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Tra le cinque candidate come miglior attrice protagonista, la nostra preferita è senza dubbio lei, finalmente riconosciuta dall'Academy e capace di regalare la sua performance più matura. Noah Baumbach ha saputo vedere in Scarlett non solo l'action girl che il modo ama, ma un'interprete sensibile magnificamente supportata dalla 'spalla' Adam Driver. Bravissima e commovente.
Per i bookmaker la Judy Garland di Renée Zellweger (già vincitrice nel 2004) non ha rivali. Sappiamo che ai giurati piacciono le metamorfosi anche estreme degli attori in personaggi realmente esistiti e preferibilmente tormentati. Ma trasformazione troppo spesso fa rima con imitazione, vedi il caso Rami Malek/Freddie Mercury. Eppure lui si è portato a casa l'Oscar. Chi ha ragione?
Quarta candidatura a soli 25 anni: già questo è un piccolo record per l'attrice di origini irlandesi, splendida Jo March nell'adattamento del classico di Louisa May Alcott. Saoirse è senza dubbio l'alter ego sullo schermo di Greta Gerwig, che ne continua a esaltare il talento dopo Lady Bird. Non vincerà neanche stavolta, ma siamo sicuri che prima o poi sarà il suo (meritatissimo) turno.
Nei panni dell'anchorwoman Megyn Kelly, il premio Oscar mette a segno un'altra delle trasformazioni mimetiche di quest'anno. Il make-up sicuramente aiuta, ma Charlize ci mette come sempre la sua eleganza interpretativa. Nomination più allo spirito MeToo della pellicola e all'ensemble: questa performance non resterà di certo nella storia.
Le polemiche sulla carenza di afro-americani tra le candidature dei premi precedenti come Golden Globe e Bafta sono state ascoltate dall'Academy. Che prende una classica storia di schiavismo ed emancipazione, quella dell'attivista pioniera Harriet Tubman, per lanciare un messaggio antirazzista. Cynthia Erivo, candidata anche per la miglior canzone originale, è brava ma il film è un po' troppo debole per meritarsi questo riconoscimento.
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