Rolling Stone Italia

Le migliori serie italiane del 2020

L’esordio tv di Guadagnino (e che esordio), la saga by Elena Ferrante, il Papa ‘se ne fa un altro’ di Sorrentino, il colosso a certificazione ‘Doc’ di Rai 1. E poi, loro: Sana e gli altri. Belli, bellissimi

Artwork by Stefania Magli

10L’Alligatore su RaiPlay

Il personaggio è di quelli che ti rimangono addosso: L’Alligatore, alias Marcello Buratti, ex cantante di blues condannato ingiustamente a sette anni di carcere che, una volta fuori, diventa un detective al limite della legge. L’attore pure: Matteo Martari, che, finalmente, esordisce in un ruolo da protagonista assoluto (col botto). Daniele Vicari adatta il lavoro di Massimo Carlotto e porta il noir – di più, l’hard boiled – in Rai. Menzioni speciali anche per la dinamica tra Martari e Thomas Trabacchi, il Veneto atmosferico e il blues.

9Diavoli su Sky e NOW Tv

Nell’anno dell’ultima stagione di Suburra (vedi più avanti), la vera scommessa di Alessandro Borghi sul piccolo schermo è questo thriller finanziario prodotto in Italia ma a sfondo londinese. Che gli consente un notevole salto internazionale pure nella recitazione: vedi l’impeccabile accento inglese. Il resto è prodotto d’intrattenimento pure, con cui la Lux Vide di Doc (di nuovo: vedi più avanti) continua la sua “seconda via” estera. E c’è anche l’ex Dottor Stranamore Patrick Dempsey, perfetto Lucifero della City.

8Suburra 3 su Netflix

La fine di un’era, l’ultimo capitolo del coming of age gangsta all’ombra der Colosseo che ha inaugurato la serialità originale Netflix e, soprattutto, ha fissato il gold standard della bromance: quella tra Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara (e fra i loro personaggi, ormai diventati pezzi della pop culture). Non ce ne vogliano le ragazze, su tutte la fantastica zingara di Carlotta Antonelli, ma chissenefrega del Giubileo, degli equilibri di potere, di chi sale sul trono della Città Eterna. Aridatece Aureliano e Spadino.

7Doc – Nelle tue mani su RaiPlay

Il colosso generalista che piace anche agli spettatori non generalisti. Non si spiegherebbero altrimenti gli 8 milioni di spettatori e fischia che raccoglieva la fiction Rai nelle sue prime serate da record. Casi ospedalieri alla Dr. House, tempismo perfetto (è la vera serie del lockdown nostrano), buoni sentimenti (siamo sul primo canale, baby), facce giuste (su tutte, il supporting Pierpaolo Spollon). Ma anche momenti stracult (involontari?) che hanno appassionato pure i fighetti. Che ora attendono, trepidantissimi, la seconda stagione. Argentero & Co. hanno davvero vinto tutto.

6ZeroZeroZero su Sky e NOW Tv

Dopo la local Suburra, forte dell’esperienza ammerigàna del sequel di Soldado, Stefano Sollima allarga lo sguardo. E fa il giro del mondo in 80 (o quasi) passaggi di traffico della cocaina. Messico e nuvole (di bamba), ma anche la Calabria destinazione finale e le rotte delle navi gestite dai borghesi negli States. L’affresco è ampio, l’ambizione vinta, l’idea di cinema larger than life. E, soprattutto, than Italy: e proprio qui sta il bello.

5Romulus su Sky e NOW Tv

Alla faccia delle produzioni americane: chi l’ha detto che non siamo capaci pure noi di fare peplum homemade che Hollywood sul Tevere scansati? Pareva già folle produrre un kolossal come Il primo re in protolatino. Matteo Rovere ci ha girato pure una serie in dieci puntate (!), italianissima al punto da remixare gli elementi del mito per scavare sotto la leggenda della fondazione di Roma. Con un cast giustissimo di giovani – Andrea Arcangeli, Francesco Di Napoli, Marianna Fontana – e l’unica sigla di quest’anno davvero impossibile da skippare: Shout dei Tears for Fears, nell’interpretazione di Elisa. Epica.

4The New Pope su Sky e NOW Tv

Morto (forse) un Papa, se ne fa un altro. Ancora più figo. Oddio (pardon), tra il vecchio Jude Law (in sexy costumino bianco) e il nuovo John Malkovich (in completi di tweed) è un bel match. Forse, tra i due splendidi litiganti, vince il cardinal Voiello di Silvio Orlando, sempre più scatenato e vero simbolo della vocazione (pardon/2) insieme nazionale e globale della serie di Paolo Sorrentino. Con finale “guerresco” attuale, lirico, geniale. Chapeau, anzi: mitra.

3L’amica geniale – Storia del nuovo cognome su RaiPlay

La seconda volta è meglio della prima? Certo è che Storia del nuovo cognome – il capitolo numero 2 della saga by Elena Ferrante, sontuosamente prodotto da Rai con HBO – è ancora più ricco, denso, sfumato, maturo (in tutti i sensi). Perché le protagoniste (le sempre bravissime Gaia Girace e Margherita Mazzucco) entrano nell’età adulta, tra matrimoni tribolati e amicizie messe in discussione; per la regia sempre più cesellata di Saverio Costanzo (più le due puntate balneari firmate Alice Rohrwacher, un capolavoro nel capolavoro); per l’empatia sempre maggiore con volti e storie, e con la Storia italiana nel pieno del Boom. Un successo internazionale, citato in praticamente tutte le classiche USA sul “best of” dell’anno: meritatissimo.

2We Are Who We Are su Sky e NOW Tv

Guadagnino esordisce nella serialità, e già solo per questo tutti in piedi sul divano. Ancora di più se lo fa a modo suo, lanciando un messaggio di libertà e fluidità lirico e totale. A partire dallo svuotare di senso pure quella distinzione così assurdamente rigida che continuiamo a fare tra cinema e tv. «Non è una serie, è un film in otto capitoli»: sì, e allora? È Guadagnino. Che abbatte ogni tipo di confine e ambienta questo inno all’anticonformismo nel luogo più conformista che si possa immaginare – una base militare americana in Italia – senza correre mai il rischio di girare un’ode forzata al gender fluid, ma semplicemente la celebrazione di ognuno per quello che è. «It is what it is», canta in Time Will Tell Blood Orange. We Are Who We Are, risponde Guadagnino.

1SKAM Italia 4 su TimVision e Netflix

Pareva quasi impossibile eguagliare la seconda stagione, e invece. SKAM Italia ha fatto la maturità, e la lode non basterebbe: gli episodi dedicati a Sana (una super Beatrice Bruschi), italiana di seconda generazione e musulmana praticante alla continua ricerca di un equilibrio, sulla carta sembravano il test più difficile da affrontare. E alla fine sono i più maturi, complessi e profondi, tra splendide sequenze musicali, una cura che è in tutto e per tutto cinematografica (a partire dalla regia e dai dialoghi, magnifici nel loro verismo), attori giovani sì, ma sempre perfettamente in parte e con una chimica impressionante tra loro, che ormai hanno inaugurato un nuovo star system. Grazie anche al suo cuore e alla sua autenticità, la rivoluzione seriale partita volutamente in sordina è diventata un fenomeno teen. Di più, un cult che ha finito per ipnotizzare tutti (e infatti: eccoci qua).

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