Ultimo appuntamento con i Bootcamp per X Factor al calor bianco. Dopo che Fedez e Dargen D’Amico hanno completato le squadre che approderanno agli Home Visit (su Sky e Now giovedì 19 ottobre, ultimo passaggio prima dei Live del 26 ottobre), ieri sera è toccato a Morgan e Ambra completare il loro roster, non senza sorprese. Tra scelte controverse e reazioni imprevedibili, non ci siamo annoiati. Sulla graticola in attesa di una sedia fino all’ultimo sono stati 24 concorrenti, ridotti a due gruppi di cinque a colpi di switch, alcuni con flebili giustificazioni, e una Francesca Michielin in versione Buster Keaton, forse in omaggio al cinema muto, che è riuscita a condurre senza spiccicare parola. Le regole le sapete, o almeno dovreste, per cui passiamo a delle pagelle croccanti, almeno quanto gli snack ingurgitati da Morgan tra una pausa e l’altra.
Vittoria Gado
8
Ha 17 anni e la scorsa puntata l’hanno scambiata per una sorta di nipotina di Giusy Ferreri. Ma come hanno fatto? Lei al massimo è la cuginetta di Meg (ex 99 Posse). L’elettronica e il trip-hop più acido la possiedono e con Seven Nation Army nella versione dei Postmodern Jukebox ha sfoderato una performance mirabile dimostrando di avere una voce dal timbro rarissimo. La sua giudice, nonostante tutto, è dubbiosa sul percorso da farle intraprendere. Le dà una sedia, ma alla prima occasione la fa alzare per mandarla a casa. Lei che fa? Si avvicina e le regala un portafortuna. Se fossi in Ambra controllerei meglio che non sia una bambola vudù. Luciferina e intrigante, a quell’età ha altre mille possibilità e tutte buone.
Margherita Silvestrin
7
Voce celestiale, tocco di piano delicato e nello stesso tempo intenso, che le vuoi dire? Le ci vorrebbe soltanto qualcuno che, a questo po’ po’ di roba, aggiunga il bagaglio necessario per destreggiarsi nella giungla della discografia attuale. Non sarà Ambra, che la elimina senza neanche farle sfiorare la sedia dopo aver sentito «delle imprecisioni». Morgan prova a intervenire invano. I fonici di X Factor sono sicuri che al momento dell’esibizione fosse tutto a posto in cuffia? Farei una verifica al Var.
Sedeyp
6-
L’alternative rock dalle venature grunge è la loro comfort zone. Dagli Smashing Pumpkins di 1979 passano a proporre Pennyroyal Tea dei Nirvana. Uno dei brani più intimi e strazianti scritti da Kurt Cobain, che nella loro versione manca dell’urgenza con la quale fu concepita e che suonano con muscolarità. Il risultato è un po’ coveristico ma si percepisce che c’è dell’affetto e l’atteggiamento supera la performance. Gli basta a sedersi. Per poco, però, perché verranno switchati. Da fan del grunge un consiglio: più live e meno televisione.
Melissa Coppola
7
La sua Audition fu definita da karaoke e così, con Bring Me to Life degli Evanescence, tira fuori tutta la voce che ha, che è parecchia. Ancora difficile capire quale sia il suo progetto, visto che passa da Amy Winehouse a Amy Lee e in mezzo ci sarebbero vari universi. Ma ha una voce precisa e potente, che dimostra di contenere anche dei colori inaspettati. Giudici e pubblico in piedi. Avrà una sedia e le verrà tolta ingiustamente. Sarà il caso, d’ora in poi, di cambiare il nome d’arte di Melmosa in qualcosa di meno insidioso.
Gaetano De Caro
8
Pensiero stupendo di Patty Pravo non è solo la canzone che ha scelto al Bootcamp. Perché Gaetano ha una voce ambigua e seducente, fluida e corposa, e dall’estensione vocale vertiginosa. Sa emozionarsi ed emozionare. Ha 16 anni e artisticamente ne dimostra 50. Un fenomeno. Quindi non è un pensiero stupendo, ma una realtà con i controcazzi. Sono pronto a incatenarmi all’Allianz Cloud di Milano per vederlo ai Live. C’è chi copia e chi ruba. Lui ha rubato e quel tesoretto, al quale ha aggiunto un’anima, è uno scrigno pieno di pietre preziose.
Samuele Barracco
6,5
Chitarra e voce rende bene, sia con l’acustica che con l’elettrica. E Canzone contro la paura di Brunori Sas è nella sua cameretta con il cesto dei giochi preferiti. Samuele è uno che quando canta lo stai ad ascoltare, che sente dentro quello che dice e quindi fa arrivare agli altri il messaggio. Se solo scrivesse brani suoi… Sarà presto, però sarebbe stato interessante scoprirlo. Non ne avremo la possibilità, dopo una breve permanenza lascia la sedia. Ma se pubblichi qualcosa fai un fischio.
Isobel Kara
8
Quella maledetta gallina cantata la scorsa puntata non mi è più uscita dalla testa per giorni, ipnotica e rabbrividente allo stesso tempo. Sarebbe la perfetta colonna sonora di un film di Dario Argento, chissà che non la diventi. Con Ninfa di Madame cambiano strada e ne percorrono una in terra battuta e con ai lati i muretti a secco, trasformandola in una taranta salentina coinvolgente ma non grottesca, ballerina senza scadere nella sagra paesana. Rischiano e possono farlo, sorretti da studio e talento. Dargen azzarda: «Non temono competizione, perché nessuno fa quello che fanno loro». Esattamente. Affascinanti per X Factor e la più bella sfida per Ambra come giudice. Si siedono e, come la loro amata gallina, covano l’uovo giusto per gli Home Visit.
Jacopo Martini
5
Si presenta con Dispetto, un inedito che sembra preannunciare il disastro. Nelle sue interpretazioni è al limite fra la catastrofe e l’ascesi, e stranamente non avviene né l’una né l’altra e passa con un brano dance che porta i Simple Minds a fare lo spogliarello in disco a una Festa della donna. Ad Ambra piace la sua personalità e gli regala una sedia, ma sembra più presunzione. Rimane seduto e appare come un miracolo, ma non è sempre l’8 marzo.
Spazio Calmo
4,5
Propongono Discolabirinto dei Subsonica dove c’è lo zampino di Morgan e di fronte a uno degli autori fanno un po’ di confusione perdendo il filo. Non è un buon segno. Non hanno tenuto fede al loro nome e lo spazio del palco è diventato tesissimo. Si vede e si sente. Visti quelli già seduti non meritano una sedia e non la ottengono. Rimandati a X Factor, ma non bocciati in generale. Più calma e prove e l’ordine degli addendi potrebbe cambiare presto.
Pasquale Arpaia
4
Sceglie Via con me di Paolo Conte e compie l’harakiri perfetto. La somiglianza con Mannarino è solo un caso, perché ha una personalità e avrebbe, o almeno aveva dimostrato alle Audition, di possedere anche una voce molto interessante. Peccato che, complice l’emozione, cercando di strafare su un pezzo del genere risulti come un taglio di Lucio Fontana su una tela di De Chirico: uno sfregio. Ha esagerato e sicuramente, risentendosi, ne sarà consapevole. La sedia è lontana, per ora. Ma con più misura è da tenere d’occhio.
Matteo Pierotti
7,5
Si fa chiamare Alieno e un po’ lo è. Stralunato e intenso anche con l’inedito Più o meno, benché meno dirompente rispetto alla scorsa puntata, certo è che cantare su un testo di Califano fa la differenza. Il suo pezzo è un cut-up che comprende anche qualche Ctrl + Alt + C (alle segretarie che riuscivano a farsi sposare dagli avvocati, prima dei cantanti, c’era arrivato Antonello Venditti 40 anni fa), nonostante questo ha delle cose da dire e le dice bene. Intonato quanto basta, sta in bilico sul crinale del pessimismo cosmico che trova, inaspettatamente, un fascio di luce a guidarlo verso la speranza. Merita una sedia, la ottiene e la mantiene. Ho il sospetto che un altro album lo abbia già pronto, e non sarebbe per niente male.
Angelica
10
L’altra volta su un pezzo di Arisa mi ricordò, per struggimento, più Nada che l’autrice del brano. Ma i paragoni con lei non valgono, perché di Annalisa, qualunque sia il suo destino a X Factor, ne sentiremo parlare a lungo. Con All I Want dei Kodaline ci fa piangere tutti con il sorriso, segno che, pur strappandoci il cuore, lo ha fatto per poi restituircelo ripulito da certe scorie. Dice di non aver studiato canto. Anzi, di essersi esercitata nella vasca da bagno. Una tecnica che non è codificata nelle accademie, ma visti i risultati andrebbe testata. La sua voce è l’esatta rappresentazione del suo nome e quella sedia se la porta ai Live, cascasse il mondo. Se non dovesse succedere? Non ci voglio neanche pensare.
Ambra
6,5
In versione Lupin, con una tuta nera lucida e attillatissima (dal pubblico le urlano «sei pazzesca!» e hanno ragione) cerca di fare l’esperta a livello tecnico e un po’ si incarta (cos’ha sentito che non andava sul pezzo di Margherita è ancora un mistero). Anche scartare Melissa grida vendetta, ma in fondo ai Live ci andranno in trea – e la tv esige i sui sacrifici a favore di share – e nella sua squadra i due-tre che possono arrivare in fondo ci sono.
La squadra di Ambra è formata da: Gaetano De Caro, Isobel Kara, Jacopo Martini, Matteo Pierotti e Angelica Bove.
Filippo Ferro
6,5
Si reincarna in Rino Gaetano cantando Mio fratello è figlio unico e l’esperimento è talmente riuscito che, se chiudiamo gli occhi, a tratti sembra davvero di sentire il folletto crotonese. La interpreta di cuore e pancia, come andrebbe interpretata, lasciando da parte la precisione. Anche perché un pezzo così, se non sei un po’ indignato, non rende. La voce c’è, la presenza scenica pure, nonostante questo alla fine non va agli Home Visit. Dopo la sua esibizione rimane una domanda sospesa e una certezza: come fanno gli italiani a sentire questa canzone e a non ribellarsi mai davvero? E caro Filippo, siamo convinti che, non solo nell’Amaro Benedettino, ma anche in X Factor non sta il segreto della felicità.
Alessandro Antonini
6+
Maltrattato alle Audition per una certa frivolezza, stavolta furbescamente sceglie Sei acqua di Venerus, uno degli artisti più visionari in circolazione, e compie un triplo carpiato. Nella versione asciugata piano e voce mantiene l’anima del pezzo, oltre a far vedere una propria anima e delle doti vocali non banali. Morgan rimane concentrato con le mani giunte prima di farlo sedere, probabilmente gli ha scompaginato delle certezze. Gli dà una sedia senza convinzione e quando i giochi si fanno duri non è tra i duri che iniziano a giocare. Alessandro, però, sembra abbastanza sveglio per trovare altrove altri compagni di giochi musicali.
Monarchs
7
La rock band pugliese suona, eccome se suona. Da Where Is My Mind? dei Pixies delle Audizioni decide di giocarsi ai Bootcamp tutte le sue carte con un mashup ardito e nello stesso tempo astuto: Whole Lotta Love dei Led Zeppelin con Kiwi di Harry Styles. Sono credibili, perché fra loro c’è amalgama e hanno padronanza, il cantante della voce e della corporeità sul palco e gli altri dei loro strumenti. Con uno stylist adeguato potrebbero diventare persino sexy. Per avere quella sedia le provano davvero tutte, usando la parola chiave per far sdilinquire Morgan: King Crimson! Quando ormai sembrano incollati alla sedia, la perdono. Poco male, hanno tutto per fare bene: vi aspetto live sui palchi e non per forza della tv.
Simona Bonura
7,5
Su di lei e la sua esibizione si potrebbero tenere corsi di laurea su come, dopo una performance del genere, non sia andata agli Home Visit. Con Ave Maria di Beyoncé unisce il sacro e il profano, dalle sue origini palermitane fa emergere la spiritualità lasciando a casa i barocchismi e non sbaglia una nota. È emozionatissima, si vede, e forse quello che la frega è proprio la padronanza del palco, su cui manca ancora un po’ di esperienza. Non avrà una sedia, ma se ci giriamo a vedere chi è seduto lei avrebbe meritato di esserci. Simona, hai 18 anni e una voce unica: un po’ di esperienza e qualche brano tuo e ci stupirai di nuovo, ma per restare.
Felicity Lucchesi
5,5
È una a cui, evidentemente, piace complicarsi la vita. Prima con David Bowie suonato con la tastiera a tracolla e ora reinterpretando The Scientist dei Coldplay provando a dargli una struttura vocale in più di cui non si sentiva il bisogno. Il brano è lieve perché così è stato concepito e non va forzato, altrimenti il rischio è di snaturarlo. E infatti lei, benché senza sfregiarlo come è capitato ad altri, un po’ lo snatura cesellandolo con una voce calda ed educata anche ai virtuosismi, ma forse troppo studiata per questo brano che tutti abbiamo nelle orecchie e molti nel cuore e in pochi vorrebbero cambiasse anche solo leggermente. Togliere, togliere e ancora togliere Felicity, perché hai talmente tanto che ti basta molto meno. Non è agli Home Visit ma è una che nella musica può lavorarci, eccome.
Animaux Formidables
6,5
A Morgan piacciono un casino e non lo nasconde. Fedez li considera un bluff. È una dicotomia perfetta, anche nei confronti del pubblico. Loro si complicano la vita con Who Said dei Planet Funk: il pezzo è giusto, solo che non scendono a patti con il mezzo televisivo e lo propongono ridotto all’essenziale, quasi in una versione tribale. Chi scrive ha avuto la fortuna di ascoltarli dal vivo in tempi non sospetti, un anno fa, e non sono cambiati di una virgola. Nel loro caso è un bene. Se sei figo, non ti serve cambiare. È il resto del mondo a doverlo riconoscere. Gli è stato riconosciuto anche stasera, anche se iniziano a sorgere dei dubbi sul contenitore: sapranno adattarsi al format? Già nelle anticipazioni degli Home Visit si sente Morgan domandargli: «Sareste pronti a togliervi la maschera?». Con un giudice così le maschere cadono e non è detto che sia un male.
Niccolò Selmi
7/8
Con la sua Doccia ghiaccia, l’inedito che ha emozionato tutti, fece sgorgare lacrime a profusione. Ha una vocalità conturbante che su Elliot’s Song di Dominic Fike calza a pennello: dolcezza e intimismo a livelli atomici. È un Nick Drake nato per caso a Lucca e quelle borse sotto agli occhi, più che della stanchezza, sembrano il segno di un travaglio interiore. Non vediamo l’ora che emerga in tutto il suo splendore. Va agli Home Visit e sembra un predestinato per i Live e per la discografia dove lo attendono a braccia aperte.
Filippo Lapiana
5
Vestito da paninaro sembra un po’ fuori tema, soprattutto se canti L’addio dei Coma Cose che, oltre al talento, hanno uno stile strafigo. Il suo rap non troppo serrato si incastra bene con il brano originale. Ha potenzialità, ma sembra ci sia ancora molto su cui lavorare per essere a fuoco. Morgan gli indora la pillola: «Ha la strada spianata come professionista e non ha bisogno di X Factor» e lo elimina. Sembra tanto una excusatio non petita…
Manifesto
8
Con Black dei Pearl Jam si sono presi un rischio, per di più interpretandola chitarra e piano. Dichiarano di non essere mai stati così emozionati e tutti si preparano a salutarli senza neanche sfiorare le sedie. Eppure, dopo questa esibizione Eddie Vedder sarebbe fiero di loro. La grande padronanza della voce del cantante, che sfoggia la prestazione della vita, li proietta nella fase successiva del talent con tutti gli onori. Chi diceva che ormai domina solo la trap dovrà ricredersi, qui c’è gente che suona, che fa rock e che spacca: godiamoceli.
Matteo Martire
6,5
Genovese trapiantato ad Amburgo, da buon viaggiatore con Big City Life dei Mattafix
cerca di riscrivere il suo manifesto generazionale. Ha gusto internazionale e una attitudine super contemporanea. Sulla falsariga di Alfa, con più respiro oltre confine, solo che gli manca qualcosa nella scrittura. Non è X Factor il posto giusto per imparare certe cose, infatti l’eliminazione non è una sconfitta: la visibilità, lo studio e il canale giusto faranno il resto.
Anna Castiglia
8
Dopo l’assurda polemica sugli ebrei, citati nel suo inedito, si ripresenta con la scelta di un pezzo enigmatico e seducente come Tempo piccolo di Franco Califano e riesce a non ripercorrere i sentieri dei Tiromancino, ma a rivestirlo con una sua personale rivisitazione a metà tra cantautorato e intelligenza artificiale. Con quegli occhiali da maestrina, Anna dimostra di esserlo davvero in musica. Catanese come Carmen Consoli, dalla quale qualcosa ha rubato, ha però più ironia e anche versatilità. Si nota che è la più formata del programma, la più pronta alla discografia, la meglio corazzata. Con Morgan come giudice ci si aspettano performance sublimi, sempre che arrivi ai Live (e chi sennò?). Ma tra qualche tempo, anzi, in un tempo piccolo, è probabile che la rivedremo al Tenco.
Sickteens
9
Per Alex, Francesco e Riccardo è già vecchio Justin Bieber, del quale interpretano Hold On, e ci fanno sentire un po’ boomer. Forse lo siamo, ma riusciamo a riconoscere che questa band è una delle più dotate, anche grazie a un frontman che si mangia il palco con il suo carisma: è un Harry Styles più rockeggiante con una lama al posto della voce. Il gruppo nell’insieme è una macchina perfetta per scassare tutto, X Factor e classifiche: Home Visit spianati.
Morgan
8
Reduce da un post contro Rolling Stone (incomprensibile) e dall’annuncio del suo nuovo album con Pasquale Panella (già così è una figata) Morgan può essere definito come Claude Debussy descrisse Igor Stravinskij: «Non è altro che questo: un bambino viziato che talvolta mette le dita nel naso della musica. O un giovane selvaggio che porta cravatte chiassose e fa il baciamano alle signore mentre pesta loro i piedi. Da vecchio sarà insopportabile, o meglio, non sopporterà nessuna musica; ma per ora è straordinario». A X Factor sembra vacillare in alcune decisioni ma è tutto teatro: non ne ha sbagliata una.
La squadra di Morgan è formata da: Animaux Formidables, Niccolò Selmi, Manifesto, Anna Castiglia e Sickteens.
Fedez e Dargen D’Amico
6
Rispetto ad Ambra e a Morgan, che la scorsa puntata hanno cercato di influenzarli, loro assistono allo spettacolo e alle scelte e si godono tutto come due amici al bar che si danno di gomito. Soddisfatti delle loro squadre, a un certo punto si guardano e Fedez dice: «Per ora non mi fa paura nessuno» con Dargen che annuisce. Gli manca solo un tavolino con qualche stuzzichino e uno spritz e invece di X Factor sembrerebbero al bar a commentare la partita alla domenica.
Francesca Michielin
6
Praticamente una puntata di sole espressioni del viso. Si starà allenando per la recitazione?