Billy Bob Thornton2000
«Falso e superficiale quanto uno spot della Marlboro», scrisse A.O. Scott sul New York Times. E pure il resto della critica americana non fu più morbido (tranne il grande e imprevedibile Roger Ebert, unica voce fuori dal coro). Il romanzo All the Pretty Horses, da noi Cavalli selvaggi (ma il film fu stupidamente tradotto con Passione ribelle), è uno degli adattamenti più infausti dei primi 2000. E un flop fragoroso per l’allora re di Hollywood Harvey Weinstein, nonostante il grande cast (Matt Damon e Penélope Cruz in testa) e la regia di Billy Bob Thornton. A rivederlo oggi, sapete che Roger non aveva tutti i torti… o forse no?
Joel ed Ethan Coen2007
Molti critici l’hanno definito “il miglior film dei fratelli Coen”, certamente è il migliore mai tratto da McCarthy, vedi i quattro Oscar portati a casa, tutti “pesantissimi”: best picture, best director, best adapted screenplay e best performance by an actor in a supporting role per Javier Bardem. Non è un paese per vecchi è un adattamento “ostinatamente fedele”, del romanzo e l’accoppiata Coen-McCarthy un match made in heaven. In questa ridefinizione del western contemporaneo infatti c’è tutto dei due (anzi, tre) autori: il nichilismo, il male atavico, l’importanza del caso e del libero arbitrio (il lancio della moneta del killer sociopatico Anton Chigurh). Nella cultura pop è rimasta soprattutto l’interpretazione di Bardem, che ritirando l’Academy Award disse: «Grazie ai Coen per essere stati così pazzi da pensare che avrei potuto farcela e per avermi fatto portare uno dei tagli di capelli più orrendi della storia».
John Hillcoat2009
Prima di The Last of Us c’era McCarthy, che con il romanzo La strada vinse il Pulitzer per la narrativa. Un paio di anni dopo, lo sguardo inesorabile, überdark ma anche sorprendentemente delicato alla fine brutale dell’umanità diventa un buon film starring Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee (il ragazzino del Potere del cane, per intenderci) nei panni di un padre e suo figlio (entrambi senza nome, perché siamo tutti noi) in un’America desolata e post-apocalittica che ormai non è più un Paese per nessuno. Nonostante le ottime interpretazioni dei due protagonisti e la colonna sonora di Nick Cave, il libro resta decisamente più potente. Ma dai.
Tommy Lee Jones2011
Direttamente da una sceneggiatura di Cormac McCarthy, un drama tv prodotto da HBO con Tommy Lee Jones e Samuel L. Jackson. Il primo è un professore ateo – chiamato semplicemente il Bianco – che ha tentato il suicidio sotto la metro, il Sunset Limited, appunto; il secondo un ex detenuto credente – il Nero – che lo ha salvato e che cerca di spiegargli i motivi per cui vale la pena vivere. Un Kammerspiel sui massimissimi sistemi: si parte da fede in Dio vs scetticismo, ma si arriva dritti al senso dell’esistenza e oltre. Teatrale, claustrofobico, tutto sullo spalle di due fuoriclasse.
James Franco2013
Da Faulkner (vedi gli adattamenti di Mentre morivo, 2013, e L’urlo e il furore, 2014) a Steinbeck (In Dubious Battle – Il coraggio degli ultimi, 2016), James Franco ha spesso attinto alla grande letteratura americana per le sue prove da regista. Sempre nel 2013, ecco all’appello anche McCarthy. Ma il suo romanzo breve uscito nel 1974 e con protagonista l’indimenticabile Lester Ballard (interpretato dal pur convincente Scott Haze) non ritrova lo stesso respiro sullo schermo. Nel cast anche Tim Blake Nelson e lo stesso Franco. In concorso alla 70esima Mostra di Venezia: ma qualcuno se lo ricorda?