Settimino Superstar), che fa commuovere questo chef con l’aria di un mistico per la sua cucina pura, di eterno bambino.
Alex Atala voto: 10
C’è chi sa spiegarsi solo maneggiando la materia, chi ha il dono del bel parlare, e poi c’è Alex Atala, che incarna la sua cucina con corpo e lingua. Allo Skill Test, per mettere alla prova gli aspiranti chef porta un Ceviche di fiori con capasanta e Cocco, mango e maiale, e ricorda ai palati europei che “dolce”, se si vuole, può anche scriversi “salato”. La sua manioca, invece, protagonista della seconda parte della prova, miete più vittime che lo sfilettamento del pesce. Con quella presenza eterea, rassicurante, te lo crediamo che i concorrenti sono andati in panico più che davanti a Scabin. Quando tutte le porte sono aperte, il vero nemico può solo venire da dentro. O, come direbbe Atala, “la paura manda avanti, il panico affonda”.
Alberto Pierobon, Settimino Difonzo voto: 9
E chi c’avrebbe scommesso ‘na lira su ‘sti due, quando li ha visti entrare negli studi dei live cooking? Non chiamateli underdog, però, perché il mondo di Alberto e Settimino non ha nulla a che vedere con il fare le cose di soppiatto. Uno perché l’urlo ce l’ha nel mestiere, l’altro perché ha scoperto che anche il dialetto veneto è un’ottima lingua di commercio per vendere orate fresche e conquistare il cuore dei giudici. Che mano, il Pierobon: solo alle prime puntate e già alcuni dei piatti più belli e – scommettiamo – più completi della stagione (prima la Signora in Giallo ai finferli, poi la pancetta per chef Atala). Elenca flemmatico le preparazioni e i giudici non riescono quasi a tenere l’assaggio. Inutile dirgli di spaccare tutto, farsi sentire: lui è bravo di già, e non ha motivo di gonfiare il petto. Lo stesso, con umile inchino, diciamo di Settimo, Settimino, Lil’ Seven (come battezzato dal compare Nicolò). Uomo dai mille nomi e dalle mille magie, perché, tra le sue mani, Bari e l’Amazzonia sono vicine di casa. Arriva con la barba incolta come un pirata dei mari del Sud e gli occhi zeppi di quella voglia di accendere i fornelli. Chissà quanti trucchi ancora nelle maniche. Ah, abbiamo sentito che, con il suo nuovo nickname da trapper, è in cerca di una produzione: sognatori, fatevi avanti.
Niccolò Califano voto: 8,5
Per Deborah la sua cucina (o forse lui? chissà) è bella ma non balla. Da queste parti, invece, Niccolò è ormai entrato ufficialmente nel roster di favoriti (e preferiti) di questa edizione, e il Cervo d’oro (sic) preparato per la Mystery non è certo il lavoro di uno che non sa come muoversi in pista. Qualcosa l’avrà pure imparato, a star vicino alle balere romagnole. La sua danza, però, non è un valzer da bassa padana, ma una tarantella che gioca ancora pericolosamente con il fuoco (a volte la fiamma, anzi il flame si chiama Michela). Il migliore nella Mystery, si porta a casa una Golden Pin e si lascia arrivare fino all’ultimo step, con eliminazione, dello Skill Test di chef Atala. Per non rivelare troppo, diciamo che sulla strategia si deve migliorare. Alla fine, “la vita non ha senso”, giusto? Un po’ come diceva quel tizio con il suo stesso cognome: “no, non ho detto gioia…”
Giorgio Locatelli, Eleonora Riso voto: 8
Finally, Locatelli. Gli uomini che sanno domare un completo marrone si contano sulle dita di due mani, e uno dei posti è riservato a Re Giorgio. Sarà che la Mystery aveva un che di giallo Mondrian; sarà che la sua coppia-da-set con Anna si è evoluta, con lo chef che ha lasciato cadere il titolo di “signora” per rivolgersi al cuore della sua galante metà. Questo o quello, la grazia di Locatelli ha permeato la classe, speriamo per non spegnersi più. Accanto a lui mettiamo Eleonora: prima scheggia impazzita, ora drittissima, mix di serio e faceto che solo una toscana potrebbe sostenere. La sostanza, da lei, c’è tutta. Ha ancora una Golden Pin, tutta la voglia di tenersela, e ormai un abbonamento al club dei migliori. A un certo punto ha detto che ha vissuto un periodo in un bosco. Sediamoci per un caffè e raccontaci tutto.
Antonino Cannavacciuolo voto: 7,5
Sempre superstar, questa volta lascia di più il campo ai colleghi (e c’è chi se lo piglia). All’assaggio della Mystery riassume il senso (profondo, non dei numeri) di partecipare a questo show: essere messo in difficoltà, non saper cosa scegliere tra piatti che si scavalcano l’un l’altro in qualità. In effetti, il suo sorriso, per un concorrente, deve valere più di cinque chili di tartufo bianco, le sue critiche più delle ramanzine della mamma. Altrimenti non si spiega perché dopo un suo rimprovero i ragazzi la prendano sul personale. Vero, Kassandra?
Marcus Agerstroem, Beatrice Belli, Sara Bellinzona voto: 7
Se potessimo fare una playlist dei talenti emergenti, metteremmo loro. Finora sono rimasti nelle retrovie, ma quando i numeri della classe cominciano a calare e la sfida si alza, chi non affiora sul pelo dell’acqua, muore. A noi, Marcus “il biondo” sta davvero simpatico, per quella preferenza istintiva che si accorda a chi è fuori posto. Si perde nella tecnica, ma chef Atala lo riporta sulla retta via del gusto. Quel posto, Marcus, ce l’hai. Allunga una mano e prenditelo. Ci stanno provando le più giovani colleghe, Beatrice e Sara. Se la prima a volte scivola sulla sua giovane età, sa anche, da cestista, imbroccare tiri da tre notevoli. La seconda fa i compiti molto bene e comincia a sollevarsi dalla media (l’avete visto quel carciofo?). Vedremo se la loro parabola continuerà a crescere.
Bruno Barbieri voto: 6,5
La carica, la carica, la carica… e non scoppia mai. In una puntata in cui due dei migliori sono stati rimproverati per la scarsa esplosività in postazione, ma anche emotiva, noi vorremmo essere lì, dall’altra parte del banco d’assaggio, e dire la stessa cosa. Impeccabile il verde sulla prova di chef Atala. Però questo sì che farebbe fatica a ballare.
Michela Morelli, Anna Pisano, Lorenzo Silvidio voto: 6
Questa classe ha un problema di “palle”, cioè un’ossessione. E da qui a scendere (Anna perdonaci, non parliamo di te) listiamo gli appartenenti a quella che Andrea Pinketts avrebbe chiamato una scuola dei duri: quelli che abbassano la testa, tirano fuori le corna, e speriamo che vada bene. Ma no, la cucina non è questo. È testardaggine, forse, ma rabbia proprio no. Lo sta capendo (lo diciamo e lo neghiamo) Michela, che, seppure non si lasci sfuggire due frecciate al vetriolo, ha visto che il nemico sta nel piatto, più che attorno a lei. Accanto a lei Lorenzo, compagno di scornature nella prima prova in esterna, anche lui fregato dalle emozioni e dalla voglia di arrivare mostrata in chiave arrogantella. Lo sappiamo che non sei così, Lorenzo. Tieni la schiena dritta, e vedrai che anche gli altri lo capiranno. Fai come fa Anna: ascolta, innamorati, cerca di migliorarti sempre.
Nicolò Molinari, Antonio Mazzola voto: 5
Diciamolo subito: al termine dello Skill Test, Nicolò si è dovuto togliere il grembiule, lasciando per sempre la cucina di MasterChef. Siamo dispiaciuti per Settimino, che ha perso la sua spalla artistica proprio all’inizio della competizione. E ci dispiace un po’ anche per te, Nicolò, che hai dovuto pagare l’essere rimasto troppo vicino a casa nei tuoi piatti. Te ne vai a testa alta e, siamo sicuri, già innamorato di qualcun altro, qualcos’altro, come d’altronde è nel tuo stile. Amore che dovrebbe esercitare il tuo amichetto di cene, Antonio, invece che pensare a “fare il toro” quando gli altri concorrenti lo mettono in difficoltà (ché poi perde l’attenzione dai fuochi). “Ricambiare con la stessa moneta”, come dici tu, sta bene nei gangster movie, non in una competizione che, come ti ricorda Niccolò, si fonda sulla sportività. Via i muscoli, su il cervello.
Valeria Zullo voto: 2
Ci dispiace Valeria, il 2 te lo becchi per la recidiva: te l’avevano già detto, che non dovevi cucinare pensando al tuo Pippi, ma, come hanno chiosato gli chef, probabilmente la tua testa non ha mai lasciato la finestra di casa dove te lo compri a suon di würstel. Per questo, un po’ ti invidiamo. Purtroppo MasterChef è uno spietato talent di cucina, e con il sugo che hai messo su quella pasta all’Invention Test, con il baccalà tutto rattrappito, ci hai fatto sentire gabbiani anche noi. È tempo per te di tornare ai tuoi lidi. Ti auguriamo tutto il meglio nella tua vita dopo MasterChef.
Kassandra Galindo Rodriguez voto: 1
Visto che se no sembra accanimento, elenchiamo: il sifone non funziona alla Mystery Box (probabilmente per un errore suo), scarica la colpa sul nulla, si mette a piangere, fa i capricci, ci manca poco che non mandi in quel posto Cannavacciuolo. È così orgogliosa del suo cervo che spinge per portarlo all’assaggio rubando il momento trionfale di Niccolò, e viene blastata facile. Davanti a chef Atala porta un capasanta orgogliosissima e dimostra di essere la peggiore giudice di se stessa. Fa la bulla contro Antonio in confessionale. Si salva perché, per una volta, va meno in panico degli altri. Forse, tornando agli animali, la classe di MasterChef non è il suo habitat naturale.