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X Factor 2023, le pagelle dei Bootcamp di Fedez e Dargen: la guerra è appena iniziata

Ieri sera si sono formate le prime due squadre tra standing ovation (troppe) e fischi. Fedez sembra pensare più allo show televisivo, Dargen costruisce una squadra di freak che potrebbero spaccare

Foto: Sky

I Bootcamp partono in sordina e con un po’ troppe standing ovation, ma quando sta per calare la palpebra arrivano alcune decisioni inaspettate dei giudici (uno su tutti, quello che porta gli occhiali da sole anche sotto la doccia). Una puntata di X Factor persino surreale, vista la presenza di un Fedez sorridente e più pimpante rispetto alle selezioni quando in realtà da giorni è ricoverato al Fatebenefratelli di Milano per un’emorragia causata da due ulcere intestinali. Ha ricevuto diverse trasfusioni e Chiara Ferragni, intercettata dai cronisti, ha detto che «sta meglio» e quindi lo seguiamo in tv con meno «brividini», come direbbe lui, e gli auguriamo una pronta guarigione.

Ma ce la farà in tempo per i live del 26 ottobre? Le ipotesi che circolano sono diverse, tra chi sostiene che sarà scelto un sostituto (a tempo?) e già si fanno i nomi di J-Ax (che ha smentito) e Annalisa, e chi invece lo immagina collegato a distanza, magari dall’ospedale. Ancora non si sa. Certo è che, per il suo peso mediatico nell’economia del programma, tutto è possibile. Ma veniamo all’ultima puntata dove, magia della registrazione, come in Ritorno al futuro è stato protagonista.

Intanto bisogna chiarire le novità di selezione. Ogni giudice ha potuto scegliere, fin da subito, 12 concorrenti con cui formare la squadra che alla fine sarà composta solo da cinque di loro, come le sedie a disposizione. Con Francesca Michielin a sorteggiare le squadre di Champions League… ah no, pardon, a pescare dall’urna il nome del primo giudice a dare il via alla selezione, a gruppi di tre artisti alla volta, Ambra Angiolini, Dargen D’Amico, Fedez e Morgan a turno hanno formato la loro personale sporca dozzina che poi hanno sfoltito a suon di switch sul palco. Decisa la suddivisione dei 48 concorrenti che aspirano agli Home Visit, ieri sera abbiamo assistito alle esibizioni delle prime due squadre: quella di Fedez e di Dargen D’Amico. Ma quand’è che arrivano i voti? Adesso, divisi per squadre.

Filippo Fattorini

VOTO
4--

Inaugura la serie di quelli già bocciati da Fedez alle Audition, e che si è ritrovato a capitanare, dimostrando di essere piuttosto masochista. Sceglie Calma e sangue freddo di Luca Dirisio, ma non ha né la voce né la presenza fisica. Sei un rapper e un rapper ti ha già detto no, cosa fai? Ti schianti su un tormentone senza cambiarlo di una virgola o aggiungere una barra. Peggio dell’effetto cover, tutto sbagliato e tutto da rifare. Solo che la possibilità è una. Lui sorride comunque, sicuro che rimarrà il cocco del nonno poeta (musicare un suo testo no?) e anche quando Fedez lo elimina la prende bene.

Alice Tombola

VOTO
9

Si può dare un voto così alto a chi non ha avuto una sedia? Lo merita perché interpreta Gli uomini non cambiano di Mia Martini riconfermando di avere una gran voce, personalità, un’anima soul piuttosto rara da trovare in Italia, e anche se le manca la sofferenza di Mimì – umanamente possiamo dire meno male – la fa sua con una semplicità disarmante. Standing ovation, Morgan in piedi, Ambra la abbraccia, Dargen si pulisce gli occhiali (senza toglierli mai, ma è un buon segno) e Fedez la fa sedere. Il posto le verrà soffiato e Alice, invece di abbattersi, sfida tutti e rappa proprio il brano di chi le ha infranto il sogno facendo crollare il palazzetto dagli applausi. Il pubblico la acclama, ma il suo giudice non si intenerisce. Decisione discutibile, ma sì lo so lo sai, cantava Gianluca Grignani. Fedez sembra dare la stessa risposta: incomprensibile.

Lorenzo Bonfanti

VOTO
6,5

Ha lasciato il lavoro di metalmeccanico per provarci con la musica. Le qualità le avrebbe, un po’ più di garra charrúa di uruguayana memoria non guasterebbe. Interpreta The Sound of Silence di Simon & Garfunkel in modo minimale, per non rischiare, però non entusiasma e il finale ondivago non aiuta. Si prende una sedia sulla fiducia e la mantiene senza brividi grazie alle potenzialità, ma se non vuole tornare in azienda solo per cantare alla cena di Natale dovrà rischiare molto di più agli Home Visit.

Revenant

VOTO
5+

Alle audizioni hanno portato un pezzo dei Måneskin, stavolta si presentano con Me and Your Mama di Childish Gambino, senza riuscire a restituirne la visionarietà o a scarnificarlo mantenendone l’essenza. Se fossimo al pub un’altra birra ce la berremmo alla loro salute, siccome siamo a X Factor il loro giudice non gli concede neanche la possibilità di sedersi. Ci si vede al bancone di qualche locale, da dove probabilmente ripartiranno: le intenzioni ci sono, l’amalgama è da costruire.

Sara Sorrenti

VOTO
7+

Con quella loop station ci va anche a dormire, ne sono certo. E con una voce così versatile, oltre che educatissima, può veramente fare ciò che vuole. Il problema, come sottolinea Fedez, è che così tanta padronanza dei mezzi si rischia di finire nel manierismo. Meno convincente rispetto alle Audition, ma sempre tre spanne sopra la media. Con The House of the Rising Sun si discosta dal recitar-cantando elettronico degli Offlaga Disco Pax della precedente esibizione e sfoggia stile, gusto e ricercatezza, oltre a un graffio vocale ancora da esprimere appieno. La sedia degli Home Visit è sua e se non va ai live è una bestemmia.

Giulia Petronio

VOTO
5

O ci ha sentito qualcosa che noi non abbiamo percepito, o Giulia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma. Lo ha detto Winston Churchill, non Fedez. Ma il senso non cambia e le ha donato gli Home Visit. Già alle audizioni era sembrata acerba, ai Bootcamp con Blue Jeans di Lana del Rey era più a suo agio, peccato che quando sale di vocalità perde vertiginosamente il controllo. Sarà l’emozione? Ha influito, anche se non si trattava di un brano da virtuosi. Eppure si siede e non si alza più. Buon per lei e in bocca al lupo.

Carmelo Genovese

VOTO
7

Ci sono momenti nei quali dai tutto te stesso, il risultato sembra a un passo, poi arriva un colpo di vento improvviso e ti scompagina i piani. Chissà se quel nome d’arte, Del Vento, è già stato nel suo destino. Stavolta sì, nel verso negativo. E pensare che con Tetto del mondo, un suo inedito, ha dimostrato di essere credibile anche quando rappa, passando dalle delicate emozioni di Fiore di maggio di Fabio Concato alle Audition a questo pezzo che sembrava una sorta di Ombelico del mondo 2.0. Nella sua faretra ha tante frecce e tutte buone, nonostante questo viene switchato e perde la sedia. Per consolarsi può ascoltare Trieste di Lucio Corsi, se non l’ha ancora fatto, perché “il vento no, non era un freno ma una spinta”.

Alvaro A. C. Gutierrez

VOTO
6

Se parte una base e lui ci canta sopra è automatico che scatti il twerk. È una dote non da poco. Succede lo stesso sulle note di Mía di Bad Bunny feat. Drake. Porta con sé tutte le sonorità di Cuba dove ha lasciato una poltrona vuota da barbiere (il suo precedente lavoro). Fedez titubante gli dà una sedia, ma per poco. Verrà sostituito da Carmelo Genovese, che poi a sua volta… Poco male, X Factor non è la sua cup of tea, meglio un mojito in spiaggia dove può far scatenare la gente.

Astromare

VOTO
7

Se a 17 anni avessero suonato così negli anni ’50 sarebbero stati subito etichettati come degli enfant prodige. Perché Francesco Buscato e Carlo Alberto, batterista e pianista, lo sono. Peccato che il calendario segni 2023 e il loro repertorio, ancora una volta, sembra fermo all’epoca di Eisenhower. Nel mashup di Little Richard e Chuck Berry, con Johnny B. Goode e Tutti Frutti (ma dai?), fanno scatenare il pubblico, ci manca solo che diano fuoco agli strumenti – ma oggi neanche questo stupirebbe più – e il revival sarebbe completato. Fedez gli fa provare la comodità della sedie, ma poi gli preferisce un altro concorrente. Sono talmente giovani che entro la maggiore età potrebbero riuscire ad arrivare almeno ad ascoltare fino agli anni ’80, allora ci sarà da divertirsi. Avanti così e lunga vita al rock’n’roll.

Filippo Guidoboni

VOTO
6+

«Vorrei tornare martedì a fare il corriere con una speranza», dice prima di salire sul palco. In questo l’obiettivo è centrato. Canta Best of You dei Foo Fighters. La voce non si discute, sul resto si può lavorare. Fedez non la pensa così, anche se forse non è semplicemente il concorrente con il quale può risultare un valore aggiunto, e alla fine se ne torna a casa. Fossi in lui, con quella voce, un viaggetto in America portandomi dietro la chitarra lo farei. Non si sa mai.

Asia Leva

VOTO
9

«Bada come la fuma» direbbe Tommaso Mazzanti se la sentisse cantare, così come fa sui social con le sue schiacciate diventate virali. Perché Asia Leva, in arte Groan, ha tutto per aspirare a diventare una popstar, persino un carattere fumantino al limite della supponenza. E se lo può permettere, perché ha preso il palco, lo ha piegato in quattro e se lo è messo in tasca. A soli 18 anni. Rappa in inglese e in italiano, le barre che inserisce nei pezzi di altri dimostrano già una maturità e occhio a farla arrabbiare: quando sfila la sedia ad Alice, che le canta in faccia lo stesso pezzo, gli occhi le si iniettano di sangue e se non ci fossero le telecamere le avrebbe messo le mani al collo. Fa paura da quanto è focalizzata. Bang Bang non è solo il brano che le ha spalancato gli Home Visit, ma anche il suono che sentirete quando proverete a intralciarle il cammino.

Maria Tomba

VOTO
10

Qualcuno ricorda l’esibizione di Eleonora Anania sette anni fa sulle note di Sally? Beh, andatela a rivedere e ritroverete quello che è successo con Maria. Solo che stavolta, al posto di Vasco Rossi, c’è America di Gianna Nannini. Lei è il classico anatroccolo che si trasforma in cigno. Con quel pigiamino, già preso di mira da altri concorrenti che le hanno promesso battaglia, sembrava destinata a farci divertire, magari emozionare, senza però rimanere. Invece, come un mutaforma, stupisce tutti sfoggiando una gran voce. Per Morgan è «allucinante». La vocalità sì, nel complesso l’esibizione è «allucinogena». Addirittura sensuale. E purtroppo è durata poco, altrimenti chissà in cosa si sarebbe trasformata ancora. Le lasciano il posto gli Astromare (perché non Giulia Petronio?) e con lei ci sarà davvero da divertirsi.

Fedez

VOTO
6-

Aveva a disposizione 12 concorrenti uno più forte dell’altro e riesce nell’impresa di eliminare alcuni dei più forti. Avrà ragione lui? Può essere, ma per ora ci sembra che qualche scelta sia stata dettata più da logiche televisive che musicali. Siamo in tv, ci sta. Ma così troppo.

La squadra di Fedez è quindi formata da: Asia Leva, Lorenzo Bonfanti, Sara Sorrenti, Maria Tomba e Giulia Petronio.

Andrea Settembre

VOTO
8

Con lui ci sono pochi dubbi, il talento c’è e, come recitava la famosa pubblicità, anche il controllo a dosarne la potenza. In più ha un’arma che può usare, e infatti ha usato, che è un po’ come un bonus vita in un videogame: il napoletano, una lingua passe-partout per il cuore di tanti. E si sposa con l’R&B come la mozzarella di bufala su una pizza appena sfornata. Andrea riempie lo spazio, con la voce e con il corpo, consapevolmente o meno, quindi è pronto per situazioni più complesse che affronterà per mano con un giudice originale come Dargen. Con End of the Road di Noga Erez è andato sul sicuro e si è incollato alla sedia fino agli Home Visit.

Fabio D’Errico

VOTO
7,5

Inutile chiedersi come mai in pochi scelgano brani di Lucio Dalla, soprattutto in momenti delicati come gli Home Visit. Ma se decidi di portarlo, tra i tanti scegli Caruso e ti permetti anche di riarrangiarlo «alla mia maniera» passi per pazzo o genio. Fabio si apre una via di mezzo grazie alla passione che infonde in quello che fa. Per atteggiamento somiglia a Lucio, un fenomeno autodidatta che dal clarinetto al canto e alla scrittura di canzoni, dopo aver rubato dai maestri è stato in grado di superarli. Che la pensi così anche Dargen e un po’ ci si riveda? È l’allievo da formare per farsi superare? Sulla tenuta vocale e la presenza scenica in uno show televisivo manca più di qualcosa, però già così funziona. Persino su Caruso. Il suo giudice lo fa sedere e lo protegge fino alla fine. Un “disperato erotico stomp” alla ricerca di “futura”.

Diego Ponessa

VOTO
5

Più che un situazionista o un freak è un inconsapevole, come disse Morgan alle Audition. Farlo passare ai Bootcamp è stato voler giocare un po’ troppo sulla sua ingenuità. Ma ci sta, il cinismo è parte del mezzo televisivo e lui è la vittima sacrificale, suo malgrado. L’inedito Pioggia secca, per alcuni secondi, fa trattenere il fiato in vista del miracolo, che però, essendo rari, non può mica verificarsi ogni puntata (la quota miracolo gliel’ha fregata un’altra concorrente). Mettiamola così: la lirica e X Factor non sono fatti l’uno per l’altro. Ma forse Diego dovrebbe provare a sbarcare in Asia, dove con gli italiani sono di manica larga. Potrebbe diventare un caso, o persino una star (dei social sicuro). «La vittoria non conta se prima non impari la sconfitta», gli dice Dargen. È sconfitta, speriamo abbia anche imparato.

Clelia Scalzo

VOTO
5,5

Dimostra ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, che i pezzi di Battisti puoi trasformarli come vuoi, ma funzionano sempre. Basta averne rispetto. E la dance si sposa bene a Nastro rosa, su cui ha innestato alcune barre di Dargen. Un po’ paraguru come scelta. Che infatti mette in luce più le ombre delle luci. Nelle sue interpretazioni c’è troppo il sapore del revival forzato, del voler volare anche se non posso, di una certa fatica. Morgan si lascia scappare un «dozzinale», ma è un po’ ingeneroso. «Formale» come dice il suo giudice sembra più azzeccato. Si siede, ma da agnello sacrificale che infatti viene sacrificato alla prima occasione, sembrando incarnare il brano che aveva appena cantato: “Inseguendo una libellula in un prato / Un giorno che avevo rotto col passato / Quando già credevo di esserci riuscito / Son caduto”.

Collettivo

VOTO
5,5

Riescono a far rivalutare gli Zero Assoluto a Dargen, parole sue alle quali – per la logica dei social – oggi magari gli Zero Assoluto risponderanno indispettiti, e nonostante questo non ottengono una sedia. C’è qualquadra che non cosa. Sono freschi, perché miscelano la trap con il punk e lo fanno con grande sciallo, come se invece di un programma tv si trovassero alla “festa della creatività” che chiude l’anno scolastico. Fanno talmente casino che rischiano di scontrarsi a vicenda sul palco e chiudono con una piroetta da parkour. C’è crisi, c’è grossa crisi, avrebbe commentato Quelo by Corrado Guzzanti. Infatti per portarli avanti, Dargen avrebbe dovuto credere nel «nuovo culto monoteista basato sulla venerazione e sulla diffusione della parola dell’entità astratta chiamata Quelo». Ma oggi vanno di moda altri guru e i Collettivo una sedia non l’hanno vista neanche col binocolo.

Edoardo Brogi

VOTO
6,5

Si presenta con l’etichetta del preferito di Dargen e non è mai un bel biglietto da visita. Lui ci gioca e ci spera, infatti rischia di volare fuori. Ha la voce, ha la presenza scenica (c’è chi direbbe che è un figo), gli manca un pizzico (almeno) di personalità trasferita nell’interpretazione. Con Radioactive degli Imagine Dragons senza infamia e senza lode. Gli consiglierei di ascoltarsi di più i Bush di Gavin Rossdale, chissà che non trovi ispirazioni migliori. Fatto sta che il giudice gli dà una sedia e ne riparliamo agli Home Visit.

Stunt Pilots

VOTO
8

Portano un brano dei Red Hot Chili Peppers e ci svolazzano sopra e lo conducono nel loro mondo, che è un mondo che piace perché non scimiotta quello di nessun altro, è fatto di strumenti ben suonati, una voce con un timbro riconoscibile ed eclettico e che fa intravedere margini enormi di miglioramento. Sono la carta Måneskin di quest’anno, con i quali condividono un po’ di sana gavetta come busker. Abbiamo verificato che, con una lucidata, può diventare un mix letale. E non solo in Italia. Salvo harakiri si siedono ci vediamo ai live.

Fabrizio Longobardi

VOTO
8,5

“E guardo il mondo da un oblò”. Ah no, “a testa in giù…”. L’attacco del suo inedito somiglia tanto a quello di Gianni Togni (che sono certo lui conosca bene), eppure Solo ha delle potenzialità. Fabrizio ha buoni ascolti e si sente. È come se Rino Gaetano incontrasse Riccardo Cocciante e decidessero di collaborare. Il bello è che è già successo per davvero, lui però fonde quelle sonorità in un’unica persona (con Umberto Tozzi che fa capolino dall’oblò). Se il cantautorato è in crisi, con uno come Longobardi potrebbe rivivere dei momenti interessanti. Si prende la sedia di Clelia e, a parte lei, nessuno borbotta. Tutto da testare su scelte di altri, come un giudice, ma anche i mezzi tecnici li ha eccome.

Francesca Spennato

VOTO
5

Ha quel piglio di donna vissuta, nonostante l’età, che se certe cose non le hai vissute sembra appiccicato con il Vinavil. E Dedicato di Loredana Bertè è uno di quei brani che fanno cadere ogni maschera, in particolare per le interpreti femminili. Un po’ troppo emulativa e con una versione così aderente all’originale (che per sentire davvero devi aver assaggiato il fuoco dell’inferno), la voce ci sarebbe anche, con un timbro caldo e una densità che non perde alzando il livello. Però ha ragione Dargen, talmente “formata” che non se la sente di toglierle qualcosa. C’è troppo da sfrondare e il tempo stringe. Ti ascolteremo fuori.

Giovie & Micke

VOTO
4

Alle Audizioni avevano sbagliato brano. Ai Bootcamp si caricano a molla, forse troppo, e si schiantano di fronte ai loro limiti. Umbrella in versione acustica piano e voce per spaccare devi farla da dio, non solo ammiccando e sentendoti figo. Sono giovanissimi, 18 e 20 anni, quindi nell’età giusta per sbagliare, anche con arroganza, però ragazzi vi volete guardare allo specchio prima di presentarvi a certe situazioni? Con ogni probabilità il pianista, se si fosse presentato da solo, sarebbe passato. Da neo maggiorenne ha il tempo di pensarci e riprovarci, anche altrove. Insieme «sono un bel prodottino» avrebbe detto Mara Maionchi, ma non adesso. Infatti Dargen gli dice no, loro si incazzano ed escono nerissimi. Per le lacrime di oggi non basterà una umbrella.

Alessandro Manzini

VOTO
6

Il voto è basso, ma è la media con quello che gli avrei dato alle Audition. Riscrive Battisti-Mogol, inserisce cose proprie e sembra il figlio non (ancora) riconosciuto del suo giudice: volto impassibile mentre canta testi surreali. Si taglia i capelli come il “Cobra” Tovalieri, ma del bomber ha solo il look e non l’affondo sotto porta. Almeno, non ancora. La sedie non la sfiora neppure, ma che Dargen ne abbia voluto salvaguardare la purezza?

Gaia Banfi

VOTO
7,5

Che bel mondo il suo, ci entri e ti sembra che i piedi si stacchino da terra, ma senza timori. Ci vuole coraggio a mashuppare Glimpse of Us di Joji con Vedrai, vedrai di Luigi Tenco. Lei ce l’ha e ne ha anche le capacità. Sofisticata e onirica, ma un carillon che difficilmente avrebbe girato in una serie di prove spietate come quelle di X Factor. Se mi fa sapere quando suona in giro la vado a sentire, e tanti altri dovrebbero fare lo stesso. Non ha la sedia per gli Home Visit, ma ha la stima di quelli che amano la musica e che di certo cominceranno a seguirla.

Dargen D’Amico

VOTO
8

Ha scelto e si è ritrovato in maggioranza i concorrenti più estrosi e sghembi e gongola comunque. Un po’ come Elio in passato, che esultava per chiunque uscisse mani e piedi dalle logiche mainstream. Ha le idee chiare, dei soldati che per lui sarebbero pronti a tutto. La guerra è appena iniziata e i fischi che ha ricevuto per alcune scelte sono solo un buon segno.

La squadra di Dargen D’Amico è quindi formata da: Andrea Settembre, gli Stunt Pilots, Edoardo Brogi, Fabio D’Errico e Fabrizio Longobardi.

Ambra Angiolini

VOTO
5

Sarebbe stato un senza voto, perché a parte un abbraccio (perché una lacrimuccia va fatta sempre scendere) non è quasi mai intervenuta. Ma nella fase di selezione chiede a Morgan chi sceglierebbe e poi gli frega proprio quel concorrente “alla vigliacca”. Vendicativa!

Morgan

VOTO
7

È carico a pallettoni, incita le standing ovation, fa terrorismo psicologico con Fedez e Dargen dicendo loro che hanno la squadra migliore e che vinceranno sicuramente. Si diverte e quando si diverte ogni parola che gli esce dalla bocca lascia il segno. Non è a X Factor solo per svernare.

Francesca Michielin

VOTO
6

Con un outfit K-pop, canta Un’estate fa di Franco Califano per lanciare la nuova e omonima serie che andrà in onda su Sky Atlantic e conduce inserendosi solo quando serve. Poco, vista la carrellata di concorrenti. I Bootcamp non la valorizzano e lei si riposa un po’.

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