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Re indiscusso del botteghino anni ’80, comico totale sullo schermo e sul palco, portatore sano di una risata che è diventata un marchio di fabbrica (anche se oggi ammette: «Non rido più così, proprio non mi esce», complice forse l’insistenza di chi continuava a chiedergli di farla), trasformista, doppiatore-bomba (basti Shrek all’appello), ma anche pioniere: «Sono stato il primo attore black a prendere il comando in un mondo di bianchi sullo schermo. Ecco perché sono diventato popolare». Eddie Murphy compie 60 (!) anni ed è appena tornato con il sequel di una delle sue più grandi hit, Il principe cerca moglie. Abbiamo messo insieme il suo best of.
Dalle storie di Hugh Lofting, un family movie (con aggiunta di battutacce a uso e consumo dei genitori) in piena regola. Eddie è già talmente cartoon di suo da risultare credibile anche quando parla coi criceti, e riesce a piazzare un altro successone. Non è certo un capolavoro: ma la versione recente starring Robert Downey Jr. è molto peggio. E abbiamo detto tutto.
Foto: Moviestore/REX
Dopo il boom di In & Out, Frank Oz firma una commedia sull’altra faccia di Hollywood di poca fortuna ma belle performance: quella di Steve Martin, nei panni del produttore del titolo, e quella di Murphy, l’attore ingaggiato “a sua insaputa”. Pareva un film minore nella carriera di Eddie, oggi vorremmo cento commedie così.
Nel 1996 erano usciti diversi film che non avevano funzionato: «La gente diceva: "Eddie non è bravo”», ricorda Murphy stesso. «E quindi io pensavo: “Ah, non sono bravo? Lasciate che vi mostri cosa sono in grado di fare. Girerò un film in cui interpreto praticamente tutti i personaggi». Quel film si chiama Il professore matto, un remake delle Folli notti del dottor Jerryll con Jerry Lewis (a sua volta parodia di Stevenson). Oscar al miglior trucco (che ha fatto la sua parte, of course), nomination ai Golden Globe per Eddie e una galleria di character tra le più matte e divertenti della commedia americana.
Dopo anni traballanti (se non proprio invisibili), Murphy torna alla ribalta con questo biopic 70s. Cioè la storia di Rudy Ray Moore, artista fallito che lavora in un negozio di dischi e s’inventa il personaggio del titolo, rapper ante litteram. L’adesione è totale, tanto che in molti si aspettavano una nomination agli Academy Award: ritenta, sarai più fortunato.
Diretto dal veterano Walter Hill, l’esordio al cinema di Eddie è già una hit. Al fianco di Nick Nolte, il nostro è Reggie Hammond, membro di una gang che deve aiutare un poliziotto a riacciuffare un “collega” evaso. Tra action comedy e buddy movie, nasce una stella. E un genere che nessuno come lui avrebbe saputo incarnare meglio.
Se noi avevamo Ciuchino e Nanni Baldini (chi?), loro avevano Donkey e Eddie Murphy. Quella dell’orco verde che ha fatto la fortuna dell’animazione DreamWorks è più che una spalla: l’asinello ruba la scena, e diventa uno dei “non protagonisti” dei cartoon più amati di sempre. I 3 miliardi di incasso globale lo confermano.
15 milioni di dollari spesi a fonte di un incasso di 234 milioni, secondo quell’anno solo a Ghostbusters – Acchiappafantasmi. E pensare che i protagonisti dovevano essere prima Mickey Rourke e, in seconda battuta, Sylvester Stallone. Ma alla fine arriva Eddie e fonde l’action con la comicità Eighties, inaugurando il filone della comedy poliziesca. Sul momento il film raccolse recensioni non proprio positive ma, se oltre 35 anni dopo siamo ancora qui a parlarne, un motivo ci sarà: Murphy si carica tutto il film sulle spalle e se la ride. Ed è subito mito.
Nel musical drama ispirato alla storia delle Supremes che avrebbe dovuto consacrare Beyoncé al cinema (non è successo), il nostro è il celebre Jimmy Thunder Early a cui le protagoniste fanno da coriste a inizio carriera. Un ruolo da supporting clamoroso, ma l’Oscar non arrivò: indignazione collettiva, per una volta giustificata.
Prima commedia romantica (e personaggio “sobrio”) per il comico oltraggioso, il re della risata sgangherata, eppure il film ha influenzato parecchio quello che Murphy avrebbe fatto negli anni a seguire (vedi anche il recentissimo sequel) e la presa che avrebbe continuato ad avere sul pubblico. Il progetto nasce come un'opportunità per lavorare con il suo amico Arsenio Hall, Murphy porta on board John Landis che lo aveva diretto in Una poltrona per due cinque anni prima (vedi più avanti), ma tra i due sul set c’è tensione, pare che Eddie abbia addirittura preso per il collo il regista. Tranquilli, tutto risolto. La storia del principe africano che cerca la sua regina nel Queens però non avrebbe certo potuto essere girata nell’industry di oggi, e infatti il secondo film ha diligentemente corretto alcune “storture”. Vabbè.
È soltanto il secondo film di Eddie (che era già uno dei volti del Saturday Night Live), ma c’è l’essenza della sua comicità. La premiata ditta Murphy/Landis nasce con questa versione contemporanea del Principe e il povero a Wall Street, in cui Eddie è un senzatetto imbroglione e Dan Aykroyd un ricco agente di cambio che si scambiano le rispettive vite per scommessa durante la vigilia di Natale. Per questo il film è un classicone delle festività, che viene trasmesso regolarmente ogni anno la sera del 24 dicembre ed è ormai diventato tradizionale. Quasi quanto il capitone.
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