In un piccolo villaggio di pescatori irlandese continuamente battuto dal vento, una madre è combattuta tra il proteggere il figlio e il proprio senso di giusto e sbagliato. Una bugia che racconta per lui fa a pezzi la loro famiglia, i cui legami sono tumultuosi come il mare da cui dipende la loro sopravvivenza, e tutta la loro comunità. In breve è questa la trama di Creature di Dio, diretto da Saela Davis e Anna Rose Holmer e al cinema con Academy Two dal prossimo 4 maggio.
Ma la portata del film è epica nella sua dimensione morale: il ritorno del ragazzo a casa dopo sette anni all’estero è, infatti, il sogno divenuto realtà di una madre, che però si rivela essere il suo peggior incubo. A interpretare i due protagonisti sono Emily Watson e Paul Mescal (qui la nostra intervista in cui abbiamo parlato anche di Creature di Dio).
“Il mio personaggio, Aileen, appartiene a una comunità di donne forti che svolgono un duro lavoro fisico”, racconta Watson. “Si prendono cura l’una dell’altra. Ma, man mano che la storia procede, ti rendi conto che molte di queste donne convivono con la violenza, hanno ereditato relazioni danneggiate e subiscono molestie sessuali, ma non se ne parla mai. Aileen è profondamente invischiata in questo quadro morale patriarcale in cui tutti tacciono. E lei istintivamente lascia andare la sua struttura morale, guidata dall’amore per suo figlio”.
Per come la vede Mescal, le intenzioni di Brian al suo ritorno sono di diventare il figlio redento che salverà l’allevamento di ostriche di famiglia. Ma poi distrugge quella possibilità. “Brian torna in Irlanda come una persona spezzata e che non ha i mezzi per esprimere il suo disagio”, spiega l’attore. “In famiglia non parlano dei loro traumi. All’inizio, vede l’investimento nell’allevamento di ostriche come una cosa molto romantica. Ma tutti i problemi irrisolti di fondo che ha gli impediscono di reintegrarsi davvero in questo mondo”.
Prima dell’inizio della produzione, sia Watson che Mescal si sono allenati fisicamente per imparare i metodi di raccolta delle ostriche: un lavoro massacrante che si svolge in acque spesso gelide e agitate. E questo li ha avvicinati: “C’è un legame che nasce quando lavori così duramente dal punto di vista fisico, aiutandoti a vicenda sulle barche. E questo ha creato una profonda connessione in tutto questo caos di tempo e maree”, ricorda l’attore.