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Un nome impronunciabile (provateci) di origine gaelica, 26 anni (che compie oggi) e già quattro nomination agli Oscar. Se Meryl Streep a 70 ne ha collezionate 21, Saoirse è decisamente sulla buona strada. Da ragazzina prodigio a volto inconfondibile del nuovo cinema, Ronan si è pure divertita a girare un video da record: Galway Girl di Ed Sheraan, in perfetta linea con le sue origini irlandesissime. Talento assurdo, pelle diafana, capelli rossi e un unico neo: sullo schermo è pazzesca, ma nella vita non azzecca un look. Per fortuna di tempo ce n’è. Intanto, ecco perché è la migliore.
In questo pastiche surreale che è il debutto alla regia di Ryan Gosling, Saoirse è Rat, una ragazzina che vive con la nonna ex star del cinema nella Detroit più indigente e alleva un ratto come fosse un criceto. Dopo l’esordio dietro la macchina da presa, Gosling per fortuna non ci ha più riprovato, ma intanto questo film è inspiegabilmente diventato un piccolo cult. Merito anche di Saoirse.
Saoirse Ronan rende migliore ogni film in cui appare, ma pure qui la missione non è semplice. Perché, same old story, l’adattamento del bestseller di Ian McEwan (by himself) non è all’altezza della pagina scritta. E questi due novelli sposi, oltre che cadere vittime dei tabù, restano intrappolati in un rigore accademico che uccide la sensualità e il lirismo della storia. La nostra e Billy Howle sono adorabili e strazianti nei panni di una giovane violinista e di un promettente storico, incapaci di guardare oltre la propria inesperienza. Una cosa è certa: senza Saoirse sarebbe stato molto peggio.
Gara di bravura (e di cofane incredibili) con Margot Robbie. La bionda (con naso posticcio e parecchio cerone) è Elisabetta, la spietata regina vergine, la rossa (più nature) sua cugina, la carismatica Maria Stuarda. Un period piece di cui forse non si sentiva l’esigenza. Ma in questo catfight regale le performance di Margot e Saoirse sono da vere queen.
Tragedia famigliare con il tocco fantasy di Peter Jackson, pericolosamente in bilico tra la violenza più terribile e sentimentalismi onirici un po’ stucchevoli. Saoirse, qui 15enne, viene violentata e uccisa da Stanley Tucci. Ma si ritrova in un limbo tra mondo terreno e paradiso, da dove può seguire le vite dei suoi cari e del suo assassino. Fun fact: Ronan non ha dovuto fare mezzo provino per avere la parte. Ha mandato alla produzione un nastro con la sua audizione registrata. Lei poteva già dieci anni fa.
Lavorare con Wes Anderson era uno dei sogni della nostra. E dev’essere andata bene, perché il regista texano l’ha voluta di nuovo nel suo ultimo film, The French Dispatch: ormai Wes lavora quasi solo con gli amici, si sa. Nel titolo più nominato del cineasta, Ronan è una pasticcera di nome Agatha che si innamora del garzone Zero e contrabbanda strumenti per fuggire dalla prigione dentro dessert consegnati ai detenuti. E come tutti i personaggi di Anderson ha una stranezza: una voglia sulla guancia a forma di Messico. Saoirse + Wes: solo cuori.
Ex agente della CIA alleva la figlia nella Finlandia più estrema, addestrandola come un soldato e insegnandole a cacciare e combattere. Il risultato ovviamente è una macchina per uccidere che, a 16 anni, si ritrova catapultata nel mondo reale. Saoirse of course se la cava benissimo anche nelle sequenze d’azione, per cui si è allenata due mesi quattro ore al giorno. E per lei restituirci la feralità di questa ragazzina programmata per la vendetta è un gioco da ragazzi.
Quando recita al fianco di Keira Knightley e James McAvoy nella versione cinematografica di un romanzo by Ian McEwan (quello più celebre), Saoirse ha 13 anni. Hollywood non si è ancora accorta di lei, lo fa subito dopo con la sua prima nomination agli Oscar da non protagonista. Il suo personaggio, la giovane e terribile Briony Tallis, è il motore della storia, e sua sarà l’espiazione del titolo. Appena teenager e già pronta a contendersi una statuetta con Tilda Swinton e Cate Blanchett.
Nel bellissimo mélo che Nick Hornby ha adattato dal bestseller Colm Tóibín, Saoirse è una ragazza irlandese (molto on point, viste le sue origini) che parte per gli USA alla ricerca della felicità. E che poi torna indietro per capire davvero qual è la sua strada: praticamente impossibile evitare la lacrimuccia, merito anche dell’interpretazione delicata di Ronan, che illumina lo schermo. Splendida splendente. Seconda nomination (ma la prima “da grande”).
Nella rilettura di Louisa May Alcott by Greta Gerwig, Saoirse è una forza della natura nei panni del maschiaccio ribelle del romanzo, l’eroina di tutte le ragazzine, impegnata a diventare una scrittrice sfidando le imposizioni sociali. Amoreggia con l’icona Timothée Chalamet e rivaleggia con un’altra bravissima: Florence Pugh. Spavalda, vivace, irresistibile e sempre più bella: Winona scansate, Ronan è la Jo March perfetta per le nuove generazioni, Quarta nomination all’Oscar a 25 anni.
Ancora Saiorse secondo Greta o Greta secondo Saoirse, perché nella sua interprete preferita l’autrice si riflette come in uno specchio. Un’opera prima sorprendente (ma magari non da nomination alla regia, ecco), che è anche una delle migliori prospettive sull’adolescenza viste negli ultimi anni e un ritratto dolce amaro del rapporto madre-figlia. Un passo a due (più primo flirt con Timothée) tra ironia e dramma, starring mamma Laurie Metcalf e una Ronan piena di grazia e meravigliosamente stramba, a partire dal parrucco. Terza nomination.
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