Di tutta la preparazione che Paul Mescal ha affrontato per il suo ruolo da protagonista nel Gladiatore II (ora nelle sale), il sequel dell’epopea di spade e sandali del 2000 di Ridley Scott, vedi andare in palestra sei giorni alla settimana e mangiare quantità folli di pollo per mettere su 8 kg di muscoli, una parte molto intensa l’hanno occupata anche le prove con il costumista David Crossman. Nella primavera del 2023, tra allenamenti mattutini e spettacoli serali in un adattamento del West End di Un tram che si chiama desiderio, Mescal è andato in moto allo studio londinese di Crossman, dove lo staff ha preso le sue misure e utilizzato scansioni tridimensionali per creare uno stampo realistico del suo corpo.
“Ho sempre Paul nudo nel mio ufficio”, dice Crossman, riferendosi alla replica di Mescal simile a un manichino che si trova nel suo spazio di lavoro. “Quindi significa che abbiamo un’idea molta accurata di com’è fatto”.
Oltre a lavorare con quel finto Mescal, Crossman ha fatto almeno quattro prove con l’attore prima dell’inizio delle riprese, durante le quali l’interprete ha indossato kilt di pelle lunghi fino alle cosce, tuniche larghe e giubbotti antiproiettile realizzati a mano. Crossman si è anche consultato con la collega costumista Janty Yates, che ha vinto un Oscar per il suo lavoro nel primo film, per guidare la sua squadra nella progettazione di una corazza placcata in argento – un’armatura senza maniche che copre il busto – che gioca un ruolo fondamentale nel film.
Il personaggio di Mescal, Lucius, è – attenzione: spoiler in arrivo – il figlio segreto del Massimo di Russell Crowe. Sua madre, Lucilla (Connie Nielsen, che riprende il suo ruolo dal film originale), lo ha mandato in quell’antica regione dell’Africa nord-occidentale allora chiamata Numidia in modo che potesse crescere in sicurezza, lontano dalle minacce che avrebbe dovuto affrontare a Roma. Ma quando i romani marciano sulla Numidia, il contadino Lucius viene trascinato in una guerra con la madrepatria. Finisce venduto come schiavo e, come suo padre, diventa un apprezzato gladiatore. Alla fine, incontra l’armatura indossata da suo padre, esposta in una sorta di santuario affinché gli altri guerrieri possano ammirarla, e la indossa lui stesso per una battaglia in cui non è in gioco solo la sua stessa vita ma anche quella di sua madre.
Crossman si è rivolto ai Musei Capitolini di Roma per ricercare i modelli di elmo e corazza per il film da 250 milioni di dollari e ha arruolato un esercito di artigiani da tutto il mondo per produrre i costumi. Una squadra con sede in Nuova Zelanda ha creato circa 500 uniformi della fanteria romana realizzate con cotta di maglia e armature segmentate. Un’altra con sede in Bulgaria ha realizzato l’armatura numida e l’equipaggiamento della cavalleria romana. Un team con sede a Londra ha creato circa 150 costumi da gladiatore costituiti da imbottitura trapuntata, “armature” realizzate in pelle e vari copricapi. Quindi il reparto riparazioni invecchiava la pelle, aggiungeva ruggine e verderame agli elmetti, rompeva stivali e sandali e tingeva gli indumenti.
Quando si è trattato di dare vita alla piastra anteriore della corazza di Massimo, il team non ha risparmiato alcun dettaglio. Dopo aver acquisito un originale del primo film, un membro della squadra lo ha scansionato digitalmente. Quindi uno specialista della pelle ha realizzato artigianalmente la corazza secondo le specifiche di Mescal. Infine, al capo sono stati aggiunti abbellimenti metallici per abbinarli al gilet di Massimo.
Gli ufficiali militari romani spesso decoravano i loro pettorali con simboli di traguardi o conquiste. Secondo Yates, fu un’idea di Crowe quella di aggiungere un pezzo d’argento alla corazza da gladiatore di Massimo ogni volta che sconfiggeva un avversario sul ring: due cavalli, un albero di cedro al centro, due grifoni alla base, sua moglie e suo figlio, e una dea con allori per rappresentare la vittoria. Tutti sono stati replicati per la versione di Mescal mentre il team ha realizzato sei corazze replica: due per Mescal, una per la sua controfigura, una per la controfigura a cavallo, una per le scene subacquee e una di riserva.
“C’è questo eroe che speri la indossi il più possibile”, spiega Crossman, “perché quando ha addosso quell’armatura di cuoio, si adatta al corpo. Più la metti, meglio sta”.
Quando Lucius sale sul ring indossando l’armatura di suo padre, riconoscendo pubblicamente la sua discendenza reale, è un passaggio del testimone da padre in figlio. Yates ricorda la sua reazione a bocca aperta quando Mescal mette il pezzo distintivo per la prima volta, aggiungendo che lo considera “un’altra star del film”.
“Avrebbe potuto essere sul poster perché è semplicemente fantastico”, dice. “Ed è un ritorno al passato. Quindi ha tutta l’energia di Russell dentro di sé”.
Per Yates e Crossman, riportare l’armatura di Massimo a nuova vita non solo rende omaggio al classico del 2000, ma rappresenta l’ascensione del giovane gladiatore da barbaro numida a gladiatore altruista come suo padre.
“Paul non parla molto in questo film”, dice Yates. “C’è molta azione, sono proprio poche parole. Poi sale quelle scale ed entra nell’arena, e ha un aspetto dannatamente meraviglioso”.