Enzo Jannacci, all’anagrafe Vincenzo Jannacci, nato il 3 giugno 1935 a Milano e morto nella stessa città il 29 marzo 2013, è stato uno dei cantautori e parolieri che più si sono affermati in Italia nell’immediato dopoguerra.
Un uomo dalle mille sfaccettature e talenti che, oltre a diventare simbolo della musica milanese, si è affermato anche come cabarettista, sceneggiatore, compositore, attore e pianista. Una carriera costellata di successi che hanno portato Jannacci a diventare una delle personalità più influenti del mondo dello spettacolo.
Con quasi 30 album pubblicati, sia live che in studio, è entrato a far parte dei principali riferimenti musicali delle nuove generazioni del mondo della musica. Stessa cosa vale anche per il mondo del cabaret e quello attoriale, dove Jannacci è visto come un modello da seguire.
Di origini pugliesi da parte di padre e comasche dalla parte materna, Enzo Jannaci si è subito distinto per l’impegno sui banchi di scuola e, dopo gli studi al liceo Scientifico e il diploma al Conservatorio, continua la carriera scolastica laureandosi in medicina all’Università di Milano nel 1967, principalmente per volere del padre. Specializzatosi in chirurgia, porta avanti la professione di medico fino alla pensione e prendendo in cura numerosi personaggi del mondo dello spettacolo come Teo Teocoli, Renato Pozzetto e non solo.
Carriera
La carriera musicale di Enzo Jannacci ha inizio negli anni ’50 quando, dopo il diploma al conservatorio, si avvicina al mondo del cabaret milanese dove mette subito in mostra le sue doti attoriali e, nel mentre, scopre anche il jazz e il rock and roll, quest’ultimo appena approdato dagli Stati Uniti.
Locali come il Santa Tecla e il Derby, due vere istituzioni milanesi, sono il punto di incontro tra i più grandi artisti del dopoguerra e, proprio qui, conosce persone come Adriano Celentano di cui diventerà tastierista nell’allora gruppo dei Rock Boys. Parallelamente insieme a Giorgio Gaber, amico di lunga data, fonda il duo dei Due Corsari che debutta con il primo 45 giri nel 1959.
Durante le numerose esibizioni nella scena milanese, Jannacci viene notato da Dario Fo che ne intercetta il talento e lo porta con lui su diversi palchi teatrali. Anche in questo caso nasce una coppia fortunata, non solo perle opere scritte e recitate insieme, ma anche per la nuova carriera attoriale di Jannacci che lo porterà sulle scene di tutta Italia fino all’ultimo.
Un’esperienza che segna anche il suo modo di scrivere tanto che, le sue canzoni, diventano sempre più racconti di vita, spesso dei più deboli: veri copioni teatrali in musica.
Tra le sue canzoni più famose impossibile non menzionare “Vengo anch’io. No, tu no” uno dei primi tormentoni italiani che diviene simbolo delle lotte sessantottine. Da canzonetta orecchiabile a racconto di differenze sociali che colpivano maggiormente i giovani in quel periodo. Ed è proprio nel ’68 che Jannacci, dopo la delusione per il secondo posto a Canzonissima, abbandona la musica e l’Italia per concentrarsi sulla sua carriera da medico: ben 11 anni lontano dal pubblico tra Africa e Stati Uniti dove si specializza in cardiologia anche se continua nella sua carriera artistica dietro le quinte.
Nel 1979 non solo registra un nuovo album e torna a cantare dal vivo ritrovando, così, il contatto con il pubblico che l’ha sempre amato. Da qui si susseguono una serie di successi, sia musicali che televisivi, dove non è mancata la partecipazione a quattro Festival di Sanremo (1989, 1991, 1994 e 1998).
Con l’arrivo degli anni 2000 torna l’amore per il jazz e incide nuovi album come “Come gli aeroplani”, “L’uomo a metà” e “The best 2006”.
Dal 2010 le sue apparizioni pubbliche sono sempre più rare e, nel 2013, muore a Milano a causa di un tumore con cui combatteva da anni. L’ultimo album, “L’artista” viene pubblicato postumo nel novembre del 2013.
Vita privata
Nato e cresciuto a Milano, città a cui sempre reso omaggio, Jannacci è figlio di un Maresciallo dell’Aeronautica Militare Italiana e di una sarta.
Dopo la laurea in medicina si trasferisce in Sudafrica e poi in America per la specializzazione. Come lui stesso ha dichiarato, prima di sentirsi uomo di spettacolo, era un medico che amava aiutare gli altri.
Una moglie e un unico figlio: nel 1967 sposa Giuliana Orefice e, dal loro matrimonio, nasce il figlio Paolo nel 1972, anche lui compositore e musicista.
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