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5 film da recuperare che trovate su Disney+

E cioè gli ultimi (in ordine di tempo) titoli di tre giganti: Steven Spielberg, Wes Anderson e Ridley Scott. Ma anche il musical più importante del nuovo millennio e una prospettiva inedita su 'Peter Pan'

Foto: Fox Searchlight Pictures

West Side Story (2021) di Steven Spielberg

Il primo musical della carriera di Steven Spielberg, e già per questo varrebbe la pena vederlo (e rivederlo). Ma c’è di più. Perché il remake del regista è un sentito omaggio all’adattamento cinematografico di Jerome Robbins e Robert Wise (e alla vecchia Hollywood), ma anche una versione leggermente rivisitata, che dà a questi Romeo e Giulietta di strada un senso di urgenza contemporaneo. In questa nuova rutilante versione, prima dei Jets vs gli Sharks e di Tony e Maria, c’è una New York City che è in procinto di svanire, di essere spazzata via. Le case in cui vivevano le famiglie in gran parte portoricane vengono demolite per fare spazio al Lincoln Center, così che i ricchi e potenti possano guardare l’opera. Insomma, la battaglia che combattono le due bande è già stata vinta, ma da altri. E poi ci sono un grande ritorno (Rita Moreno) e una bella scoperta nel ruolo di Anita (Ariana DeBose).

The French Dispatch (2021) di Wes Anderson

Non fate caso ai detrattori, a quelli che dicono che The French Dispatch è soltanto l’ennesima festa visiva andersoniana. Perché l’ultimo film di Wes racchiude tutto il meglio del suo cinema. E non solo dal punto di vista estetico, con le simmetrie, i tableaux vivants in bianco e nero e in palette, le invenzioni visive, ma è Anderson Autore (sì, con la A maiuscola) al suo massimo. The French Dispatch è un’antologia di storie profondissime che prendono meravigliosamente vita, è una lettera d’amore al New Yorker che fu e al giornalismo d’antan, in una Francia che pare uscita da un film di Jacques Tati. Ah, il cast segue la regola dell'”ingaggio i miei amici e poi pure mezza Hollywood” del nostro: da Bill Murray e Benicio del Toro, da Frances McDormand a Timothée Chalamet. Imperdibile.

The Last Duel (2021) di Ridley Scott

All’alba delle 85 primavere, Ridley Scott quest’anno ha girato i primi due episodi di una serie, Raised by Wolves – Una nuova umanità, e ha tirato fuori dal cappello quell’imperdibile mix tra Dynasty e Il padrino che è House of Gucci. Sicuramente più per colpa del clamore del secondo è passato quasi inosservato il suo terzo (TERZO) titolo in una stagione: The Last Duel, un #MeToo drama medievale con un cast stellare: Matt Damon e Ben Affleck insieme sul set per la prima volta dopo Will Hunting – Genio ribelle, la scoperta di Killing Eve Jodie Comer e il “solito” Adam Driver. Scott ripercorre la storia dell’ultimo duello di Dio legittimato dalla legge francese nel 1386, raccontando un curioso scandalo del passato con la speranza di legarlo al nostro continuo presente di resa dei conti.

Wendy (2021) di Benh Zeitlin

Wendy probabilmente è il titolo meno conosciuto di questa lista. Otto anni dopo Re della terra selvaggia (nominatissimo agli Oscar), Benh Zeitlin si lancia nella reinvenzione di un classico come Peter Pan e reinterpreta la storia di J.M. Barrie da una prospettiva completamente diversa, quella di Wendy Darling. La nostra eroina non è più una giovane ben educata di epoca vittoriana, ma una ragazzina che cerca di cavarsela in Louisiana, aiutando la madre single a spacciare hashish e intrattenendo i clienti in una tavola calda. Vede la figura di un ragazzo – sì, Peter, che ha il volto di un giovane attore nero con una cadenza caraibica nella voce e gli occhi pieni di malizia – mentre corre su un treno merci in movimento. Anni dopo, decide di salire a bordo, insieme ai suoi fratelli James e Douglas. Ma Wendy non ha intenzione di fare da madre ai bimbi sperduti: è selvaggia e libera come loro e desiderosa di esplorare l’Isola-che-non-c’è, diventata un luogo il cui ecosistema viene distrutto dai cambiamenti climatici. Insomma, una versione della favola che tanto favola non è.

Hamilton (2020) di Thomas Kail

L’ascesa del re Mida del musical contemporaneo è partita da questa strana e splendida creatura sulla vicenda del meno conosciuto dei Padri fondatori, Alexander Hamilton, e ha collezionato 11 Tony Award (gli Oscar del teatro), il Grammy per le soundtrack di spettacoli teatrali e il Pulitzer per la drammaturgia. Il resto per Lin-Manuel Miranda è storia, o meglio: è aver cambiato la storia del genere, con un musical hip hop che racconta (e cambia) la Storia (pardon) degli Stati Uniti. Prima della pandemia, lo show registrava solo sold out (e prezzi altissimi) a Broadway e in tournée. Poi, per fortuna, nel 2016 qualcuno ha avuto l’intuizione di registrare il tutto con il cast originale per farcelo godere dal divano di casa (che non è la stessa cosa, but still). E l’idea si è rivelata una manna, soprattutto quando è arrivato il Covid che ha chiuso cinema e teatri. Perché Hamilton è una pietra miliare dell’entertainment e della cultura contemporanei.

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