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12 film e serie contro la violenza sulle donne

Da Nicole Kidman in ‘Big Little Lies’ a Paola Cortellesi nel film-caso ‘C’è ancora domani’, passando per la Elisabeth Moss di ‘The Handmaid’s Tale’ a film con attrici come Jodie Foster, Isabelle Huppert e Charlize Theron. A bocca non più chiusa

Foto: Vision Distribution

Il colore viola
Steven Spielberg (1985)su NOW

Una gigantesca Whoopi Goldberg, la regia di Steven Spielberg, un romanzo premio Pulitzer per la narrativa nel 1983, il tema della violenza di genere che si intreccia con la questione razziale. Il colore viola di Alice Walker è uno dei titoli più importanti di fine ‘900. E, a partire da quel romanzo epistolare durissimo ma allo stesso tempo delicato, Spielberg ha girato un mélo con una Goldberg in stato di grazia nei panni di Celie, afroamericana che subisce abusi per oltre quarant’anni, prima da parte del padre e poi del marito. La sua storia di donna depredata di ogni cosa – dalla sessualità alla maternità, fino alla legittimità razziale – diventa liberazione quando esce dal privato, si fa pubblica e si trasforma in Storia. Perché «non si può essere felici provando odio».

Sotto accusa
Jonathan Kaplan (1988)su Prime Video

Da uno stupro realmente avvenuto in un bar di New Bedford, Massachusetts (era il 1983, la vittima si chiamava Cheryl Araujo), il legal drama che vede protagonista Jodie Foster nei panni di Sarah Tobias, personaggio entrato negli annali del cinema fin dalla sua comparsa sullo schermo. La sequenza della violenza sulla giovane donna contro il flipper, considerata a suo tempo fin troppo disturbante per il suo realismo, è forse il primo momento nella storia di Hollywood in cui il tema viene rappresentato in tutta la sua traumatica verità. Il merito della forza del film (e del suo successo) va soprattutto alla vibrante adesione al ruolo di Jodie Foster, premiata con il primo Oscar della sua carriera. Il bis, grazie al Silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, arriverà solo tre anni dopo.

Pomodori verdi fritti alla fermata del treno
Jon Avnet (1991)on demand su Apple TV+

Dietro quella che all’apparenza pare una semplice commedia al femminile, si nasconde il ritratto del cuore profondo dei “Southern” States, dove le donne, all’inizio del secolo scorso, erano schiacciate da conformismo e (soprattutto) machismo. Andando avanti (con le straordinarie mattatrici Jessica Tandy e Kathy Bates) e indietro (dove si segnala una stupenda Mary-Louise Parker) nel tempo, quello che oggi è diventato un piccolo grande classico usa il riscatto dalla subordinazione e dalla violenza come spunto per una saga transgenerazionale commovente e, a suo modo, profetica. Fino a un finale che risponde ad ogni abuso con una mossa davvero geniale. «Il segreto è nella salsa»: chi l’ha visto (e amato) sa di cosa stiamo parlando.

Millennium – Uomini che odiano le donne
David Fincher (2011)su Prime Video

La saga Millennium di Stieg Larsson è il capostipite del nordic noir, tanto che ne sono anche derivati tre film svedesi e un paio hollywoodiani. Merito del personaggio memorabile che lo scrittore è riuscito a costruire con Lisbeth, hacker 24enne dolorosamente cyberpunk con un’intelligenza informatica fuori dal comune, tormentata e vittima di violenza da parte del suo stesso tutore, al quale si ribellerà. A lei hanno dato vita sullo schermo Noomi Rapace, Rooney Mara e Claire Foy. A fare da sfondo a tutto il thriller, che la protagonista femminile cercherà di risolvere insieme al giornalista Mikael Blomkvist, nei libri ci sono dei dati reali che riguardano la violenza sulle donne: «In Svezia il 18% delle donne al di sopra dei 15 anni è stato minacciato almeno una volta da un uomo», si legge nell’incipit della prima parte del romanzo. E poi: «In Svezia il 46% delle donne al di sopra dei 15 anni è stato oggetto di violenza da parte di un uomo». E ancora: «In Svezia il 13% delle donne è vittima di violenze sessuali al di fuori di relazioni sessuali».

Dark Places – Nei luoghi oscuri
Gilles Paquet-Brenner (2015)su Prime Video

Dopo North Country – Storia di Josey, con cui nel 2006 ottenne la sua seconda nomination agli Oscar dopo la statuetta vinta per Monster (2003), Charlize Theron torna a una storia di abusi e soprusi oscura come vuole il titolo. I “dark places” sono quelli dell’infanzia in cui la protagonista è costretta a tornare, mentre una nuova storia di pedofilia e orrori si affaccia sulla sua vita presente. Come a dire che la violenza è un eterno ritorno, un cordone da recidere una volta per tutte. Dal romanzo Nei luoghi oscuri di Gillian Flynn (l’autrice bestseller dell’Amore bugiardo – Gone Girl, da cui il filmone di David Fincher), un altro banco di prova per le corde sofferte e insieme tostissime di Theron. In una delle sue performance più dure (e cazzute) di sempre.

Elle
Paul Verhoeven (2016)on demand su Apple TV+

Non sono mancate le polemiche già a partire dal Festival di Cannes 2016, dove è stato presentato, di fronte al ritratto che Paul “il provocatore” Verhoeven ha offerto a Isabelle Huppert. Cioè quello di una donna che viene violentata da un vicino di casa, e che di quel vicino imprudentemente si innamora. Troppo (anche per questa lista di titoli)? Tutt’altro. Perché, grazie soprattutto all’interpretazione dell’attrice (giustamente nominata all’Oscar), vediamo una donna nel pieno controllo di sé stessa, perfettamente consapevole di ciò che è il dolore, ma anche di quello che significa l’indipendenza delle proprie scelte. Senza vittimismo né victim blaming, ma con grande (e coraggiosa) umanità. Che sfida qualsiasi convenzione e retorica.

Big Little Lies – Piccole grandi bugie
David E. Kelley (2017)su NOW

Tra le storiacce delle famiglie über borghesi di Monterey immaginate da Liane Moriarty e portate sullo schermo da David E. Kelley, a rimanere più addosso sono quelle di Celeste Wright (Nicole Kidman, clamorosa) e Jane Chapman (Shailene Woodley). Dietro al racconto della bella (apparentemente) vita delle protagoniste e al giallo da risolvere, la serie indaga e rappresenta gli effetti psicologici della violenza dentro le ville sontuose e dopo le feste glam. Le vittime sono appunto Jane, che, dopo avere deciso di partorire il frutto di una terribile violenza e andare avanti, si traferisce per cercare il padre biologico di suo figlio Ziggy, e Celeste, avvocato di successo che ha rinunciato alla carriera per la famiglia. E che però è intrappolata in un rapporto abusivo con il marito Perry (Alexander Skarsgård), che l’ha resa contemporaneamente complice e vittima di un meccanismo devastante e senza fine, all’interno di quella zona grigia che deve rimanere un segreto per tutti, nonostante i lividi dentro e fuori.

The Handmaid’s Tale
Bruce Miller (2017)su TIMvision

Nel 1985 Margaret Atwood aveva immaginato la distopia sessista di Gilead, in cui le donne fertili rimaste sono diventate uteri che camminano per i comandanti di quel delirante regime teocratico e le loro mogli sempre più sterili. La serie creata da Bruce Miller nel 2017 ha dato un volto indimenticabile alla sua eroina June/Difred (ossia proprietà di Fred), quello di Elisabeth Moss, e ha tradotto in immagini terrificanti quelle violenze sessuali mascherate da cerimonie ufficiali e pseudo religiose. Di più: al Racconto dell’ancella ha dato un seguito e, con la terza stagione, al problema di come essere una donna in un patriarcato ha affiancato una nuova questione: quanti modi ci sono di essere un uomo che odia le donne? Nel frattempo l’uniforme della schiavitù riproduttiva, il mantello rosso e la cuffia immacolata di Handmaid’s Tale, è diventata il più potente costume di protesta dai tempi di V per Vendetta. Negli ultimi due anni le ancelle hanno manifestato anche in America, in Europa e dovunque fossero in qualche modo messi in discussione i diritti delle donne.

Non mentire
Gianluca Maria Tavarelli (2019)su Netflix

Dalla serie british Liar con Joanne Froggatt, fu l’indimenticata Anna Bates in Downton Abbey, un remake italiano che si è rivelato uno dei prodotti più riusciti della zoppicante serialità Mediaset recente. Per il linguaggio decisamente più cinematografico della media (la regia è di Gianluca Maria Tavarelli, autore di film come Qui non è il paradiso e Non prendere impegni stasera) e soprattutto per le tante sfumature con cui viene messa in scena la vicenda della donna (Greta Scarano) che accusa l’uomo (Alessandro Preziosi) di violenza dopo un’uscita che sembrava promettere altri sviluppi. Protagonisti azzeccati, tensione costante e un buon uso del genere giallo, per sfatare tutti i pregiudizi duri a morire nei confronti di chi, nonostante tutto e tutti, trova il coraggio di accusare.

Unbelievable
Susannah Grant (2019)su Netflix

Poco più di un anno fa arrivava su Netflix una serie che denunciava come lo stupro venga trattato diversamente dalle forze dell’ordine rispetto ad altri crimini gravi. «Nessuno accusa mai una vittima di una rapina di mentire», osservava uno degli avvocati. «Ma quando si tratta di violenza sessuale?». Ecco, Unbelievable non usa la violenza sessuale solo come spunto narrativo, ma, grazie a un cast sublime (tra cui spiccano Kaitlyn Dever e Toni Collette) e a una grande sceneggiatura, adatta una storia tristemente vera e affronta il tema con la serietà, la gravità e la grazia che merita, riuscendo anche a trasformare la caccia a uno stupratore seriale in un grande prodotto televisivo. Avercene.

L’uomo invisibile
Leigh Whannell (2020)su Netflix

Altro giro, altra Elisabeth Moss. Uno dei romanzi dell’orrore più famosi di sempre (di H.G. Wells), che aveva già ispirato moltissimi film classici e contemporanei più o meno di culto, viene completamente ribaltato, nella rilettura che ne fa l’australiano Leigh Whennell (già creatore della saga di Saw). L’horror stavolta non è fine a sé stesso, ma diventa lo specchio della realtà MeToo di oggi, in cui tante donne non cedono più all’abuso (in questo caso soprattutto psicologico) da parte di uomini che troppo spesso restano, metaforicamente, invisibili. E che invece, come stalker di cui non ci si può più liberare, diventano mostri nell’ombra. La prova totale della protagonista, da vittima a scream queen, fa il resto. E, come sempre, lo fa assai bene.

C’è ancora domani
Paola Cortellesi (2023)al cinema

Il film-caso dell’anno ambienta nella Roma del dopoguerra una storia purtroppo senza tempo. Paola Cortellesi, anche regista al suo esordio, è Delia, una donna condannata a non poter decidere e a restare vittima silenziosa (anzi: a bocca chiusa) di una società patriarcale squallidamente rappresentata dal marito interpretato da Valerio Mastandrea. Ma per la figlia che sta diventando donna sogna un futuro diverso. Che forse sarà davvero possibile. Un’opera-manifesto contro la violenza e per i diritti. Per cui, ci dice Cortellesi, non bisogna smettere di lottare nemmeno oggi.

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