Esce Lucrezia, eravamo stati facili profeti. Gli inediti non sono male (alcuni) ma colpisce l’integrale italianità della proposta, sarà in ossequio all’ex giudice Morgan che auspica una dittatura della musica nostrana. I Tropea Highlander ormai sono diventati degli adorabili Panda, tiene banco Rkomi che ci prova con Bea e lei un po’ gli dà un due di picche e un po’ fa la profumiera a reazione.
Santi Francesi voto: 10
“Voglio restare a guardare il giocoliere che cade”. Ecco, forse l’unico difetto di Non è così male è il titolo, che io avrei preso invece da questo verso, perché l’unica cosa senza tanta personalità di questo pezzo è proprio quel titolo che banalizza una canzone che ha almeno tre registri, un testo elegante e immediato, una progressione musicale e poetica che inizialmente ti lascia lo spazio e il tempo per entrare, ma dalla quale poi non puoi più uscire. Hanno un carisma creativo e performativo per cui riempiono il palco fino a invaderlo senza mai strafare, fanno sembrare sexy pure un maglione bianco che su di me farebbe l’effetto spot di un apparecchio acustico con dentiera in omaggio. Persino a livello commerciale diventeranno un crack (lo capisci pure dalla copertina che regala loro, come a tutti gli altri, Simone Marchetti, ma che figata il momento cover Vanity Fair peraltro): il loro elettropop piacerà a tutti, il loro stile e la raffinatezza farà breccia nei salotti tutti pashime, erre moscia e radical chic, ora tocca trovare un lavoro ai Baustelle però.
Beatrice Quinta voto: 9,5
Ha rubato il cuore a Rkomi (non vedevo un approccio così goffo con una donna dall’ultima volta che ero single io; sì ma ora Valentina smetti di ridere), con Dargen potrebbe fare il remake di Sandra e Raimondo («dillo che mi ami», «certo che ti amo, ma la minchia la scassi comunque») ed è riuscita a farmi piacere pure Se$$o, anche perché come Ambra l’ho capita in ritardo. Oddio piacere, diciamo che ora la stimo questa canzone. Poi c’è da dire che quando porti un inedito alle audition e lo rifai ai live fa la stessa differenza di Ángel Di Maria alla Juventus e nella nazionale argentina. Lei resiste alla sua naturale tentazione di strafare e ha la maturità di sfruttare una produzione raffinata e cucita su misura – come quel look tutta pelle – per valorizzarla e valorizzarsi al meglio. E alla fine ti chiedi se è ancora una concorrente o è già una superospite. Hai capito Barbie Spears. Ci tengo a dire che il voto alto non è per la sua passione per le posizioni scomode. Anche perché sono troppo pigro per provarle davvero. Anzi, sono stanco già ora solo a immaginarle.
Giorgia voto: 9
Canta bene anche quando prova a interpretare inserti un po’ troppo gggiovani, quasi trap. Ma quella voce può davvero leggere anche un post su Facebook di un analfabeta funzionale e renderlo accettabile. E poi la grazia delle sue parole nella mini intervista è qualcosa a cui non siamo più abituati. Comunque i pezzi sentiti non sono male, l’anticipazione di Dargen sulla rivisitazione di un classico dell’hip hop italiano mi ha eccitato, mi tocca comprare l’album (come se non l’avessi fatto in passato, “gocce di memoriaaaaaaa”).
Omini voto: 8,5
Ora, del loro lavoro e del loro talento dice tutto Andrea Appino gli regala un bel pezzo. Zen Circus, non so se rendo. Loro ci mettono la voglia di andare finalmente fuori dal loro pur bellissimo recinto – certo, lo sapete ragazzi, io aspetto ancora Max Pezzali – e vestono Matto senza timori reverenziali ma anche resistendo alla tentazione di cannibalizzarla con la loro tecnica. Ieri per la prima volta ho visto e sentito una band che non è soltanto esecuzione clamorosa e cultura musicale, ma anche invenzione e capacità di adattamento, con una visione e una personalità proprie. Ieri volevano dirlo anche con l’occupazione dello spazio e la partitura musicale. Non avevo grossi dubbi, ma stanno facendo un gran bel percorso a X Factor. Matto. Per gli Omini.
Il “Cringe Inferno” dei Tropea voto: 8
Cringe Inferno è il miglior titolo mai ideato negli ultimi dieci anni, il pezzo è come prendere Toto Cutugno e rifarlo rock, è un attimo che stai per cantare “solo noi, solo noi prati verdi se vuoi”. Ci sono parti del testo che sono davvero cringe, come lo è fare i troppo gggiovani quando si è già sviluppato da un po’. Insomma, avrebbe tutto per farsi odiare, per lo meno da me, questo pezzo. Che è come i Tropea, un po’ dissonante, irritante e alla fine però, lo ammetto, irresistibile. La musica ti trascina, quelle parole ti ostini ad ascoltarle, capirle, metterle in fila, per la prima volta credi loro davvero, non ti danno l’idea di essere lì perché altrimenti come puoi lamentarti del Sistema infame se almeno una volta non ci provi? Ecco, ieri per la prima volta li abbiamo visti dentro X Factor con tutte le scarpe, hanno avuto il coraggio di dirci che si stanno divertendo e che sotto sotto gli piace. Il talent e pure Ambra. Il pubblico continua a bullizzarli e sotto sotto comincia a piacergli pure quello. Ora scusatemi ma vado a tatuarmi le parole “Cringe Inferno” sui glutei.
Joėlle voto: 7,5
Eccola, Joėlle. Intendiamoci, Sopravvissuti non è il mio genere, trovo che sia perfettibile come singolo, ma al quarto live ho capito finalmente chi è Joėlle, cosa vuole, dove stia cercando di andare. Sembra averlo capito tutta X Factor e infatti tutto l’apparato estetico del brano, coreograficamente e scenograficamente, si intona a lei, alla sua voce, alla visione che esce da quell’emozione che questa volta esce, supera la paura, la timidezza, il rimanere dentro la corazza di una voce notevole ma finora usata solo come uno scudo. Ieri forse si è sentita finalmente a suo agio anche con la sua bellezza.
Rkomi voto: 7
I duri hanno due Rkomi, con il Rkomi buono amano un po’ di più. Evidentemente è in tempesta ormonale, è così innamorato di Beatrice che arrossisce fino alla punta delle orecchie quando la vede cantare – e per sua sfortuna è la prima – e da quel momento è nel pallone emotivamente. La voce a volte tremante, si emoziona per qualsiasi cosa, trepida per la classifica (dio non voglia che Bea finisca in nomination con uno dei suoi, lo perdiamo). Ma ciò non toglie che musicalmente rimane centrato e che il voto per metà è per la bellissima presentazione dei Santi Francesi e per l’altra metà per la verità con cui sta vivendo quest’avventura televisiva. In un mondo in cui tutti sono finti, lui è trasparente, scoperto, spudorato nella sua sincerità. Lo capisci da come vede Giorgia Turcato e il fratello abbracciarsi, voglio qualcuno che mi guardi come Mirko guarda Bea. Anzi, no, come Mirko guarda il mondo. Rkomi, vuoi sedere al banco con me? L’ultimo, come sempre.
Dargen D’Amico voto: 6,5
Deve piacerti il genere, ma i suoi giudizi flussi di coscienza sono a tratti irresistibili anche quando evidentemente denunciano una labirintite contenutistica. Ho capito che vorrei lui come nuovo Enrico Ghezzi per le mie notti insonni.
Disco Club Paradiso voto: 6
Dargen e questi ragazzi sono dei furboni. L’adattamento pop del loro inedito perde la voglia di spaccare tutto alla Ombelico del mondo e diventa un pezzo da Festivalbar. Però è anche vero che è la prima volta che fanno i “professionisti” e questo è affascinante. Perché prendono coscienza dei loro limiti, il cantante soprattutto, e in maniera anche smaccata puntano tutto sulle loro potenzialità: Jackie Sax. Il frontman ormai è lui che viene chiamato urlando prima di ogni ritornello, per il suo assolo. I DCP, insomma, sono diventati i turnisti di Jackie Sax. Ieri stellare soprattutto quando compare sulla poltrona accanto a Ambra al tavolo dei giudici. Tutto bellissimo, ma sembra qualcosa di troppo esile per andare ancora avanti.
Ambra voto: 5,5
Alla fine con i Tropea sta facendo un buon lavoro, o forse è riuscita solo a trasformare alchemicamente la sfiga di tre ballottaggi consecutivi in culo. Ora si ritrova sola con loro a cercare disperatamente la finale, magari ce la farà pure, il punto è che da lei ci aspettavamo che terremotasse il tavolo di giudici più soporifero degli ultimi anni e invece gioca, quando va bene, in contropiede, ma senza gran mordente.
I “Fiori sui balconi” di Linda voto: 5
Non pensavo avrei mai messo un’insufficienza a Linda, se non ubriaco o incapace di intendere e di volere. E in parte non se la merita, perché una davvero brava la vedi da come si porta a casa con dignità anche un pezzo fondamentalmente brutto. Fiori sui balconi non ha spessore musicale, ha un testo dimenticabile, gioca sui registri del pop italiano d’autore senza avere coraggio e forse è giusto così perché hanno provato a scrivergliela addosso. Pure troppo. Lei però ha una voce incredibile, la capacità di crederci sempre e fa il possibile, tanto che in alcuni momenti questo pezzo vuoi fartelo piacere fortissimo tanto è brava. Lei dice di aver pianto dopo averlo sentito la prima volta. Io pure, ma mi sa per motivi diversi. Detto questo voglio a cena lei e Sara, siete meravigliose ragazze.
Fedez voto: 4,5
Federico, dimmelo, sei venuto solo per vincere? Hai intenzione di far finta che al tavolo sia seduto il tuo gemello sedato? Per carità, i tuoi ormai non li eliminano neanche nel 2023, ma questo è anche uno show televisivo. Il buonismo di ieri, con tutti gli inediti ricoperti di complimenti (peraltro falsi come Giuda per la metà, si vedeva dalla faccia scazzata), è stato così noioso che la cosa migliore di Fedez in questo quarto live è stata Chiara Ferragni seduta tra il pubblico.
Momento Cattelan voto: 4
Alessandro Cattelan esce dalle quinte e tutti rimaniamo di sasso, giudici compresi. Lui presenta come se fossimo in un paradosso spazio-temporale, poi dopo il montaggio della settimana nel loft, c’è la versione – anche sexy va detto – di Francesca Michielin con lo stylist che è tornato ma solo perché gli han fatto un TSO, ma prima l’ha ingabbiata in un look tra Mata Hari, un anime degli anni ’90 e Cattelan stesso. Che sparisce, in un cameo che alla fine risulta demenziale, perché mette solo in difficoltà la conduttrice che finora se la sta cavando bene e a cui imponi un momento nostalgia che può solo penalizzarla. Fortuna che la Fra è una specie di macchina da guerra, ma sarei curioso di sapere chi ha avuto l’idea (che a lei non ha fatto impazzire, si vedeva lontano un miglio). O facevi una co-conduzione a schiaffo, anche innovativa, mantenendo fino alla fine quell’effetto straniante e rendendolo comico, magari, ma così ancora mi chiedo cosa abbiano fatto se non uno spot all’ex anfitrione del talent riuscito maluccio, anche se nella parte del runner che regge il gobbo non era male. Sarà quello che mi ha convinto a prendere il biglietto per il suo spettacolo teatrale Salutava sempre (titolo bello solo una ticchia meno di Cringe Inferno).
Le “Molecole” di Lucrezia voto: 3
Il voto non è per Lucrezia Fioritti, che ha fatto un salto di qualità e si vede. Per come sta sul palco, per come porta la voce provando a uscire dalla comfort zone. Però Molecole ha tutti i difetti che le abbiamo visto prima (e infatti l’aveva già portata alle audition), una certa banalità di struttura e dinamiche ritmiche, un piattume un po’ plastificato che scimmiotta altri e altre, senza riuscire a dirci chi sia. Perfetta per l’indie it pop, se non fosse morto da un pezzo. Ecco, Lucrezia e il suo inedito ci sarebbero piaciuti molto. Ma a X Factor del 2008. Devo ancora capire se la frecciata finale ai giudici (e anche ai pagellisti?) sia grinta o solo rosicata permalosa.
Il pubblico voto: 2
Lo preferivo quasi di più quando durante le Audition aveva reazioni demenziali. Ora invece servirebbe un medico in sala per rianimarlo, tanto che quando arrivano i Disco Club Paradiso e il loro fandom fa rumore – più e meglio di loro, spesso – ti rassicuri sul fatto che almeno alcuni in platea siano ancora vivi. C’è più vivacità tra i cartonati di Propaganda Live.
Il look di (quasi) tutti voto: 1
I concorrenti hanno maglioni infeltriti e giacche improbabili che si sono divisi equamente e colori che sembrano usciti da una costumista tossicodipendente. I giudici sembrano essersi buttati dentro il mercato americano di Latina negli anni ’90 e aver preso outfit alla cieca, tranne Ambra che è l’unica ad aver conservato un minimo di senso estetico. Di Francesca Michielin salviamo l’ultimo vestito, un po’ da prima comunione sexy un po’ da discoteca il sabato pomeriggio. L’1 però è per la canotta di Fedez e perché avrei pagato per vederlo tornare a casa con Chiara Ferragni, fasciata da un abito da sera bellissimo che pure alla serata degli Oscar sarebbe sembrato overdressed.