
Il pain au chocolat è morto, viva il pain suisse
La viennoiserie dei golosi per eccellenza sta cambiando: c'entrano i social, un certo Cédric Grolet, i trend, ma anche il recupero della tradizione pasticceria d'Oltralpe
La viennoiserie dei golosi per eccellenza sta cambiando: c'entrano i social, un certo Cédric Grolet, i trend, ma anche il recupero della tradizione pasticceria d'Oltralpe
Nelle puntate dei buoni sentimenti, vince chi doveva vincere e tutto finisce bene. Le vere sfide, per quelli arrivati fin qui, cominciano ora
Due chef immensi, degli ego immensi (quelli dei concorrenti), un saluto dovuto e un altro sofferto. Arriva la top 5, bellezza. Il dado ormai è tratto
Ci sono tre cose che nessuno vuole fare: invecchiare, morire, ingrassare. E quando succedono, tendiamo a dare la colpa a come ci siamo nutriti durante la nostra vita. Tra mito e myth-busting, è ora di capirci qualcosa di picchi glicemici & co.
Dal 7 al 9 giugno, una tre giorni di appuntamenti, musica e assaggi strepitosi per stare insieme attorno al cibo della condivisione per eccellenza, spicchio dopo spicchio. E la domenica siete invitati a uno speciale talk a tema inclusione
Da salmone e massa di cacao fino alla pizza al caffè (ma anche all'ananas e ventricina), passando per gli scivoloni come risotto alle fragole e Champagne. Abbiamo chiesto ai maestri (quelli veri) come fare per non confondere la creatività con lo strafare
Guida storica e linguistica alle "carte dei cibi", che tanto ci stregano ma che spesso ci fanno penare. Perché, tra liste infinite di ingredienti, ermetismo e formati concettuali, sedersi al ristorante può sembrare una giungla
Due ospiti di livello non tirano su la competizione, e i concorrenti si comportano come chi ha studiato poco, e all'ultimo, per il compito in classe. Due eliminazioni condiscono una puntata che, complice il bulbo ammazza-vampiri, brucia già parecchio
Wine bar, bar à vin, mescita: il nome lo scegliete voi, ma la sostanza non cambia. Ora il vino ha bisogno del rinforzo, più sostanzioso del "piattino", meno corposo di una portata da ristorante. La costante è che, sempre, si sta bene
Nel carcere di Alessandria, la rieducazione dei detenuti avviene anche attraverso il cibo (e la birra). Il merito è della cooperativa Idee in Fuga. Dietro c'è (anche) lo zampino di Teo Musso di Baladin
Abbiamo messo sotto pressure test il "cicerone" del programma Sky Original più memabile (e memato). Che, tra questo e quel pranzo di quattro ore, ci ha raccontato quanto sia bello «essere re»
Una volta era il carrello a fine pasto, per i bastiancontrari del dolce. Oggi è il Cheese Bar, meta di pellegrinaggio per tutti quelli che “la buca l’è minga stracca se la sa no de vacca”, che poi vuol dire: chiudere sempre con il formaggio, e andare in pace
Unire contesti, luoghi, stili e cibi solo all’apparenza distanti è stata la cifra stilistica più distintiva del festival diffuso di alta cucina di Udine
Dice il saggio che tutti i funghi sono commestibili, alcuni però solo una volta. Come un film horror degli anni Settanta, che entri l’assassino: si trova nei boschi, a volte sulla nostra pelle.
Per combattere il gastro fighettismo abbiamo bisogno di locali informali, popolari, con una cucina di sostanza più che di apparenza: insomma, quel genere di posti dove, appena entri, sai che hai già iniziato a prenderti cura di te
È il tormentone in cui si ricasca ogni anno, che arriva inesorabile con l’impennarsi delle temperature. Viaggio tra le insalate di riso, le paste fredde, le capresi, i prosciutti e melone e i carpacci che ci mettono di fronte a un dubbio amletico: stavamo meglio quando eravamo meno gastrofighetti?
La madeleine estiva per eccellenza, che ci riporta alle vacanze dell’infanzia e adolescenza e che nel nostro immaginario vince comunque contro artigianalità e gastrofighettismo. Li abbiamo elencati quasi tutti, partendo dal Winner Taco al… no spoiler!
In principio furono quelli industriali tutti sciroppi, coloranti e additivi vari: oggi si chiamano fruttini, sono fatti con la frutta fresca e vivono una seconda giovinezza dopo lunghe stagioni di immeritata panchina. Mica male, per un’invenzione nata esattamente cent’anni fa
Si chiama marketing olfattivo, e studia le profumazioni adatte a ogni genere di spazio di vendita, locali inclusi. Al limite dell'inganno: meglio un odore reale, che magari ti si attacca agli abiti ma è sintomo di cucina verace, o una fragranza sintetica che simuli un’anima, in contesti che un’anima non ce l’hanno?
Si dice che sui gusti non si debba discutere, ma a volte anche sì. È il caso di ingredienti e sapori che obbligano a una scelta – o di qua o di là – e che dividono peggio di un derby calcistico: qui però non è questione di cuore, bensì di Dna. E la domanda resta: sa di agrumi, o sa di cimice?
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