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Quattro nomination agli Oscar, una statuetta. Se c’è un’attrice che a Hollywood ha bruciato le tappe, è Jennifer Lawrence. Da eroina fantasy-teen con Hunger Games a volto amato dalla critica internazionale. Nel giorno del suo compleanno (auguri!), ecco i suoi ruoli più belli.
Dopo i superflop di Passengers e madre!, Jennifer torna sull’usato sicuro. Ovvero un blockbuster diretto da Francis Lawrence (non è un parente), il regista di tre Hunger Games su quattro. Nei panni della ballerina-turned-spia-russa (!), l’attrice è incredibilmente credibile (e non è stata tacciata di cultural appropriation: all’epoca non andava di moda). Ma il risultato è discontinuo, il plot tra spy story e mélo inutilmente ingarbugliato, l’effetto un po’ polveroso. E, in quanto a incassi, un altro (mezzo) disastro. Provaci ancora, Jen.
Supercoppia feat. Leonardo DiCaprio (e un super cast di contorno: Meryl Streep, Cate Blanchett, Timothée Chalamet, ecc) per la satira by Adam McKay che ha colpito il cuore e la testa di milioni di spettatori post-pandemici. Non il “suo” film, ma il ruolo dell’astronoma che prima di tutti si accorge che il nostro mondo sta finendo (e nessuno alza, letteralmente, la testa) è tenero e goofy q.b. E la nostra, al solito, lo porta a casa egregiamente.
Prima di Hunger Games c’è un’altra saga che le dà notorietà internazionale, quella sulle origini degli X-Men, in cui interpreta Mystica, la mutaforma blu che può trasformarsi in chiunque e che diventerà una pericolosa tirapiedi di Magneto. Qui è ancora giovanissima, un po’ sperduta e dalla parte del “bene” (da grande avrà le sembianze di Rebecca Romijn), per cui il volto perennemente adolescenziale di J.Law è perfetto. Certo, è impossibile essere fotografabili con pelle squamata e gli occhi gialli. Si parla di un film standalone sul suo personaggio, ma forse Jen è troppo lanciata nell’Olimpo hollywoodiano per pensare di tornare blu cobalto.
La storia di colei che ha inventato il mocio: già sulla carta, un soggetto pazzo e adorabile. A cui la nostra partecipa con adesione quasi esagerata. Nei panni di Joy Mangano, da casalinga disperata a imprenditrice di successo, mette a segno la terza collaborazione con l’ormai mentore David O. Russell dopo Il lato positivo e American Hustle: probabilmente la meno celebrata, di certo la più folle. E, a suo modo, cult. Il film ci sta simpatico, e lei pure: ma una nomination all’Oscar (la quarta!) per questa performance ci parve ai tempi un po’ troppo generosa.
Positivissimo, almeno per la carriera di J.Law: seconda candidatura agli Oscar, e statuetta come miglior attrice protagonista. La Katniss Everdeen (vedi più avanti) amata dai teenager diventa un’interprete con certificazione istituzionale. Accanto al bipolare Patrizio Solitano (!) di Bradley Cooper, Jennifer è l’altrettanto disfunzionale Tiffany. L’alchimia tra i due è notevole, le scene madri non si contano, e Lawrence tiene abilmente testa a “mostri” come Bob De Niro. Un Academy Award a 22 anni era prematuro? Probabilmente sì, ma è andata così.
Dopo la parte di Charlize Theron da giovane (ebbene sì) in The Burning Plain di Guillermo Arriaga, Lawrence piazza il ruolo da protagonista che la consacra presso la critica. Tanto da finire nella cinquina delle migliori attrici protagoniste agli Oscar di quella stagione. È la sua prima nomination, e anche una delle più meritate. Jen è Ree, la ragazzina che cerca di salvare la sua famiglia “ai margini” su sfondo di Missouri innevato. Scomparendo nel suo personaggio, diventa un’attrice di Serie A.
È nei panni guerrieri di Katniss Everdeen – aka la ragazza di fuoco che, dopo aver cambiato la storia degli Hunger Games, guiderà la rivoluzione dei poverissimi distretti di Panem contro la ricca Capitol City – che Jennifer conquista, oltre a quello della critica, anche il sigillo del botteghino. Per il ruolo le toccò allenarsi durissimamente tra acrobazie, tiro con l'arco, arrampicata su alberi e rocce, combattimento, corsa, parkour, pilates e yoga. Ma lo sforzo ha pagato, letteralmente, facendola diventare l'eroina d'azione con uno tra i maggior incassi di sempre. Jen on fire.
Dopo l’Oscar per Il lato positivo (forse un pochino generoso?), J.Law torna a lavorare con David O. Russell per quello che è il suo miglior film. La sua Rosalyn è un altro personaggio femminile clamoroso, la moglie instabile ed eccessiva del truffatore interpretato da Christian Bale, che tiene costantemente sotto ricatto il marito. La protagonista del film è un’ottima Amy Adams, ma Jen, spregiudicatamente sopra le righe, le ruba la scena con poche, fulminanti apparizioni. E vince a mani basse il premio per le migliori cofane.
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