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Tocca, finalmente, a lui? Certo che sì. È una vittoria annunciata dall’inizio (forse troppo?) quella di Will Smith, già nominato in passato tra i lead per Alì di Michael Mann e La ricerca della felicità del nostro “Mucci”. La sua prova nei panni del papà/mentore di Venus e Serena Williams è impeccabile, e tiene in piedi un buon biopic senza troppi guizzi. Will è uno dei colossi di Hollywood, nonché il simbolo del Black Lives Matter “before it was trending topic”: vincerà per mille buonissimi motivi, ed è giusto così.
Con tutta probabilità non ce la farà neanche a sto giro Benedict, nonostante un ruolo gigantesco: quello (inedito) del ranchero sporco, cattivo e con un segreto, courtesy of una delle più grandi Autrici del cinema contemporaneo: Jane Campion. È l’attore british l’anima del post-western da camera della regista neozelandese: pare che non sia mai uscito dal personaggio per rendere ancora più convincente la sua performance (lo sentite ancora QUEL fischio?). Ma per lui è “solo” la seconda nomination dopo quella per The Imitation Game, c’è tempo.
Al suo debutto alla regia, Lin-Manuel Miranda sceglie Andrew Garfield per interpretare Jonathan Larson, il compositore e paroliere di Rent, morto la sera prima del debutto del suo musical off- Broadway. E l'attore trova tutta la gioia del genere, ma anche la disperazione e la paura di non farcela degli artisti. Tutto giusto, ma per l'Academy non è il suo anno.
Di statuette ne ha già vinte due (come non protagonista per Glory – Uomini di gloria e come protagonista per Training Day), e questa ennesima versione della tragedia del Bardo non è il film più memorabile della premiata ditta Coen Bros. (no, stavolta è Joel in solitaria). Ma quando Denzel è in scena, non ce n’è per nessuno: nemmeno per una troppo gigiona Frances McDormand as Lady Macbeth. E il suo take “in sottrazione” sul più ambizioso e folle degli antieroi scespiriani è un’intuizione da maestro della recitazione.
Una candidatura “tecnica” (diciamolo meglio: in quota latina) per un gigante del cinema contemporaneo. Che piazza un’altra performance totale, alias una delle icone della tv USA. Il suo Desi Arnaz è il simbolo del cambiamento dell’industria dall’interno: quasi lo specchio di un divo rimasto fortemente europeo, ma diventato star anche oltre confine senza compromessi. Il solo limite è che è quasi un supporting di Nicole Kidman/Lucille Ball. Non vincerà, ma avremo un signor red carpet: la sua mujer Penélope Cruz è candidata tra le attrici.
Foto: Glen Wilson/Prime Video
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