Una trasformazione più vocale che fisica, ma ugualmente impressionante. Nel film di Martone, il nostro è un uomo apolide e per questo diviso anche tra gli accenti dei luoghi della sua vita: l’arabo e il francese parlati al Cairo, dove ormai vive, e l’italiano e il dialetto napoletano dell’infanzia, a cui torna (non solo) simbolicamente. Un’altra prova mastodontica, a colpi di cesello sulla dizione.