E alla fine l’Oscar è arrivato. Per un film in cui l’attrice è eccezionale (ma dai), ma che forse non rende giustizia “cinematografica” alla sua carriera ad altissimo tasso di cinefilia, sia nella scelta dei personaggi sia in quella degli autori. Ma della Alice del titolo, donna di mezza età affetta da Alzheimer precoce, Julianne restituisce un ritratto sfumato, tenero, struggente come pochi. Se non è il suo film più bello (e non lo è), certamente è quello che ha convinto l’Academy a consegnarle la sospirata statuetta. Del resto, come rimanere insensibili di fronte alla scena del cassetto: sapete di cosa stiamo piangendo, pardon: parlando, vero?