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Con l’uscita al cinema di Avatar: La via dell’acqua (secondo capitolo della saga di James Cameron), la vediamo di nuovo nei panni di Neytiri, indigena Na’vi del pianeta Pandora. Ma da Star Trek a Guardiani della Galassia, negli ultimi anni i (fortunati) giri nello spazio non sono mancati per l’attrice lanciata da Crossroads – Le strade della vita. E mentre lei oggi dice di voler sperimentare nuovi ruoli, lontana dai franchise dove si sente “bloccata”, in attesa della prossima mossa noi ripassiamo i 10 ruoli essenziali della sua carriera.
La commedia scritta da Shonda Rhimes doveva lanciare la carriera di Britney Spears come attrice, e invece ha finito per dare la spinta alla Saldaña, che qui è Kit, una delle tre amiche protagoniste. Per la cronaca: quella che alla fine becca il suo fidanzato a letto con un’altra.
Maxi produzione e mega botta di fortuna per la pirata Anamaria, che tra cazzimma e capacità di stare bene con qualsiasi copricapo consunto, sembra avere le vele spiegate per proseguire nel ruolo. Peccato che l’attrice non respiri bene l’aria che tira nella produzione, e decida di proseguire per altre rotte.
Nessuno carica di bontà umana i suoi personaggi come Spielberg. Prendete l’agente Dolores Torres, che ogni sacrosanto giorno deve timbrare come “respinta” la richiesta di Viktor Navorski per un visto d’accesso agli Stati Uniti. Chiunque smatterebbe, ma lei no: fa amicizia. E grazie a Viktor, finisce pure per sposarsi (ma non con lui).
Questa volta l’uniforme (iconica) è quella dell’agente Nyota Uhura, membro della flotta spaziale dell’Enterprise, e alle origini interpretata da Nichelle Nichols. L’asticella è alta (vuoi per le aspettative dei fan della saga e vuoi per l’eredità del ruolo), ma la Saldana/Uhura funziona alla grande. E con i colleghi, si porta a casa il titolo di Miglior cast d’insieme ai Boston Society of Film Critics.
Migliore attrice ai Saturn Awards e Choice Movie Actress: Sci-Fi ai Teen Choice Awards: all’indigena Na’vi del pianeta Pandora, i premi non mancano. Anche se forse Neytiri si meritava qualche riconoscimento in più, considerata l’espressività richiesta per la buona resa del motion capture (e del personaggio in sé), e l’assenza di riferimenti spaziali a causa del green screen. Per fortuna, questa volta l’attrice non ha dato forfait.
La boliviana Aisha al-Fadhil è astuta come una faina e tosta come ogni personaggio dei fumetti DC che si rispetti. Tra pistole, cazzotti e desiderio di vendetta, l’attrice l’ha definita “un serpente”, che “non sai davvero cosa nasconda nella manica”. L’impressione è che sia forse un po’ troppo una bad girl, per lei.
Altro che bad girl: la Cataleya Restrepo protagonista di questa produzione francese (scritta da Luc Besson e Robert Mark Kamen), è una vera e propria assassina, con tanto di orchidea lasciata a firma degli omicidi commessi. A muoverla è la ricerca di vendetta (spoiler: la ottiene), ma il risultato di questo action-thriller rimane tiepido.
Dora Jensen è la moglie di uno scrittore (Bradley Cooper) che fatica a sfondare. Ma più di tutto, è l’illusa che crede che il proprio uomo le dica sempre la verità; quantomeno, sull’autenticità del proprio successo. E dai bacini si passa alla delusione. Povera Dora, andava meglio quando si tiravano cazzotti.
«Mi manca Gamora, ma non mi mancano le telefonate alle 3.30 del mattino e le sessioni di trucco da cinque ore e le successive visite dal dermatologo». Così ha affermato di recente l’attrice intervistata per Guardiani della Galassia Vol. 3 (in uscita nel 2023), dove dopo quasi dieci anni dirà il suo addio definitivo all’aliena più cool della Marvel. Ti crediamo, Zoe; ma così conciata ci piacevi tanto.
Siamo d’accordo: questo è l’anno di Avatar: La via dell’acqua e del ritorno di Neytiri, ma non dimentichiamoci di Amy, l’artista-wannabe from Texas, che in un viaggio in Toscana incontra il grande amore (Eugenio Mastrandea), chef siciliano. Zoe, 44 anni, impersona la protagonista – che all'inizio è 20enne – ed è perfettamente credibile. La serie Netflix è un successo, ma tra un cliché e l’altro, non abbiamo dubbi: alla fine, la Saldaña ce la vediamo sempre meglio su Pandora.
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