Pasquetta è come la pasta con il burro: una certezza. E cioè certezza, in primis, che pioverà. Poi, che i piani alla carbonella dei carnivori impenitenti saranno intralciati da loro: vegani e vegetariani, di vecchia o nuova conversione. Che sia per scacciare le sirene della gola e non cedere alla tentazione umami della carnazza alla brace, o perché, effettivamente, gli animali non li vogliono proprio più mangiare (rari ma isolati casi), la richiesta giungerà puntuale e svizzera (come il Paese, mica l’hamburger): ma le grigliamo le verdure? E l’insalata di farro? Ecco: non sorridete a denti stretti, non dite di sì con rabbia contenuta e nervosa. L’insalata di farro non si può davvero sentire, con tutti i sottoli che ci si scodellano dentro, e i pomodori brutti ché ad aprile non è tempo, e poi, se ci ficchi il formaggio per un minimo di sapere, al vegano non funziona. No, lasciate perdere i mappazzoni. La soluzione fa rima con i burger di finta carne che potete trovare in Italia, e che vi salveranno l’appetito per la festa più eretica dell’anno.
Ma prima: di che cosa parliamo, quando parliamo di fake meat, o finta carne? Innanzitutto, non parliamo di carne sintetica, che tanto ha fatto titolare i giornali negli ultimi tempi per una serie di questioni legate o meno alla sua opportunità secondo le nostre compagini politiche. Perché la “carne coltivata”, detta anche “sintetica”, è un prodotto animale ottenuto attraverso la coltivazione in vitro – cioè in laboratorio – di cellule staminali muscolari tramite tecniche di ingegneria genetica (tranquilli, lo spiegone finisce qui). La fake meat, invece, è un’alternativa vegetale alla carne, spesso ottenuta lavorando le proteine del grano o dei piselli, a cui vengono aggiunti vari ingredienti (come olii vegetali e coloranti naturali) per restituire al gusto le proprietà organolettiche della carne.
Esatto, avete capito: parliamo di quei patty rosini con i nomi da supereroi che hanno un aspetto un po’ più sano dei burger precotti di patate e verdure. E che, numeri alla mano, stanno conquistando sempre di più i consumatori: secondo una ricerca del Boston Consulting Group, per il 2035 circa l’11% dell’intera quantità di prodotti di origine animale consumati sul pianeta sarà sostituita da un’alternativa plant-based (ma le stime potrebbero variare, toccando il 22% nel caso di un cospicuo balzo in avanti nelle tecnologie di produzione). Il tutto in un mercato che, secondo Bloomberg, varrà, nel 2030, più di ventiquattro miliardi di dollari, attirando investimenti e creando terreno fertile per la nascita di nuovi marchi.
Preso appunti? Visualizzato ventiquattro miliardi di dollari? Bene. Ora che siete esperti di fake meat preparatevi a entrare nel vivo della questione, perché abbiamo stilato la guida definitiva a tutti i fake burger presenti (al momento) in Italia. Scegliete quello che fa per voi, e dateci notizie. Anzi, come direbbe Kim Kardashian, “Chief Taste Consultant” per una recente (e controversa) campagna del famoso brand Beyond Meat: taggateci nelle storie, e fateci sapere com’è andata.
Beyond Meat: il più sexy
Si sa: quando le Kardashian si muovono per qualcosa, vuol dire che sotto c’è qualcosa di grosso. Nello specifico, la popolarità di Beyond Meat e dei suoi prodotti di finta carne, tra i primi a bucare il mercato nostrano e, in gran parte d’Europa, non rivaleggiati dal principale competitor, Impossible Foods. Fondata da Ethan Brown – «un vegano che sentiva la mancanza del fast food» – Beyond Meat offre una vasta gamma di prodotti, dai patty per burger al macinato, dalla salsiccia alle polpette. Inoltre, molti ristoranti propongono alternative vegetali ai propri piatti a base di carne attraverso i prodotti Beyond. Il brand è sexy e astuto sul mercato, tanto da guadagnarsi il posto di “fake burger per antonomasia”. Ma è anche il nostro preferito? No. A meno che non si infarcisca di salse e altre amenità, che non sia carne – mi spiace, Ethan – si sente proprio. E dopo un po’ stomaca pure.
Heura: il più consapevole
Heura è una pianta che cresce velocissima, fino a riempire tutto il mondo. È anche il nome che Marc e Bernat, i fondatori, hanno scelto per la loro azienda nata nel cuore di Barcellona all’insegna dell’attivismo alimentare e l’assoluta convinzione che smettere di consumare carne sia il primo passo per rattoppare il mondo. Per aiutare nel processo, Heura usa prevalentemente legumi, e li mischia con ingredienti di alta qualità per ottenere la sua finta carne. La scelta di prodotti è molto variegata, e si suddivide in base al sapore che il prodotto vuole replicare (pollo, manzo, maiale, pesce). La nostra opinione: nugget e burger spaziali. Sul resto, osserviamo con interesse.
Planted: il più interessante
Se appartenete alla fumosa categoria dei “giovani” e state pensando da un po’ di fare un tentativo con la fake meat, look no further: avete trovato Planted, il brand più colorato e divertente in circolazione, sia nelle scelte di marketing che di offerta. La storia comincia nel 2019, quando Pascal Bieri, uno dei fondatori, decide che è tempo di accorciare la lista degli ingredienti dei brand di fake meat che hanno preceduto Planted. Detto, fatto. E, visto che il marchio ha sede in Svizzera, quale miglior punto di partenza che la classica Schnitzel di area germanofona? Oggi, Planted annovera prodotti come kebab vegetali, pulled pork e pollo plant-based, strizzando l’occhio in modo deciso e divertente allo street food. Il nostro preferito, come gusto e come mondo.
Future Farm: il cool kid in noi approva
Non scienziati matti, ma scienziati felici e in colori fluo. Questo è quello che dichiara il sito della brasiliana Future Farm, l’azienda più Zoomer tra quelle presenti sul mercato italiano. L’offerta di Future Farm è simile a quella di Beyond: burger, macinato, polpette, salsiccia e pollo, con l’aggiunta bonus del tonno. Gli ingredienti, molto clean: legumi, olio di canola, bababietola, olio di cocco, estratti naturali. La vibrazione, quella di un certo revival del cottagecore, riconvertito alla coolness degli Anni Venti (del Duemila). Ci piace? Ci piace.
Super (Valsoia), Next Level (LIDL), Unconventional (Granarolo), Green Cuisine (Findus), Incredible (Nestlé): le aziende rincorrono
Lo sappiamo: per Pasquetta ci si prepara con spese luculliane e frigoriferi pieni allo sfinimento. Quindi, ci sta: se siete all’Esselunga e non hanno Planted (il che è probabile al 99,99%), che fare? La soluzione è semplice, e arriva direttamente dal banco frigo. Perché, negli ultimi anni, anche i grandi brand si sono allineati alle ultime evoluzioni del mercato e del gusto, sfornando una sfilza niente male di alternative vegetali alla carne. Dalla iconica Valsoia – spauracchio degli onnivori quando i primi vegani calcavano la Terra – con il suo Super Burger, alla linea Green Cuisine della Findus, colorata e a misura dei piccoli capitani di domani; fino alla linea Garden Gourmet della Nestlé, composta sia da fake meat di vario genere che da alternative vegetali ma senza la pretesa di replicare il gusto della carne, o all’insospettabile Next Level Burger (marchiato LIDL). Last but not least, l’Unconventional Burger della Granarolo, che, secondo varie ed esperte bocche, potrebbe essere il più interessante della lista. Mangiateli tutti, andate in pace, e chissà se vi convinceranno abbastanza da lasciar perdere la carne vecchio stile. Nel caso, però, siate preparati: le occhiatacce, a Pasquetta, non vi risparmieranno. Voi spiegatelo a vostra madre con tranquillità, che state facendo una prova, e vedrete che tutto andrà bene.