FOTO
Oggi avrebbe compiuto 88 anni Liz Taylor, “diva dagli occhi viola”, campionessa di matrimoni (otto in totale, di cui due con lo stesso marito: Richard Burton) e attivista ante-litteram (nella lotta contro l’Aids). Ma anche interprete torrida e torbida, forse sottovalutata da certi critici distratti dal gossip. Ripassiamo i suoi ruoli più belli: oltre quello sguardo leggendario, c’era molto di più.
Ancora “bambina”, per modo di dire, ci fa credere di essere la perfetta America’s sweetheart, prima di far detonare sullo schermo la sua carica erotica. Il grande Spencer Tracy la scorta all’altare e Liz, in abito bianco virginale, resta ancora oggi teneramente adorabile.
Dopo il classico per ragazzi Torna a casa, Lessie!, la versione firmata Mervyn LeRoy del romanzo di Louisa May Alcott è il titolo che la consacra definitivamente presso le grandi platee. Quella di Liz resta la Amy March più amata di sempre: almeno fino alla recente Florence Pugh.
Il nostro autore più operistico-kitsch la vuole nei panni scespirani della zitella che nessuno chiede in sposa. Taylor e Burton, duo bisbetico anche nella vita, rimpiazzano la prima scelta: Loren e Mastroianni. Meglio così: i due inglesi bollenti padroneggiano la rom-com in costume come nessuno.
Foto: API/GAMMA/Gamma-Rapho via Getty Images
Il primo dei tre Oscar (l’ultimo, alla carriera, è del 1993) arriva per uno dei suoi film più deboli, almeno esteticamente. Ma il ritratto della “bella di giorno” dal cuore spezzato è pieno di compassione. Nonostante la statuetta, Liz confessò che questo fu uno dei set più infelici della sua vita.
Il triangolo, sì: George Stevens l’aveva considerato. E aveva gli attori giusti per portarlo sullo schermo: lui (Montgomery Clift), lei (Shelley Winters), l’altra (Liz Taylor). Un concentrato di passioni represse nella provincia benpensante, oggi ingiustamente dimenticato.
Della biografia di Taylor fanno parte le amicizie con i divi più maledetti degli anni d’oro. Su tutti James Dean, protagonista con lei di questo mélo petrolifero. Chiude il terzetto di questo classico più mitico che bello Rock Hudson, altro collega (e amico) “in” e infelice.
Liz ritrova l’amico Montgomery Clift, omosessuale nascosto di cui lei fu la prima complice. Ma l’adattamento della pièce carnale e carnivora di Tennessee Williams è, soprattutto, una sfida tra primedonne: Taylor tiene testa abilmente perfino alla grande signora Katharine Hepburn.
Uno dei naufragi economici più clamorosi nella storia di Hollywood (il costo è stimato sui 300 milioni di dollari attuali, ovviamente mai recuperati), il biopic egizio di Mankiewicz è una vera prova di forza per la nostra. Che riesce a essere regale pure di fronte a un miscast, quello sì, faraonico.
Altro giro, altro Tennessee Williams. L’epitome della sensualità sul grande schermo sono lei e la spalla Paul Newman, travolti da una caldissima passione. Il baby doll bianco della celebre sequenza in camera da letto turbò per un bel pezzo i sonni dei maschi dell’epoca.
Nell’esordio (incredibile ma vero) del grande Mike Nichols, una Liz ormai matura e non più vanesia mette a segno la performance più appassionata e sofferta della sua carriera, tra tensioni di coppia (col vero marito Richard Burton) e maternità negata. Secondo Oscar: il più meritato.
Restiamo
in contatto
Ti promettiamo uno sguardo curioso e attento sul mondo della musica e dell'intrattenimento, incursioni di politica e attualità, sicuramente niente spam.