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Le playlist di Rolling Stone: la nuova vita di Dan Solo

Il ritorno dell'ex Marlene Kuntz passa da un EP, "Avrei", che precede "Classe A", l'esordio previsto per l'autunno. Queste sono le sue canzoni "da rinascita"

Le playlist di Rolling Stone: la nuova vita di Dan Solo

Dan Solo fotografato da G. Caira, per gentile concessione

Per un caso, arriva proprio oggi che è il suo compleanno la playlist per Rolling Stone firmata da Dan Solo: l’ex Pornodrome e soprattutto ex Marlene Kuntz, anche attore e compositore di colonne sonore (Indagine su un cittadino di nome Volontè) si prepara a uscire con il suo disco di esordio come autore e interprete Classe A il prossimo autunno. Fino ad allora sarà possibile ascoltare l’EP Avrei, che precede il lavoro e a sua volta è stato anticipato dal video del brano che dà il titolo al mini-album:

A Dan abbiamo chiesto di compilare una sua carta d’identità in musica: le canzoni che ha scelto hanno motivazioni niente affatto banali e fra loro forse si nascondono le coordinate sonore di Classe A. Ecco come ce le ha introdotte.

Scegliendo queste canzoni, mi sono accorto che molte di esse hanno a che fare con il momento in cui ci si ritrova a tirare le somme, e a ricominciare. Inconsciamente, sono andato a selezionare brani che trattano quasi lo stesso argomento. Proprio in questi giorni ho pubblicato un EP di tre canzoni (Avrei) che idealmente ho sottotitolato La Trilogia della Rinascita. Quindi, la scaletta che propongo la chiamerò così: La Playlist della Rinascita. Buon ascolto.

Johnny Cash
Hurt

Grandissima cover dei NIN di Trent Reznor. Chi ha amato l’originale non può non sentire la profondità che Johnny Cash riesce a dare alle parole del testo, con un arrangiamento perfetto nella sua semplicità. Ogni immagine arriva nitida e immediata, nel suo drammatico incedere poetico, la descrizione di come la sofferenza possa essere talvolta uno strumento di verifica, per sentire se si è ancora vivi… o no.

Placebo
English Summer Rain

Placebo - English Summer Rain (Official Music Video)

Power trio, i Placebo sono tra i miei gruppi preferiti. La loro alchimia è perfetta. Gran bel basso, oltre al resto ovviamente. La voce di Brian Molko o ti piace o la detesti. A me piace, molto. La canzone che ho scelto mi ricorda la città in cui vivo, Torino. Non c’è un motivo logico, forse la pioggia. Il testo da seguire dal fondo verso il cielo, e viceversa. “Tutto rimane lo stesso e nulla cambia, e la pioggia (inglese) d’estate sembra durare per sempre. Conta fino a dieci e ricomincia, ricomincia, ricomincia…”. Conta fino a dieci e ricomincia.

Giorgio Gaber
Io se fossi Dio

Nella mia famiglia si ascoltavano De Andrè, Guccini, Gaber… Correva l’anno 1980, avevo dodici anni, e quando nel negozio di dischi sotto casa trovai il vinile di Io se fossi dio, originale ed unica stampa, lo comprai subito e corsi a casa a mostrarlo ai miei. Quando lo ascoltammo, fu una rivelazione. Naturalmente non ero ancora in grado di comprendere appieno il senso delle parole, ma continuai ad ascoltarlo, sempre. Con mio fratello si rideva delle parolacce che sentivamo… Conosco il testo a memoria. È come se fosse anche un po’ mia, questa canzone. Oggi la eseguo dal vivo, come omaggio a Giorgio Gaber, sia perché le parole sono di un’attualità disarmante, sia per non dimenticare che in politica i miracoli non accadono mai, ma si millantano sempre.

Fabrizio De Andrè
La canzone del padre

Al di là dei significati più didascalici e narrativi, contestualizzati all’interno del racconto che si sviluppa nei brani di Storia di un impiegato (concept album, liberamente ispirato a una storia vera), questa canzone rappresenta per me la descrizione del momento in cui ci si riappropria della vita. Quel momento è diverso per ognuno di noi, quel momento non è ancora accaduto per molti di noi, quel momento è stato rinnegato da alcuni di noi. Quel momento ha a che fare con la consapevolezza, con il “rendersi conto”. “…ora aspettami fuori dal sogno, ci vedremo davvero, io ricomincio da capo”.

PJ Harvey
The River

Berlino, inverno 2003, Tritonus Studios, Marlene Kuntz, sessioni di registrazione di Senza Peso. Alla produzione, Head e Rob Ellis, rispettivamente tecnico del suono e batterista di PJ Harvey. Le sessioni cominciavano verso mezzogiorno e terminavano intorno alle sette di sera, momento in cui ci si catapultava nel localino sotto gli studi a bere qualcosa… Con Rob fraternizzammo subito e nelle lunghe chiacchierate a supporto dei nostri aperitivi, gli argomenti giravano a trecentosessanta gradi e si parlava di tutto. Anche di PJ. Ricordo che quando gli citai The River come una delle mie favorite, Rob mi disse che anche lui la pensava così, seppure non avesse suonato la batteria in quel disco.

Franco Battiato
La Cura

Questa canzone non ha bisogno di introduzioni o spiegazioni. Il titolo esprime quello che realmente accade durante l’ascolto: la sensazione pervasiva di un incontenibile bene cosmico che si prende cura di noi… (o che almeno dovrebbe). Qui la musica e, soprattutto, le parole rappresentano la naturale espressione che deriva dall’ispirazione pura, della visione oltre il corpo e la mente: la visione dello spirito.

Tricky
Nothing Matters

Anche in questi anni Dieci si pubblica qualcosa di notevole. Tricky è l’elettronica che mi piace, quella che suona “calda”, che mi trasmette qualcosa in più di una cassa in quattro. Da sempre le sue collaborazioni sono eccelse; sia con grandi nomi, ma anche, e questo è il nostro caso, con voci poco o per nulla note ai più. Voci che Tricky porta alla ribalta, dimostrandosi capace di mettersi da parte e lasciarle parlare.

Nick Cave
Higgs Boson Blues

Il “Re inchiostro” ci racconta di come un acceleratore svizzero di particelle possa ispirare non solo la fisica, ma anche la metafisica, la poesia, la musica… Il blues del bosone di Higgs ha a che fare con le origini del blues, oltre che con la più intima struttura dell’universo.
Ritroviamo Robert Johnson e il diavolo, in Svizzera questa volta…
Canzone visionaria per un autore, Nick Cave, imprescindibile.

Nirvana
Come as you are

Non potevo non mettere almeno una canzone dei Nirvana. Quando vennero alla luce, fu come un fulmine a ciel sereno. A Torino, nel 1991 e dintorni, il venerdì allo Studio 2 (una discoteca) c’era la serata rock e si ballava al ritmo di Nirvana, Soundgarden, Red Hot Chili Peppers, etc. etc. Era un appuntamento fisso, impossibile mancare. Tra l’altro, all’epoca, era l’unico locale con quel tipo di programmazione. Alla consolle c’era un signore che in arte fa “Mixo”, con cui ho cantato per la prima volta in pubblico una mia canzone, in duetto, proprio allo Studio 2, la notte di fine dell’anno. Era il capodanno del 1992, se non sbaglio.

Moby
Blue Paper

Brano incluso nel cd numero due del progetto di Moby intitolato Hotel. Un secondo disco completamente strumentale, di musica ambient (così s’intitola, infatti). CD che ascolto durante le mie giornaliere sedute di meditazione che pratico da un paio d’anni a questa parte. Lo consiglio vivamente come contrappunto a quei giorni tempestosi che possono capitare durante la vita; ha un effetto benefico sperimentato, rilassante e gioioso.