12Bang Bang Baby – Amazon Prime Video
Gli anni ’80, ancora: che barba, che noia. Sì, ma stavolta c’è poca nostalgia, piuttosto un’estetica da (ri)codificare. Che guarda, ovviamente, alla “pulp fiction” più contemporanea. Lo showrunner Andrea Di Stefano prende una vera storia di ’ndrangheta e ne fa un romanzo di formazione decisamente unico, nel panorama nostrano. Affidato a una portentosa debuttante (la protagonista Arianna Becheroni) e a un cast di volti più o meno noti, ma tutti giustissimi (Adriano Giannini, Lucia Mascino, Antonio Gerardi, Dora Romano, Denise Capezza). Per essere una delle prime produzioni Amazon “made in Italy”, un colpaccio.
11Better Call Saul 6 – Netflix
Stanno per uscire i sei episodi conclusivi (il 12 luglio con cadenza settimanale, ogni martedì), ma tanto già lo sappiamo: si tratta di una delle migliori serie degli ultimi dieci anni, che sta, ahinoi, per chiudere i battenti. Cosa succederà a Jimmy/Saul (Bob Odenkirk) e Kim (Rhea Seehorn) dopo i tragici eventi del mid-season finale? Sappiamo già che assisteremo al ritorno di Walter White (Bryan Cranston) e Jesse Pinkman (Aaron Paul), nonché all’ingresso di una guest star d’eccezione, Carol Burnett, protagonista negli anni Settanta del The Carol Burnett Show. Last but not least: le puntate conclusive promettono di essere le più ambiziose, sorprendenti e struggenti di sempre.
10Obi-Wan Kenobi – Disney+
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, Obi-Wan Kenobi vive come un eremita puzzone, limitandosi a sbarcare il lunario in una fabbrica che intaglia porzioni di carne dalle carcasse di animali, non usa più la Forza e ha un unico obiettivo: essere invisibile. Gli anni bui del grande Maestro Jedi e del periodo di transizione tra la prima e la seconda trilogia di Star Wars non erano mai stati raccontati prima, e la serie diretta da Deborah Chow è il trait d’union che mancava a noi starwarsiani: ci sono Ewan McGregor, Hayden Christensen e quel rapporto malsano tra Obi-Wan e Anakin che manco Freud sarebbe in grado di risolvere. Quelli poco fanatici di Guerre stellari sono pregati d’astenersi.
9Pam & Tommy – Disney+
Il sex tape più famoso di tutti i tempi, prima di Paris Hilton, prima di Kim Kardashian, prima di Instagram, agli albori di Internet. Sagace, divertente, (auto)ironica: la miniserie creata da Malcolm Spellman e diretta da Craig Gillespie, Lake Bell e Gwyneth Horder-Payton è una ricostruzione meticolosissima con un super-cast dove spiccano un Sebastian Stan (Tommy Lee) e una Lily James (Pamela Anderson) in versione doppelgänger, che però riescono a mettere a segno due interpretazioni che vanno oltre il caricaturale, scavando nel profondo di entrambi i personaggi. Un plauso a Seth Rogen nel ruolo di Rand Gauthier, il falegname bistrattato da cui lo scandalo ebbe origine: se il povero Rand non avesse consumato la sua vendetta nei confronti del marito, la carriera di Pam avrebbe preso una piega diversa?
8Christian – Sky Atlantic e NOW
La periferia, questa conosciuta. Pure troppo, a guardare la produzione seriale italiana da Gomorra in giù. Sulla carta, Christian pareva una cosa già (stra)vista. L’esito, invece, è una boccata d’aria fresca nelle storie, appunto, che stanno ai margini. Il protagonista (grandissimo Edoardo Pesce) si ritrova suo malgrado figura cristologica in un mondo di disgraziati. Ma da grandi poteri (e grandi miracoli) derivano grandi responsabilità. Confezione e cast super: tra gli altri, un Claudio Santamaria finalmente “fuori parte”, la sempre affidabile Silvia D’Amico, il sottovalutato Giordano De Plano, il lanciatissimo Gabriel Montesi e il gradito ritorno di una signora del cinema: Lina Sastri.
7Stranger Things 4 – Netflix
Opulenta, faraonica, lunghissima: la quarta (e penultima) stagione della serie firmata dai Duffer Brothers, uscita in due volumi su Netflix, ci pone davanti a una questione in un certo senso amletica: era davvero tutto necessario? Ebbene, forse sì. A parte averci fatto riesumare brani ingiustamente caduti nel dimenticatoio (vedi alla voce Running Up That Hill di Kate Bush e Master of Puppets dei Metallica, protagonista assoluta di una scena a dir poco pazzesca), questi nove episodi hanno in un certo senso unito i puntini di un cerchio che verrà definitivamente chiuso – si spera meglio dei varchi nel Sottosopra – con la stagione finale. Chi vincerà nella battaglia definitiva, Undici o Vecna? I buoni o i cattivi? Ai Demogorgoni l’ardua sentenza.
6La fantastica signora Maisel 4 – Amazon Prime Video
L’hanno bistrattata a destra e sinistra nonché irragionevolmente sottovalutata, la quarta stagione della serie creata dalla bravissima Amy Sherman-Palladino, definendola inferiore rispetto alle precedenti. Nonostante ciò, qui la si pensa decisamente all’opposto: l’ultimo capitolo delle disavventure di Midge Maisel (Rachel Brosnahan) è forse quello più riuscito, in cui avviene una vera e propria catarsi per tutti i personaggi. Come al solito, parte lenta per poi decollare intorno al terzo episodio, con uno dei finali più belli, intimi e struggenti della storia delle serie tv: il cast è sempre stupendo, la scrittura superlativa, le gag al fulmicotone… ma che avete da lamentarvi?
5Ozark 4 – Netflix
In molti sostengono che Ozark sia il miglior prodotto mai andato in onda su Netflix, e potrebbero avere ragione. Creata da Bill Dubuque e Mark Williams, la serie crime con protagonisti Jason Bateman (anche in versione regista ed executive producer), Laura Linney e Julia Garner è una vera e propria manna per gli amanti dei thriller spietatissimi, il cui merito è pure quello di aver insegnato a non poche persone che, quando si parla di lavare denaro sporco, le lavatrici non c’entrano un tubo. Quattro stagioni in cui ne succedono di ogni; personaggi privi di morale, pietà o un minimo sindacale di compassione umana: nessuno è riuscito a celebrare il male puro come Ozark, fino alla fine, ossia la quinta e ultima stagione. Accidenti, quanto ci mancherà.
4L’amica geniale 3 – RaiPlay
Composta da otto episodi diretti da Daniele Luchetti, la terza stagione della serie – Storia di chi fugge e di chi resta – tratta dagli omonimi romanzi di Elena Ferrante è stata il nostro personale addio a Margherita Mazzucco e Gaia Girace, rispettivamente Lenù e Lila. Le abbiamo viste crescere, maturare, compiere delle scelte, forgiare le loro vite e, mentre la narrazione proseguiva, entrambe hanno dato due prove attoriali strepitose. Se da un lato quindi c’è la curiosità rispetto alla quarta stagione (oltre ad Alba Rohrwacher nel ruolo di Lenù, chi erediterà Lila? E Nino Sarratore?), dall’altro rimane un’ineffabile tristezza nel sapere che non ritroveremo più le nostre ragazze. Che sono state bravissime sempre, fino alla fine.
3The Dropout – Disney+
Metti un’imprenditrice con manie di protagonismo e d’onnipotenza (Elizabeth Holmes, impersonata dalla bravissima Amanda Seyfried), fautrice – secondo lei – di una tecnologia per le analisi del sangue che avrebbe potuto rivoluzionare la sanità. Metti che questa tecnologia rivoluzionaria poggi le sue basi su raggiri, bugie, dati falsificati e manipolazioni. Ecco servita una delle frodi più assurde della Silicon Valley, quella di Theranos, raccontata magistralmente dalla miniserie di Elizabeth Meriwether e ispirata all’omonimo podcast di ABC News. La protagonista è una disadattata la cui spinta al successo professionale non conosce ostacoli: epitome suprema del “Fake it till you make it”, Holmes un po’ fa paura, un po’ affascina, di sicuro ha asfaltato la strada di Seyfried per l’Emmy.
2Scissione – Apple TV+
Immaginate che un’azienda decida di separare con un’operazione chirurgica i ricordi di alcuni dei suoi dipendenti, in modo che – una volta al lavoro – ricordino solo fatti inerenti alla loro vita professionale e – una volta a casa – dimentichino il lavoro e pensino solo alla loro vita privata. Distopia, portami via. Supportata da un cast pazzesco (Adam Scott, Patricia Arquette, John Turturro, Britt Lower, Christopher Walken e molti altri), la serie scritta da Dan Erickson e diretta e prodotta da Ben Stiller è lenta, ipnotica e quasi “controllata” per scandire perfettamente la noia, la routine e l’automatismo in cui sono imprigionati i protagonisti. Metafora estrema del fordismo e del taylorismo, l’unico neo di Scissione, forse, è che è stata prevista una seconda stagione: il rischio di allungare troppo il brodo è dietro l’angolo, a meno di non prendere esempio da… vedi più avanti.
1Euphoria 2 – Sky Atlantic e NOW
Non è semplicemente una serie, è un fenomeno culturale: in un panorama di prodotti che non lasciano alcun segno, la serie scritta e diretta dal geniaccio di Sam Levinson è un unicum che al momento non conosce eguali. Non c’è nulla che non vada, in Euphoria: dalla sceneggiatura alla fotografia, passando per le interpretazioni dei membri del cast (la superlativa Zendaya tra tutti), la colonna sonora (firmata Labrinth), lo styling, il make-up (basta fare un giro per i festival estivi per vedere l’egemonia di brillantini, glitter e strass adesivi). Un immaginario del genere lo riesci a creare soltanto se hai dalla tua un prodotto brutalmente onesto e visivamente splendido, nonché una storia raccontata magnificamente, senza filtri o pietismi. Trionferà agli Emmy? Per come è stata gestita la seconda (in teoria pericolosissima) stagione, ce lo auguriamo vivamente.
Bonus: La Mala – Banditi a Milano – Sky e NOW
La docuserie crime scritta e diretta da Chiara Battistini e Paolo Bernardelli (già tra gli sceneggiatori di SanPa), con i suoi cinque episodi che fungono da sintesi storica dell’Italia degli anni Settanta e Ottanta, in cui i gangster andavano a braccetto con la borghesia salvo poi rapinarla e sequestrarla, è (e rimarrà) uno dei migliori prodotti di quest’anno. Guardarla equivale a imparare una nuova mitologia, fatta di “cattivi” come Renato “il bel René” Vallanzasca, il “Tebano” Epaminonda, Francis Turatello; contrapposti ai “buoni” come il prefetto Achille Serra e i magistrati Nobili e Davigo. L’idea nata da un libro fotografico, Ultima edizione – Storie nere dagli archivi de La Notte, è superbamente realizzata e conferma un sospetto che già serpeggiava: le storie più fighe sono lì, nella nostra memoria storica, e non aspettano altro che essere raccontate.