Ormai sappiamo tutti che Kojima si è fatto un nome nella cerchia delle star hollywoodiane, tra le quali gode di parecchie simpatie. D’altra parte, qualora lo ignorassimo, il buon Hideo non manca mai di ricordarcelo attraverso un’abbondante documentazione fotografica delle sue conoscenze altolocate tramite social.
Le parole di George
L’ultima aggiunta al fan club di Kojima è George Miller, apprezzato regista e autore, tra gli altri, di Mad Max e Mad Max: Fury Road. Il cineasta di origine australiana, messo dai nostri colleghi di IGN USA davanti a una PS4 su cui girava una copia di Death Stranding, si è lanciato in una serie di riflessioni su Kojima e la portata rivoluzionaria del suo operato: “Non credo ci possa essere un’evoluzione culturale senza un rinnovamento, senza il supporto di idee nuove. E spesso queste idee sono provocatorie e spostano il paradigma di ciò che è accettato di alcuni gradi, ma non puoi esserci evoluzione senza che ciò avvenga. È così che funzionano i processi creativi. Credo sia ciò a cui noi reagiamo, ma anche ciò che in fondo bramiamo. Se tutti ci limitassimo a un compitino rispettoso per tutta la carriera, dovremmo comunque fare i conti col nostro fallimento in qualche modo”.
Il segreto delle cut-scene
Di fronte ad alcune delle cut-scene che, come immaginabile, costelleranno il nuovo gioco firmato Kojima, George Miller si è poi spinto ancora un po’ più in là: “È un immaginario davvero meraviglioso, lascia increduli. Nei film si vedono sempre le stesse idee, gli stessi archetipi cinematografici. Quello che un paio di anni prima poteva apparire come rivoluzionario, nel giro di brevissimo è già diventato un cliché. Ed è questo il momento in cui il coraggio artistico entra in gioco, quando qualcuno come Kojima-san è pronto a spingere i confini un po’ più in là”.
Kojima? Come un vero regista
Le riflessioni del papà di Mad Max si sono quindi concentrate sulle qualità di Kojima quando si posiziona dietro la macchina da presa virtuale: “Le abilità e il talento che caratterizzano i grandi registi io le rivedo nelle opere di Kojima-san. I diversi linguaggi visuali, la sintassi, l’immaginario avvincente, ci sono tutti. E tutti vengono utilizzati per regalare al pubblico un’esperienza grandiosa. Il rischio è che non che non venga universalmente accettato, perché troppo radicale in un certo senso. D’altro canto, tutto ciò ti dà la possibilità di cambiare radicalmente il medium su cui stai lavorando.” Per poi concludere con un “Wow, è straordinario!” di sincero stupore di fronte ad una sezione di gioco che, tuttavia, non ci è dato osservare.
George Miller non è però il solo ad aver potuto mettere le mani in anteprima su Death Stranding. Anche noi stiamo provando ormai da diversi giorni l’ultima fatica di Kojima e il nostro verdetto è dirittura d’arrivo per la mattinata del 1 novembre, momento in cui scadrà l’embargo e ci sarà possibile parlarvene liberamente.