L'ultimo in ordine di tempo è Judy, il biopic sul "viale del tramonto" di Judy Garland che ha regalato il secondo Oscar (per noi un po' troppo generoso) alla sua interprete Renée Zellweger. Ma la storia del cinema è costellata di biografie musicali. Ecco le migliori.
12. Last Days (2005) di Gus Van Sant
Non un biopic in senso stretto, ma una rielaborazione onirica e d'autore sulla fine di Kurt Cobain (e del grunge in generale). A incarnare quello che ormai era il fantasma del leader dei Nirvana c'è l'ex "dreamer" Michael Pitt, che ne riconsegna il mito e la fragilità.
11. Sid & Nancy (1986) di Alex Cox
Il ritratto definitivo del rapporto tossico tra rocker e groupie. Ovvero il frontman dei Sex Pistols (un indimenticabile Gary Oldman) e Nancy Spungen (l'invece dimenticata Chloe Webb). La quintessenza di sesso, droga e punk.
10. The Doors (1991) di Oliver Stone
Biografia incompresa, soprattutto da parte dei fan del gruppo californiano. Invece la regia sempre muscolare di Oliver Stone e la performance di Val Kilmer alias Jim Morrison rendono giustizia all'edonismo e all'autodistruzione di quell'icona e di quegli anni.
9. Bohemian Rhapsody (2018) di Bryan Singer
Sicuri che sia un capolavoro? Proprio no. Quasi un'operazione alla Tale e quale show, però di indubbia presa sul pubblico di fan e non. Il valore aggiunto è la figura di Freddie Mercury: ma noi preferiamo l'originale ai dentoni (seppur da Oscar) di Rami Malek.
8. Ray (2004) di Taylor Hackford
Altro idolo, altro Oscar. Stavolta tocca a Jamie Foxx, che impersona il beniamino dell'R'n'B Ray Charles dagli inizi alla gloria. Un'altra prova mimetica acchiappa-statuetta, in un romanzone non troppo ispirato.
7. Control (2007) di Anton Corbijn
Il genio del videoclip Anton Corbijn esordisce sul grande schermo con una rigorosa ricognizione di Ian Curtis, volto e anima dei Joy Division. I fan hanno più che approvato il risultato, facendo del film un vero culto. Grazie anche alla prova di Sam Riley: peccato si siano un po' perse le sue tracce.
6. Bird (1988) di Clint Eastwood
Charlie Parker e Clint Eastwood: che cosa volere di più? Il tocco di classe ulteriore è una narrazione davvero jazz, che si libera dal racconto convenzionale della leggenda in questione per improvvisare come farebbe Bird. Memorabile Forest Whitaker nei panni del protagonista.
5. Nico, 1988 (2017) di Susanna Nicchiarelli
Da una regista italianissima come Susanna Nicchiarelli, un film dal respiro internazionale totalmente inaspettato. Il racconto degli ultimi anni dell'ex musa della Factory di Andy Warhol e voce dei Velvet Underground è sensibile e dolorosa. Al pari dell'interpretazione straziante di Trine Dyrholm.
4. Dietro i candelabri (2013) di Steven Soderbergh
Di sicuro uno dei titoli più sottovalutati di questo sottogenere. Nonostante la regia di Steven Soderbergh e uno straordinario Michael Douglas nei panni glitteratissimi di una delle icone più queer d'America. Affiancato da un altrettanto convincente Matt Damon, amante sedotto e abbandonato.
3. Walk the Line - Quando l'amore brucia l’anima (2005) di James Mangold
Un Joaquin Phoenix (che avrebbe dovuto vincere l'Oscar ben prima di Joker) dà volto al re del country americano Johnny Cash, di cui riprende fedelmente ciuffo e voce. La statuetta l'ha invece strappata Reese Witherspoon, per la performance nei panni della moglie (e compagna di palco) June Carter. I loro duetti restano insuperabili.
2. I’m Not There (2007) di Todd Haynes
Più che una biografia musicale, un tributo impressionista a una delle figure più camaleontiche e imprendibili della storia della musica. Vale a dire Bob Dylan, frammentato in stili visivi e volti lontanissimi tra loro. Il più clamoroso è sicuramente la versione Cate Blanchett, quasi più vera del vero.
1. Rocketman (2019) di Dexter Fletcher
Oscurato dal successo di Bohemian Rhapsody (il regista è lo stesso che ha terminato il film su Freddie Mercury dopo il licenziamento di Bryan Singer), in realtà è questo il biopic musicale più riuscito degli ultimi anni. E non solo. Perché riesce davvero a fondere la vita di Reginald Dwight con la fantasia divenuta realtà del suo alter ego Elton John. Merito anche della sbalorditiva adesione al ruolo di Taron Egerton, che agli Oscar non ha avuto neanche una nomination: vergogna.
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