Rolling Stone Italia

Le migliori serie tv (che non esistono)

Da 'Lo squalo' a 'Freaks', da 'Essi vivono' a 'Uncharted': le future ossessioni da schermo che ancora non sapete di amare

DEFD / IPA

Le classifiche vi piacciono, lo sappiamo. E, come noi, siete dipendenti dalle serie tv. Allora abbiamo pensato di immaginare 10 future e possibili serie che ancora non esistono, ma che per un motivo o per l’altro potrebbero essere perfette. Qualcuna potrebbe essere di difficile realizzazione, ma è mai stato un problema? Se sono riusciti a portare sullo schermo, con successo, un romanzo complesso e originale come Il mistero di Hill House di Shirley Jackson, allora siamo autorizzati a sognare anche noi con questa manciata di capolavori pronti per diventare ossessioni seriali. 

 

10. Flatlandia

Facile realizzare una versione animata del “racconto fantastico a più dimensioni” di Edwin Abbott Abbott (l’hanno già fatto). Ma noi vogliamo che la tecnologia oggi disponibile ricrei il mondo aritmetico in cui si svolge la storia – ovvero: un quadrato che vive nel mondo bidimensionale (Flatlandia, appunto) incontra una sfera proveniente dal mondo a tre dimensioni e tutte le sue certezze crollano) – con le faccine dei nostri attori preferiti. Così il protagonista potrebbe essere Steve Carell, mentre la sfera potrebbe essere Tilda Swinton. Ok, forse il risultato sarebbe un po’ disturbante. Ma poi non lamentatevi se le serie oggi si assomigliano tutte tra loro.

9. L’inverno di Frankie Machine

Sono anni che si parla di una versione cinematografica dello splendido romanzo di Don Winslow, a cui sono stati accostati nomi come Robert De Niro, Michael Mann, William Friedkin. Ma al momento sembra tutto fermo. Frank Machianno è un ex mafioso ritiratosi a vita civile. Vive in California ed è felice: ha una bella fidanzata e una serie di business che lo tengono occupato, ma funzionano. Poi va a rilassarsi con il surf appena può. Ma un giorno, un vecchio boss gli chiede un favore, e Frankie non può dire di no. Peccato per lui che sia una trappola. Peccato per gli altri che Frankie fosse soprannominato “the machine” non a caso. Cari produttori, visto che non vi decidete a fare il film, puntate sulla serie: per sbagliare, partendo da una base del genere, bisogna impegnarsi.

8. Essi vivono

Il film più distopico (tra i tanti) del maestro John Carpenter, uscito nel 1988, è ispirato a un racconto di Ray Nelson del 1963. Racconta di una società in apparenza bella e ordinata, dove tutti consumano e obbediscono felici di restare al proprio posto. Ma un paio di occhiali permette di conoscere la verità: il mondo è dominato da alieni veramente orrendi, e le pubblicità nascondo messaggi come, appunto, obbedisci, consuma e resta al tuo posto. Finché un carpentiere decide di unirsi alla Resistenza. Materiale caldo e oggi addirittura più attuale che trent’anni fa, come vedete. Nel ruolo del protagonista, al posto del wrestler Roddy Piper, ci sembrerebbe giusto vedere qualcuno con un curriculum simile: come John Cena o, ma sarebbe chiedere troppo, Dwayne Johnson.

7. Half-Life

Lo sparatutto in prima persona del 1998 reinventava lo storytelling nei videogame fin dalla prima scena: iniziava con il tranquillo viaggio di un pendolare, un ingegnere di un remoto centro di ricerca scientifico in stile Area 51 chiamato Black Mesa. Lo sguardo del protagonista e i dialoghi degli altri personaggi immergevano nel racconto, senza che ci fosse bisogno di sequenze cinematografiche che toglievano il controllo al giocatore. Poi un incidente andato male apriva uno squarcio nello spazio-tempo, portava sulla scena alieni e militari, e l’incubo iniziava. Trasformare tutto questo in una serie passiva sarebbe un gran rischio: i fan sarebbero di sicuro scontenti. Ma il resto del mondo godrebbe di un capolavoro narrativo ancora poco noto fuori dal suo campo.

6. La morte corre sul fiume

L’unico film diretto dal grande attore inglese Charles Laughton, nel 1955, è uno di quegli eventi culturali così originali che vengono capiti soltanto decenni dopo. È la storia di un terribile e carismatico “predicatore” (Robert Mitchum) che inganna una vedova (ma non i suoi figli, più svegli) per rubare il bottino di una rapina nascosto dal fu marito. Un western/noir onirico che ha regalato alla storia del cinema almeno una sequenza incredibile, quella della fuga sul fiume dei due ragazzi in mezzo a una natura palesemente finta, eppure poeticissima. E la silhuette dell’assassino che si staglia su un crinale al chiaro di luna è tra le immagini più potenti e iconiche di Hollywood, quella buona. Insomma, non si capisce perché nessuno ci abbia ancora pensato, a trarci una serie.

5. Uncharted

La serie di videogame d’avventura per eccellenza (insieme a Tomb Raider), che a sua volta sembra un mix tra Indiana Jones e Tintin. Il protagonista è Nathan Drake, cacciatore di tesori un po’ eroe e un po’ canaglia, un everyman che non prende nulla sul serio eppure riesce sempre a cavarsela. Uncharted (arrivato al quarto e, forse, ultimo capitolo nel 2016) è celebre per le sue sequenze cinematiche degne di un blockbuster, le ambientazioni esotiche e per il tono leggero che accompagna l’azione; alcuni trovano una strana scissione tra l’amabilità del protagonista e il fatto che ammazzi nemici a vagonate. Del resto succedeva anche con John McClane, cioè Bruce Willis, in Die Hard. I fan hanno già detto nella versione cinematografica della serie Drake dovrà avere il volto di Nathan Fillon, e noi ci troviamo d’accordo. La produzione non può che essere in grande stile: astenersi perditempo.

4. Freaks

Nessuno oggi avrebbe il coraggio di fare un film, e tantomeno una serie, con veri “fenomeni da baraccone”, come avveniva per il capolavoro maledetto di Tod Browning del 1932 (censurato ovunque per anni, in Italia è stato trasmesso per la prima volta nel soltanto nel 1983 grazie a Enrico Ghezzi). Eppure nel film cult, omaggiato da Scorsese a David Bowie, ci sarebbe materiale per decine di ore di narrazione: le trame di Cleopatra per sedurre e uccidere il ricco nano Hans con l’aiuto dell’uomo forzuto Ercole; la love story tra la donna barbuta e l’uomo scheletro; il ménage tra le gemelle siamesi fidanzate con due uomini diversi; il terribile contrappasso finale. Nessuno avrebbe il coraggio, appunto.

3. Sorcerer

Il tour de force firmato William Friedkin – fu flop al cinema, ma secondo il regista de L’esorcista e Il braccio violento della legge è il suo film migliore, e noi sottoscriviamo – è materia bollente pronta per essere sfruttata dalla tv. Il livido racconto di un gruppo di avventurieri costretti a guidare due camion pieni di dinamite instabile attraverso l’impenetrabile giungla sudamericana è semplice nella premessa ma carico di sottotrame per quanto riguarda i personaggi. Ma chi oggi avrebbe il fegato di realizzare davvero una sequenza come quella dei camion che attraversano un traballante ponte di corda sospeso sul fiume pochi metri più sotto? 12 minuti che richiesero diversi mesi di riprese: Roy Scheider, uno dei protagonisti, dichiarò che in confronto a Sorcerer, girare Lo squalo fu “come fare un picnic”.

2. Rumore bianco

Quasi impossibile portare sul piccolo schermo il romanzo postmoderno pubblicato da Don DeLillo nel 1985, una black comedy che è anche satira della società americana, love story, racconto apocalittico e tanto altro, su un accademico specializzato in studi hitleriani che però non ha mai imparato il tedesco. Forse solo un Paul Thomas Anderson in forma potrebbe cogliere tutte le sfumature e i cambi di tono del testo di DeLillo, quel suo modo di rendere tutti i personaggi portavoce del narratore senza che questo risulti indigesto. Nel ruolo di Jack Gladney, il protagonista, ci piace immaginare uno spaesato Michael Stuhlbarg – ma, perché no, anche direttamente Bill Murray.

1. Lo Squalo

Il film del 1975 che ha fatto capire a tutti chi era Steven Spielberg è tratto da un bellissimo romanzo di Peter Benchley, che oltre alla nota caccia al suddetto pesce ipertrofico e vendicativo racconta intrighi e segreti di un’isola per vacanzieri dove tutti sanno tutto degli altri (c’è anche una trama di adulterio ai danni del povero Brody, il protagonista, che chi ha visto solo il film ignora). Il materiale non manca, insomma, per dilatare in una decina di episodi i 124 minuti perfetti della pellicola originale. A patto che restino fuori i tre sequel, in ordine crescente di pacchianità. Il pericolo è che nessuno squalo digitale potrà mai eguagliare quello, meccanico ma vivissimo, utilizzato da Spielberg.

Iscriviti