‘Amici’, le pagelle: anche Maria ha il suo Rosatellum
Il sistema di eliminazione del talent è più complesso e insensato della legge elettorale. Nonostante Totti, Gianni Morandi e Ghali, la seconda puntata è preoccupante.
Il sistema di eliminazione del talent è più complesso e insensato della legge elettorale. Nonostante Totti, Gianni Morandi e Ghali, la seconda puntata è preoccupante.
Certo, la Juventus fa tutto con più stile. Perché mentre il resto d’Italia dà agli arbitri epiteti come cornuto, lo juventino gli dice “a insensibileeee!”. Lo stile Juve è tutto qua, perché le parole sono importanti. Ma i contenuti sempre gli stessi.
Intervista all'attore sul film "Io sono tempesta" di Daniele Luchetti, con Marco Giallini
Il nuovo film di John Krasinski sembra un horror normale, anzi uno stereotipo. Ma non è così, è un'opera tanto semplice quanto geniale, altro che il bluff 'Get Out'.
Probabilmente Marquez infrangerà molti altri record ma, al contrario del Dottore, non sarà mai un campione.
Lo show di Maria De Filippi cambia tornando al passato: e fa ancora discutere la sua prof più cattiva.
Se i film di Natale erano volgarità, trash, sessismo, omofobia e razzismo, nel loro cinepanettone Pio e Amedeo provano anche a fare i paraculi
Il film di Alessandro Aronadio ci regala un Edoardo Leo profeta di un nuovo credo: lo ionismo.
Ha interpretato Geronimo e Nuvola Rossa, ha recitato in 'Balla coi lupi' e 'Avatar'. Ora è il protagonista di 'Hostiles', e incarna da sempre l'immagine dei nativi americani. Contro luoghi comuni e razzismo.
È il quinto candidato ai David di Donatello di questa sera, quello che nessuno dei vostri amici conosce. Ma dovrebbe.
Una foto, un teaser, qualche indiscrezione. E scattano recensioni, analisi e social storm che dimostrano una volta di più la genialità del regista premio Oscar.
Quello che è successo domenica è l'ennesima conferma che il calcio è un mondo per cui valgono sempre regole a parte.
La fantascienza su Netflix non va. Dopo l’appena sufficiente ‘The Cloverfield Paradox’, ecco il disastroso film del figlio di David Bowie.
Tra sala, home video e Netflix, ovviamente, l’horror ci ha regalato tante belle sorprese, in mezzo a (troppe) opere mediocri.
Gabriele Muccino mette in questo lungometraggio tutto il suo cinema e lo eleva alla massima potenza. E ci ricorda che solo lui può fare film così.
Il grande regista e attore inciampa in un film sciatto, a tratti parodistico. E non è colpa dei (veri) protagonisti.
Chissà se Cruciani, Severgnini & C. si schiereranno contro i tifosi bianconeri come fanno con quelli napoletani. O forse capiranno che il “tifo” antisportivo è una malattia senza colori?
Una satira sociale elegante e spiazzante, la tragicomica discesa agli inferi di chi ha sempre finto di essere felice e realizzato.
In questo paese in cui le strategie distributive dell’audiovisivo per la loro modernità e agilità fanno sembrare Sanremo un festival punk, sono tutti sconvolti dal fatto che non sia stata fatta una robusta promozione del film.
La troupe che girava il film su Hitler da cui questa commedia è tratta rischiava la pelle. Da noi fuori i cellulari per video e selfie. Noi con il fascismo non abbiamo fatto i conti. Ci abbiamo fatto pace.
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