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Il ‘Padre Pio’ di Abel Ferrara e Shia LaBeouf tra misticismo e oscurità

Arriverà nelle sale il 18 luglio, distribuito da RS Productions, il film che racconta gli inizi del Santo di Pietralcina. Il maestro del cinema americano ritrae il giovane frate cappuccino sullo sfondo di un’Italia devastata dalla guerra, dove sembra esserci la completa assenza di Dio. E punta tutto sulla straordinaria interpretazione dell’attore protagonista

«Ti senti nell’oscurità?», viene chiesto al giovane Padre Pio. E lui risponde: «Sì, immerso. È come se per natura fossi portato a farmi queste domande e ad avere sempre questa rabbia contro Dio. Sono furibondo con Dio, mi sento molto arrabbiato».

Questo scambio prepara già l’atmosfera insieme mistica e oscura di Padre Pio, il nuovo film diretto dal maestro del cinema statunitense, ormai trapiantato in Italia, Abel Ferrara, che ne firma anche la sceneggiatura insieme a Maurizio Braucci. Uscirà nei cinema italiani il 18 luglio distribuito da RS Productions e sarà presentato per la prima volta in versione italiana al Taormina Film Festival 2024, alla presenza del regista e di altri membri del cast.

Girato in Puglia, Padre Pio è ambientato nel 1920, all’indomani della Prima guerra mondiale, quando la storia del religioso, interpretato da Shia LaBeouf, ha inizio. Arrivato in uno sperduto convento di frati cappuccini a San Giovanni Rotondo, sulle montagne del Gargano, Padre Pio darà inizio al suo ministero e al suo cammino religioso personale, in cui la misteriosa apparizione delle stimmate coinciderà con un tragico evento che cambierà il corso della Storia mondiale.

Il film è una libera interpretazione e un ritratto il più possibile fedele dei primi anni del cammino spirituale del noto frate cappuccino e delle vicissitudini che lo legarono agli abitanti del luogo. Tra povertà, malattie e disordini politici, l’arrivo del frate sarà fondamentale per riavvicinare alla religione quel luogo di devastazione all’apparenza dimenticato da Dio e i suoi abitanti. Nell’assistenza ai poveri e agli ultimi, con amore ed empatia, dopo la devastazione della guerra, Padre Pio troverà la sua vocazione, ma dovrà anche affrontare inquietanti visioni, tormenti personali e le sue debolezze di uomo terreno.

Shia LaBeouf è Padre Pio. Foto: RS Productions

A vestire i panni del Santo di Pietralcina, in un’intensa interpretazione, c’è appunto la star internazionale Shia LaBeouf, lanciato da blockbuster come Transformers di Michael Bay e Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo di Steven Spielberg e negli anni passato sempre di più a un cinema d’autore e di ricerca (tra le sue ultime pellicole da interprete troviamo Pieces of a Woman di Kornél Mundruczó, Honey Boy di Alma Har’el, Borg McEnroe di Janus Metz Pedersen, American Honey di Andrea Arnold, Nymphomaniac di Lars von Trier, oltre all’imminente Megalopolis di Francis Ford Coppola). In Padre Pio è accompagnato da tanti interpreti italiani: tra gli altri, Marco Leonardi (Nuovo Cinema Paradiso, Maradona – La mano de Dios, Il mio posto è qui, e già diretto da Abel Ferrara in Mary), Asia Argento (anche per lei due titoli di Ferrara all’attivo: New Rose Hotel e Go Go Tales) e Vincenzo Crea (I figli della notte, Gli indifferenti, e quest’anno Gloria! di Margherita Vicario).

Asia Argento in una scena del film. Foto: RS Productions

La storia raccontata sullo schermo da Padre Pio intreccia religione e politica. È la fine della prima guerra che sconvolge l’Europa del Novecento e i giovani soldati italiani tornano a San Giovanni Rotondo, una terra di povertà, violenza storica e dominio ferreo della Chiesa e dei suoi ricchi proprietari terrieri. Le famiglie sono disperate, gli uomini sono distrutti, ma vittoriosi. Arriva anche Padre Pio in quello sperduto convento, per iniziare il suo ministero evocando un’aura di carisma irresistibile, santità e visioni di Gesù, Maria e del Diavolo stesso. La vigilia delle prime elezioni libere in Italia fa da sfondo a un massacro storico, un evento tragico che cambierà il corso del mondo.

«Questo non è un film sui miracoli, ma su un uomo, nato Francesco Forgione a Pietralcina, un villaggio agricolo alle porte di Napoli, visionario fin dall’infanzia, un giovane inquieto e dubbioso che lotta per trovare la sua vera vocazione e il suo posto agli occhi del Signore», dice il regista Abel Ferrara. «Il suo arrivo a San Giovanni Rotondo, tra le montagne del Gargano, cambia il corso delle cose. È un mondo di povertà, malattie, disordini politici, e dove si sente fortissima l’assenza di Dio. Nell’assistere la gente tra le rovine della guerra, trova la sua vera vocazione al servizio, all’amore e all’empatia, nei santi sacramenti, nell’ascolto della confessione, nella celebrazione della messa, che offrono una soluzione alle forze demoniache in quell’autunno del 1920».

Al centro di questa scena di rivolta politica Vincenzo Crea. Foto: RS Productions

Abel Ferrara, tra i veterani del cinema americano dagli anni ’70 ad oggi, è noto per le sue storie che spesso vertono su religione, redenzione, peccato, tradimento e violenza, e che spesso sono ambientate in metropoli notturne e infernali. Tra i suoi titoli più famosi ricordiamo L’angelo della vendetta (1981), Il cattivo tenente (1992), The Addiction – Vampiri a New York (1995), Fratelli (1996), oltre al citato Mary (2005), che si confronta proprio con la Passione di Cristo e la figura di Maria Maddalena (Juliette Binoche). Residente da anni a Roma, ha girato i film più recenti quasi sempre in Italia, confrontandosi anche con figure chiave della nostra cultura e tradizione (vedi Pasolini del 2014).

Maurizio Braucci, che firma la sceneggiatura di Padre Pio con il regista, è celebre per i copioni di Gomorra (2008), adattamento del romanzo-inchiesta di Roberto Saviano, e di Reality (2012), entrambi di Matteo Garrone. Con Ferrara aveva già collaborato a Pasolini dieci anni fa. Tra i suoi lavori anche Anime nere di Francesco Munzi (2014), Martin Eden di Pietro Marcello (2019) e il recente Palazzina LAF di Michele Riondino (2023). Con La paranza dei bambini ha vinto nel 2019 l’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura assieme a Claudio Giovannesi e a Roberto Saviano al Festival di Berlino.

Padre Pio è una co-produzione Italia-Germania, prodotto da Maze Pictures, Interlinea Film e Rimsky Productions, in associazione con Carte Blanche, con il contributo di Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia a valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020, con il patrocinio e contributo della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, e con il sostegno della Regione Lazio – Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo.

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