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Era il 15 febbraio del 1950 quando, a Boston, ci fu la prima di Cenerentola, uno dei più amati cartoon “made in Disney”. 70 anni dopo, c’è una nuova Cenerella in arrivo. Sarà Camilla Cabello la protagonista dell'adattamento in versione musical previsto per il 2021. Accanto alla popstar latina Nicholas Galitzine (il principe), James Corden (uno dei topini), Idina Menzel (la matrigna), Pierce Brosnan (il re) e Missy Elliot (il messaggero reale). Oltre al Billy Porter di Pose, alias una fata madrina decisamente queer. E le Cenerentole del passato? Tra versioni (più o meno) ufficiali e libere reinterpretazioni della fiaba di Perrault, ecco la nostra classifica.
C'era bisogno di, come recita il titolo, "un'altra storia di Cenerentola"? Certo che no. Ma il sequel di A Cinderella Story (vedi due posizioni più su) s'inserisce perfettamente nel filone "Cenerentole popstar". Stavolta è Selena Gomez l'orfanella ballerina che cerca il principe azzurro. Ovvero Drew Seeley, ragazzetto Disney di cui si son perse le tracce.
«Che fico! Altro che i Take That!». Così parlo Teresa detta Tracey, cioè Ambra Angiolini subito dopo Non è la Rai. Da lì a qualche anno, lei stessa avrebbe definito il film "uno sceneggiato orribile". Ma per noi la storia della commessa del negozio di dischi che s'innamora del principe Alfonso (!) resta un cult.
Altro giro, altra divetta pop. Cioè l'indimenticata (o quasi) Brandy, protagonista del musical di Rodgers e Hammerstein adattato per la tv. Un delirio camp featuring Whitney Houston (la fata madrina) e Whoopi Goldberg (la regina Constantina: eh?!), vincitore pure di un Emmy. Per cultori only.
Prima di Selena, venne Hilary. Cioè Duff, star del Disney Channel prima della collega latina. Anche qui una Cenerella a misura di teen e aggiornata al presente: il padre gestisce un ristorante, la protagonista – una volta orfana – si ritrova non più a pulire i camini del castello, ma a servire ai tavoli.
Se in Pretty Princess Anne Hathaway era la principessina, qua si ritrova poverella. Fortuna arriva il principe Charmont (!), cioè Hugh Dancy, a farla ballare sulle note di Somebody to Love dei Queen. Un pastiche non privo d'ironia, che però ha floppato al box office.
Una delle versioni più romantiche delle fiaba, e pure una delle più folli: basti il fatto che, a un certo punto, a salvare la pseudo-Cenerentola (il nome di Drew Barrymore nel film è Danielle de Barbarac) arriva Leonardo da Vinci! Menzione per la matrigna Anjelica Huston e il suo nome altrettanto cult: è la baronessa Rodmilla de Ghent.
La fedele rilettura del cartoon firmata Kenneth Branagh, starring la deliziosa e un po' leziosa Lily James, precedeva di un soffio tutti i rifacimenti in chiave "empowerment femminista". E, alla fine, sulla povera pulzella ha la meglio la "stronza" matrigna di Cate Blanchett, con magnifiche mise da dark lady alla Joan Crawford.
Cenerentola non canta più insieme agli adorabili topini: lo fa coi ratti di Manhattan. Una versione "unofficial" della fiaba, ma anche la più divertente e scatenata. Merito di Amy Adams, che fa scoprire la sua verve comica, e della regina Susan Sarandon, tra la classica Lady Tremaine e una sexy Malefica.
Nessun mistero: la protagonista della fiaba di Perrault è un modello dichiarato. Tanto che è la stessa Vivian/Julia Roberts a citare "quella gran culo di Cenerentola", in una battuta passata (come altre mille) alla storia. Stavolta Cenerella è una squillo. Una svolta perfetta per i primi anni '90, verso l'happy ending col vero principe dell'epoca: Richard Gere.
La "non Cenerentola" più meravigliosa di tutte. Nelle mani del maestro Billy Wilder, Audrey Hepburn diventa "principessa per caso" nei panni della figlia dell'autista di una famiglia milionaria contesa non da uno, bensì da due principi: i "fratelli" Humphrey Bogart e William Holden. L'incantesimo che trasforma i vestiti da sguattera in abiti da gran sera lo fa Givenchy: altro che fata Smemorina.
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