Se per voi navigare nel mondo teen creato da Netflix è diventato più complicato che capire le fasi dell’emergenza coronavirus, siamo qui per questo. Anche perché altro che ‘solo per adolescenti’, questi titoli ossessionano spesso e volentieri pure gli adulti. L’ultimo acquisto della piattaforma? SKAM Italia, la cui quarta stagione, dopo varie peripezie, è arrivata su Netflix grazie a un accordo con Cross Productions e TIMVISION, e ha avuto un successo senza precedenti. Thanks to quarantena avete già finito il vostro teen drama preferito? Ecco quali sono le migliori serie del genere con il sigillo di Ted Sarandos, secondo noi.
12I am not okay with this
C’è chi ha gridato al capolavoro: ci pare davvero troppo. Innanzitutto perché, più che una serie, questo almeno per durata è poco più di un film. E forse quella sarebbe stata la forma più congeniale. Ma è indubbio che siamo di fronte a un altro titolo arrivato a confermare quella che ormai è una certezza: il linguaggio delle produzioni teen “made in Netflix” è sempre più maturo e a fuoco. Qui, per raccontare l’educazione esistenziale e sentimentale di un’intrepida adolescente, si mixano fumetti (all’origine c’è la graphic novel di Charles Forsman) e soprannaturale. Trovando il giusto equilibrio. E la protagonista Sophia Lills, lanciata da It, è perfetta.
11Baby
La serie italiana più discussa di sempre (ebbene sì) ha vinto anche solo per questo. E per un altro motivo: a quelli che si aspettavano (cioè: tutti) le cronache sconce delle baby squillo, ha invece consegnato un teen in piena regola. E all’italiana, nel bene e nel male. Pur con le sue ingenuità (o anche grazie a quelle), non ce n’è: questo “Sapore di Parioli” tiene incollati allo schermo. E si fregia di aver creato, come nessun altro, un piccolo star-system nostrano: Benedetta Porcaroli, Alice Pagani, Lorenzo Zurzolo, new stars are born.
10 Élite
Élite era partita nel 2018 sfruttando il delirio collettivo per La Casa di Carta e i suoi volti, assicurandosi la partecipazione di Rio (Miguel Herrán), Denver (Jaime Lorente) e Alison Parker (María Pedraza). Ma nella seconda stagione aveva già dimostrato di non avere più bisogno della mania per Tokyo & friends e che la formula The O.C. che incontra Gossip Girl, con contorno di omicidio alla Big Little Lies cattura, soprattutto se vista attraverso la lente della soap con confezione elegantissima e più di qualche deriva trash spagnolissima. E così, tutti pazzi per la lotta di classe sui banchi di scuola. Nella terza stagione c’era una nuova morte su cui indagare. E ce ne sarà anche una quarta, ma molti dei personaggi cult hanno già salutato Las Encinas.
9Tredici
Sia chiaro: se oggi gridiamo al “miracolo” delle serie teen su Netflix, è anche merito di questo culto collettivo. Il problema è aver voluto proseguire a tutti i costi un soggetto che “teneva” il tempo di una sola stagione (pur sollevando già qualche dubbio: la generazione dei nativi digitali lascia davvero passare così tanto tempo tra l’ascolto di una cassettina e l’altra?), al massimo due. Però, appunto, è a suo modo diventato un benchmark: di scrittura, confezione, casting. Ficcando nel plot molto furbetto tanti temi “difficili”, come pochi prodotti per adolescenti hanno saputo fare. Della quarta stagione non c’era bisogno, ma fra trame gialle improbabili e allucinazioni, la serie ha dimostrato ancora una volta di saper stare sul pezzo, con il racconto di poliziotti che discriminano le minoranze e proteste scolastiche contro la violenza delle forze dell’ordine.
8Atypical
Coming of age story: ok, quante ne abbiamo già viste e sentite? Qui però seguiamo un ragazzo con un disturbo dello spettro autistico (Keir Gilchrist, credibilissimo) che cerca di crescere, di diventare indipendente e, soprattutto, di trovare l’amore nonostante le paure della madre iperprotettiva. Che altri non è che Jennifer Jason Leigh, la Daisy Domergue di The Hateful Eight. Una serie feel good, con un bel mix di drama, sentimental e comedy, che dal protagonista piano piano fa scivolare lo sguardo sulla sua famiglia per chiedersi: cosa significa davvero essere normali?
7On my block
L’adolescenza nei quartieri popolari a basso reddito di Los Angeles. On my Block va fortissimo negli USA proprio perché ha messo al centro interpreti afro-americani e latini e storie rilevanti per chi appartiene a minoranze etniche e vive nel clima di razzismo contemporaneo. Urgente, ambizioso, coraggioso, ben scritto con i suoi alti e bassi umoristici ed emozionali. Bravi, bravissimi i quattro protagonisti che hanno un’intesa meravigliosa. E poi quel realismo, così reale da far male.
6Sex Education
L’educazione sessuale non la insegnano a scuola? E allora ci pensa Netflix. In questo senso, la serie creata da Laurie Nunn è già una piccola rivoluzione. Con il tono di una comedy da corridoi del liceo, sa invece piazzare tutto ciò che anima la cosiddetta “conversazione” corrente, tra gender e fluidità. Più tutti i temi “vecchi” che non sono più un tabù su cui ridacchiare: dalla masturbazione agli orgasmi. In modalità didattica ma mai pedante, anzi: con la leggerezza che serve a far passare meglio il messaggio. Il cast, ben assemblato e sfrenatissimo tra pivelli e veterani (leggi: Gillian Anderson), fa il resto, e lo fa bene.
5Stranger Things
Negli anni ‘10 non abbiamo scoperto niente, la fissa per il racconto dell’adolescenza con tocco soprannaturale ce l’avevano già gli Eighties. Stranger Things recupera questo e altro: dai testi sacri di Stephen King, al patrimonio culturale dei nerd che rende perfino mainstream. E lo fa così bene da trasformasi in qualcosa di originale, diventando un fenomeno di costume e trasformando le sue star in icone a 15 anni, vedi Millie Bobby Brown e Finn Wolfhard. Dopo una prima stagione fulminante e una seconda un po’ sommessa, con la terza la serie esplode seguendo la crescita dei propri attori, che devono affrontare i primi amori e le tempeste ormonali dell’adolescenza, ovviamente sotto la costante minaccia di qualcosa di terribile. Uno dei veri colpacci di Netflix che, guarda un po’, è teen.
4The End of the F**king World
Giovanissimo Dexter in erba scappa insieme a futura ragazza di Porta Venezia, indeciso se vuole davvero ucciderla o sta invece iniziando a innamorarsi di lei. Tratto dalla graphic novel di Charles Forsman, questo road movie a metà tra Wes Anderson e Bonnie and Clyde, ha tutto: la scrittura da dark comedy di lusso, la regia, la fotografia (perfetta per raccontare l’Inghilterra degli ultimi), la chimica strambissima tra i due protagonisti Alex Lawther e Jessica Barden, instant star, la nostalgia per gli anni ’80. E una colonna sonora da urlo che, se nella prima stagione puntava sul rock, nella seconda vira più sul folk. Vogliamo dirla tutta? All’amore tragico e disfunzionale tra Alyssa e James non serviva un altro capitolo. Ma va bene così.
3Big Mouth
Sì, al primo posto c’è una serie animata, un’altra delle cose migliori by Netflix. Tre stagioni più uno speciale di San Valentino, tutte con il 100% di recensioni positive su Rotten Tomatoes, praticamente fantascienza. E allora, cos’ha di speciale Big Mouth? È un trionfo di battutacce volgarissime ed esilaranti, canzoni-parodia e sequenze spaventosamente immaginifiche sul teen drama più teen drama che esista: la pubertà. Con tanto di trovate geniali, come i mostri degli ormoni (tra i quali una mitica Maya Rudolph) che incasinano la vita a studentelli confusi ed arrapati.
2Non ho mai
Più che un teen drama, Non ho mai… è una teen comedy, ma non per questo è meno intelligente e, soprattutto, profonda. La trama si ispira liberamente all’adolescenza della creatrice Mindy Kaling: Devi è una studentessa al secondo anno di liceo, che sta ancora cercando di superare la morte del padre e che si è appena ripresa da una paralisi alle gambe. E ora ha un piano: trovare un ragazzo, perdere la verginità e non passare più per la sfigata della scuola. Fino a qui potrebbe anche sembrare la solita storia su un’adolescente emarginata, ma Kaling caratterizza il racconto con ironia, onestà e tenerezza grazie alle origini indiane della protagonista e alla continua tensione tra il suo desiderio di emancipazione e le inclinazioni più tradizionaliste della madre. E il resto lo fanno la splendida esordiente Maitreyi Ramakrishnan e la voce narrante della leggenda del tennis John McEnroe. Un’intuizione geniale, vedere per credere.
1SKAM Italia
Ok, se non avete ancora visto SKAM Italia è arrivato il momento di rimediare, non ci sono più scuse che tengano. E non solo perché è uno dei migliori teen drama in circolazione (se non il migliore), ma perché gli adolescenti li racconta così come sono, senza cliché né sensazionalismi. La serie originale nasce in Norvegia nel 2015 dalla mente della sceneggiatrice-regista Julie Andem, ma Ludovico Bessegato è riuscito a calare quel paradigma nella nostra realtà dando alla versione italiana un’identità molto precisa, fino a farla diventare la più amata anche a livello internazionale. E la quarta stagione (da un mesetto su Netflix), che si concentra su Sana (la bravissima Beatrice Bruschi), ragazza italiana di seconda generazione e musulmana praticante, è la più matura, complessa e profonda. Marchi di fabbrica della serie: splendide sequenze musicali, dialoghi magnifici nel loro verismo e attori giovani sì, ma sempre perfettamente in parte e con una chimica impressionante tra di loro. Avercene.