Rolling Stone Italia

I 20 film più belli del 2017 (finora)

Ci sono pellicole di guerra, action-movie a tempo di musica, secondi capitoli riusciti e commedie nerissime nella nostra lista

Più che una classifica, una lista, dove abbiamo inserito, in ordine cronologico di arrivo nelle sale, quelli che per noi sono i migliori film del 2017. Anzi, per essere più precisi, i più belli tra i lungometraggi usciti in Italia quest’anno. Per questo non troverete le pellicole che abbiamo visto alla Mostra del Cinema di Venezia e al Toronto International Film Festival, ma che nel nostro Paese debutteranno a gennaio o febbraio: su tutte The Shape of Water di Guillermo del Toro e Three Billboards Outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh, che di sicuro vedremo agli Oscar. E che conserveremo per l’elencone del 2018.

“Il Cliente” di Asghar Farhadi (5 gennaio)

Dopo quello per Una Separazione, Asghar Farhadi si è portato a casa un altro Oscar per il miglior film straniero con questo dramma familiare che si trasforma in una storia di vendetta, nello stile potente e straziante del regista iraniano. C’è Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller nella pellicola e un po’ di Alfred Hitchcock nel talento per la suspense psicologica di Farhadi. Con uno sguardo sempre vigile alla società.

“Arrival” di Denis Villeneuve (19 gennaio)

Nel suo essere allo stesso tempo epico e incredibilmente intimo, Arrival riesce dove Interstellar ha fallito. Denis Villeneuve inizia a darci un assaggio di cosa può diventare uno sci-fi nelle mani giuste: ambizioso nell’idea, straordinario nell’esecuzione e profondissimo nel significato. Con una Amy Adams da Oscar (anche se non l’ha ancora vinto).

“La La Land” di Damien Chazelle (26 gennaio)

Solo quel “matto” di Damien Chazelle, dopo un gioiellino come Whiplash, poteva decidere di cimentarsi con una pellicola musicale in stile vecchia Hollywood. Audace ma retrò, divertente ma romantico, La La Land è il musical che piace anche a chi non ama i musical. Sei Oscar (tra cui quelli a Emma Stone e alla perfetta colonna sonora) lo dimostrano. E il film ci regala una delle più brillanti sequenze di apertura degli ultimi anni.

“LEGO Batman – Il film” di Chris McKay (9 febbraio)

La crew di questo franchise sa decisamente quello che sta facendo: dopo il successo di Lego – Il film, questo secondo capitolo è altrettanto irresistibile, intelligente, pieno di rimandi. E con un Batman cialtrone che conquista.

“Moonlight” di Barry Jenkins (16 febbraio)

Anche se ce lo ricorderemo tutti come “il film della gaffe di Warren Beatty e Faye Dunaway”, Moonlight è un racconto di formazione disarmante e pieno di grazia, meticoloso nella visione e a metà tra viaggio personale e pezzo di cinema sociale. Un’opera basata sulla forza dei personaggi e il talento degli attori, che finalmente ha fatto esplodere la stella di Mahershala Ali.

“Manchester by the Sea” di Kenneth Lonergan (16 febbraio)

Un dramma della perdita e del dolore, tragico ma con bellissimi (e a tratti meravigliosamente assurdi) squarci di humor. Proprio come la vita. Con un intensissimo Casey Affleck (che decisamente non è più solo il fratello di Ben), premiato con l’Academy Award, e una Michelle Williams che compare in poche scene ma lascia il segno su ognuna di esse. Un piccolo capolavoro.

“Jackie” di Pablo Larraín (23 febbraio)

Sigaretta dopo sigaretta, il geniale regista cileno Pablo Larraín ci racconta la First Lady più amata d’America immediatamente prima, durante e subito dopo l’uccisione di JFK. E lo fa basando tutto il film sui primissimi piani, sulla voce e persino sui respiri di una strepitosa Natalie Portman. Da brividi. E da vedere in lingua originale.

“Logan – The Wolverine” di James Mangold (1 marzo)

È il film più commovente e maturo della saga degli X-Men, quello che finalmente riesce ad aggiungere quella profondità all’universo dei supereroi. Hugh Jackman ha interpretato (o meglio, è “diventato”) Wolverine per nove volte in diciassette anni. E ci sta che questo sia l’ultimo capitolo. Ma è anche un gran peccato. PS. La piccola Dafne Keen è un prodigio.

“Vi presento Toni Erdmann” di Maren Ade (2 marzo)

Per la serie “genitori che mettono in imbarazzo i figli”, Vi presento Toni Erdmann è una commedia tedesca originalissima e un po’ surreale su un rapporto padre-figlia disfunzionale, che vive di momenti gioiosamente bizzarri e poco confortevoli. Ed è anche un finissimo studio sociale. In arrivo un remake americano (pare) con Jack Nicholson.

“Loving” di Jeff Nichols (16 marzo)

Jeff Nichols dirige Ruth Negga e Joel Edgerton (nelle migliori interpretazioni della loro carriera) in un tenero ritratto di una coppia interrazziale nella Virginia di fine anni ’50, un intenso dramma sui diritti civili che però riesce a rimanere sempre intimo. Anche se racconta del matrimonio che ha cambiato la storia.

“Elle” di Paul Verhoeven (23 marzo)

Mettiamola così: Isabelle Huppert è sempre stata brava. Ma mai così brava. Nelle grinfie del maestro della provocazione Paul Verhoeven, l’attrice francese è la protagonista indiscussa di un film nero che più nero non si può: scioccante, tosto, ambiguo ma anche corrosivamente divertente.

“La tartaruga rossa” di Michael Dudok de Wit (27 marzo)

C’è necessità di film come questi, di favole semplici e pure, che ci facciano sognare per immagini e che, nello stesso tempo, ci ricordino di cosa è importante nella vita. E per questo non servono parole, solo poesia che diventa cinema. E che scalda il cuore.

“L’altro volto della speranza” di Aki Kaurismäki (6 aprile)

Il regista finlandese di culto Aki Kaurismäki (quello di Miracolo a Le Havre) racconta, con la sua controllatissima ma naturale poetica dell’assurdo e il suo minimalismo spinto, la lotta dell’essere umano tra crisi dei rifugiati e razzismo. Riuscendo a strappare sorrisi come solo i grandi riescono a fare. Ed è sorprendente il modo in cui Kaurismäki riesce a scrivere battute che, incredibile ma vero, funzionano in ogni lingua.

“Guardiani della Galassia Vol. 2” di James Gunn (25 aprile)

Il secondo capitolo dei supereroi più sgangherati e più cool dell’universo Marvel non delude e consacra Chris Pratt. Con la solita e imperdibile dose di musiche top (vedi anche il video di Guardians Inferno con David Hasselhoff), battaglie e risate. E Baby Groot? Awww!

“Scappa – Get Out “ di Jordan Peele (18 maggio)

Prendi Indovina chi viene a cena? e trasformalo in un horror contemporaneo. Il risultato è una bomba. L’opera prima del comico Jordan Peele è un esilarante (e terrificante) delirio di un uomo di colore in un incubo bianco. Che fa venir voglia di scappare.

“Dunkirk” di Christopher Nolan (31 agosto)

Questa pellicola è monumentale dall’inizio alla fine. E il regista è uno che con la macchina da presa fa miracoli e che riesce a incasinare razionalmente i piani temporali come nessuno mai. Ma Dunkirk non è un film di guerra nel senso stretto del termine, perché Christopher Nolan racconta la tragedia della guerra nelle facce del suo super cast corale. E per noi Dunkirk è soprattutto Tom Hardy che recita praticamente solo con gli occhi.

“Baby Driver” di Edgar Wright (7 settembre)

Baby Driver è quello che succede quando uno come Edgar Wright mette su Bellbottoms dei The Jon Spencer Blues Explosion, si immagina un film di inseguimenti e sparatorie e poi lo gira per davvero. Con due pezzi da novanta come Kevin Spacey e Jamie Foxx. Ogni singola scena d’azione è a ritmo di musica, ogni singolo gesto fa parte di una studiatissima coreografia. Parafrasando Fantozzi, Baby Driver è “una figata pazzesca”: senza dubbio l’action-movie dell’anno.

“Gatta Cenerentola” di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone  (14 settembre)

Direttamente dalla” factory” napoletana, una chicca di animazione ad acquerello, una fiaba moderna e dark, che mette in scena le meraviglie e le contraddizioni della Napoli di oggi. Con una colonna sonora trascinante.

“Blade Runner 2049” di Denis Villeneuve (5 ottobre)

Denis Villeneuve, parte seconda. Abbiamo già messo in classifica il suo Arrival, ma non possiamo fare a meno di inserire anche Blade Runner 2049. Semplicemente perché il regista ha capito cosa significa fare il nuovo capitolo di un cult .E dal punto di vista visivo il film è spettacolo allo stato puro, grazie a quel geniaccio di Roger Deakins alla fotografia.

“Ammore e malavita” dei Manetti Bros. (5 ottobre)

I Manetti Bros. dirigono la loro pellicola definitiva, un concentrato autentico del loro cinema, tra un’infinità di citazioni pop, numeri musicali brillanti e trovate di regia e di sceneggiatura. Un crime-musical in salsa napoletana contro il gomorrismo imperante. Un film di pancia, di cui c’era bisogno.

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