Si poteva sfidare due genitori come Serge Gainsbourg e Jane Birkin e farcela? Charlotte Gainsbourg ha dimostrato di sì. Divettando un’icona contemporanea a sua volta, tra musica (bellissima), moda e film sempre coraggiosi, liberi, personalissimi. L’ultimo – Passeggeri della notte di Mikhaël Hers, ora nelle sale – è l’occasione per ripercorrere le tappe fondamentali della sua carriera.
La piccola ladra (1988) di Claude Miller
Dopo Charlotte for Ever, progetto “fatto in casa” (e super scandaloso, visto che trattava di incesto e pedofilia) diretto da papà Serge nel 1986, Claude Miller la chiama per il ruolo che la consacra come attrice. Ovvero quello della ragazzina abbandonata dalla famiglia che finisce sulla cattiva strada. Sceneggiatura di François Truffaut: uno “normale” attorno a Charlotte mai…
Jane Eyre (1996) di Franco Zeffirelli
Blier, Doillon, i Taviani (in Il sole anche di notte). E poi Zeffirelli. Che la vuole in uno dei suoi adattamenti forse più riusciti: quello del romanzo di Charlotte Brontë la cui eroina tormentata sembra scritta appositamente per l’attrice che la interpreta. Accanto a William Hurt, non sfigura: anzi. Ora è pronta a giocare nel campionato dei grandi.
21 grammi (2003) di Alejandro González Iñárritu
La carriera di Charlotte non ha confini, e il primo film “internazionale” dell’autore messicano lo dimostra. La nostra convince nel ruolo di Mary, ex moglie del matematico con gravi problemi cardiaci interpretato da Sean Penn. Gainsbourg sa gestire sentimenti forti e un cinema che non ha vergogna di “esagerare”. Ed è solo l’inizio…
Nuovomondo (2006) di Emanuele Crialese
L’Italia e i suoi autori sono un punto fermo nella filmografia dell’attrice, almeno fino agli anni 2000. Al suo secondo film dopo il folgorante esordio con Respiro, Emanuele Crialese la utilizza come una musa d’altri tempi per il suo affresco sugli immigrati italiani in America. E Charlotte risponde con la sua classe parimenti senza tempo. Una presenza-assenza che non si dimentica.
Antichrist (2009) di Lars von Trier
Michel Gondry (L’arte del sogno, 2006), Todd Haynes (Io non sono qui, 2007), James Ivory (Quella sera dorata, 2009). Ma è con il controverso regista danese che Charlotte centra la collaborazione che cambia la sua carriera. Tra eiaculazioni di sangue ed evirazioni di clitoridi, è (ancora) scandalo. Ma anche Palma d’oro per la miglior interpretazione femminile. Non finisce qui…
Melancholia (2011) di Lars von Trier
Il secondo film con von Trier è questo canto di fine mondo in cui Gainsbourg divide la scena con Kristen Dunst, Alexander Skarsgård e Kiefer Sutherland. Una famiglia, un matrimonio, una minaccia che potrebbe distruggerci tutti. E un dramma insieme bollente e raggelato che resta uno degli esiti migliori nella filmografia di entrambi, regista e attrice.
Nymphomaniac (2013) di Lars von Trier
Però mancava lo scandalo. Ed eccolo servito, con il (doppio) film dedicato a una donna e alla sua sfrenata vita sessuale: chi poteva essere se non Charlotte? Ménage à trois (ma pure di più), sadomasochismo, ma anche un divertissement, soprattutto per la protagonista. Che non si tira indietro davanti a nulla. Spericolatissima, ma sempre con pudore.
Sundown (2021) di Michel Franco
Dopo tappe sicure tra autori francesi (Jacquot, Desplechin, Noé) e non (Wenders, Emmerich, pure la nostra Asia Argento in Incompresa), il viaggio la porta in Messico, da un altro autore controverso: Michel Franco. Che le offre un ruolo apparentemente secondario, che che si svela a poco a poco (e svela tutta l’architettura emotiva del film con Tim Roth). Ma si sa: non esistono piccole parti… soprattutto per lei.
Jane by Charlotte (2021) di Charlotte Gainsbourg
Ricalcato su Jane B. par Agnès V. (1988), in cui compariva anche la piccola Charlotte, un docu-memoir che unisce autobiografia, cinema, psicanalisi, ma anche un’irresistibile leggerezza. Al centro, il rapporto tra l’attrice, per la prima volta regista, e la madre Jane Birkin. Che fanno a gara a mettere in scena sé stesse. Un gioiello (di famiglia).
Passeggeri della notte (2022) di Mikhaël Hers
Ultimo grande ruolo da protagonista, e uno dei più belli di sempre. Mikhaël Hers cita dichiaratamente Éric Rohmer e il suo cinema e offre a Charlotte la parte di una donna che si ritrova improvvisamente da sola con i figli adolescente, e che troverà nella notte (e nel suo ritmo “alternativo”) un nuovo senso della vita. Cinema francese post-Nouvelle Vague in purezza: quello che piace a lei, e a noi.
Bonus: Chiami il mio agente!
Non poteva mancare come “bonus track” la puntata della serie cultissima Chiami il mio agente! (in originale Dix pour cent). Quella in cui Gainsbourg, nel ruolo ovviamente di sé stessa, per evitare di girare un film che non le piace si finge addirittura invalida. Una prova dai tempi comici perfette: date più commedie a Charlotte, presto!
Prima di andare via
-
Prima di andare via
-
Prima di andare via
-
Prima di andare via
-
Prima di andare via
-
Prima di andare via
-
Prima di andare via
-
Restiamo in contatto
Ti promettiamo uno sguardo curioso e attento sul mondo della musica e dell'intrattenimento, incursioni di politica e attualità, sicuramente niente spam.