Il film sullo sceneggiatore di Quarto potere è stato l’ossessione di David Fincher per quasi trent’anni. E Mank ha finito per portarsi a casa il maggior numero di candidature, 10. Probabilmente è l’opera più personale del regista, e non solo perché nasce da una bozza di copione scritta dal padre, che morì 10 anni prima di vederlo realizzato, ma perché parla della ricerca estenuante e frustrante della perfezione. La regia, l’interpretazione di Gary Oldman, il sontuoso bianco e nero e il décor d’epoca più vero del vero ne fanno una pietra miliare per cinefili, anzi, per feticisti. E nell’annus più horribilis che si ricordi per il cinema non rappresenta il rinnovamento. Alla terza nomination dopo quelle per The Social Network e Il curioso caso di Benjamin Button, probabilmente Fincher non ce la farà nemmeno questa volta. Ma il suo sguardo resta da Oscar.