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David di Donatello 2020: chi vincerà (e chi dovrebbe vincere secondo noi)

Nonostante l'emergenza, venerdì 8 maggio verranno consegnati gli Oscar del cinema italiano in una cerimonia giocoforza "particolare". Ecco i pronostici di Rolling

Foto: Fabio Lovino

Miglior film

Martin Eden di Pietro Marcello
La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi
Pinocchio di Matteo Garrone
Il primo re di Matteo Rovere
Il traditore di Marco Bellocchio

Chi vincerà: Il traditore
Arrivato a un passo dalla cinquina degli Oscar come miglior film straniero, è il più grande successo di pubblico di Bellocchio (finalmente!) grazie al suo tono insieme intellettuale e popolare, classico e però capace di ripensare un intero genere cinematografico. Un mafia movie col passo dei grandi affreschi di Coppola e Scorsese; e, al tempo stesso, rivelatore di un’anima tutta italiana, a chilometro zero. La prova monumentale di Favino, il Volonté della sua generazione, fa il resto. Statuetta attesissima, meritatissima.
Chi dovrebbe vincere: Il traditore
Quattro candidature per il miglior film prima di questa (per L’ora di religione, Buongiorno, notte, Vincere e Fai bei sogni) e mai una vittoria: è arrivata l’ora di consegnare nelle mani di Bellocchio il David che gli è dovuto.
Chi potrebbe vincere: Pinocchio
Dopo Il racconto dei racconti, la fiaba delle fiabe. Garrone goes Collodi e, a dispetto delle titubanze iniziali di qualcuno, mette a segno un grande film per famiglie (difatti premiatissimo all’ultimo box office natalizio) che non perde però il gusto per gli orrori “artigianali”: mostri, creature, storture degli uomini, che non tradiscono il romanzo originale ma esaltano la poetica dell’autore romano, sempre più pittore. Il premio sarebbe (come sempre) meritato: ma Garrone viene dalla vittoria con Dogman, difficile fare il bis dopo un anno appena.

Miglior regia

Marco Bellocchio (Il traditore)
Matteo Garrone (Pinocchio)
Claudio Giovannesi (La paranza dei bambini)
Pietro Marcello (Martin Eden)
Matteo Rovere (Il primo re)

Chi vincerà: Marco Bellocchio (Il traditore)
Bellocchio rievoca l’epica mafiosa di Tommaso Buscetta per recuperare la grande tradizione del nostro cinema civile. E lo dirige come lo farebbero i grandi registi di gangster movie (vedere la sequenza iniziale, quella della festa di Santa Rosalia, per credere). Ma tira fuori un film di mafia italianissimo come non se n’erano mai visti, trasformando Cosa Nostra e il maxiprocesso in un mélo tra Va, pensiero e Toto Cutugno. Rimanendo sempre fedele alla sua ossessione: la famiglia.
Chi dovrebbe vincere: Marco Bellocchio (Il traditore)
Copia e incolla da sopra. Se non bastasse, aggiungiamo che, oltre al ritratto dell’uomo d’onore Buscetta, Bellocchio ci restituisce perfettamente uno spaccato della Storia italiana recente, su cui ognuno può (e deve) trarre le proprie conclusioni.
Chi potrebbe vincere: Pietro Marcello (Martin Eden)
Ci volevano grande coraggio e una visione originale per interpretare tanto liberamente il capolavoro di Jack London in una Napoli immaginaria e immaginifica sospesa nel tempo. E pure l’attore giusto, ovviamente. Marcello, autore finora meglio conosciuto per il suo lavoro documentaristico, lo ha fatto, scrivendo un adattamento “eterno” e seguendo con spregiudicatezza la frenesia del protagonista insieme alla macchina da presa. Ma il regista non si ferma qui, e dissemina il film di materiali d’archivio simbolici a incrociare sogni e paure, ricordi e aspettative. O anche semplicemente gli anni che passano.

Miglior attore

Alessandro Borghi (Il primo re)
Francesco Di Leva (Il sindaco del rione Sanità)
Pierfrancesco Favino (Il traditore)
Luca Marinelli (Martin Eden)
Toni Servillo (5 è il numero perfetto)

Chi vincerà: Pierfrancesco Favino (Il traditore)
Favino è grande, uno dei più grandi. E il suo Buscetta viveur costretto a vivere nell’ombra, diviso tra l’onore e la famiglia, è il cuore del film gigantesco di un autore con la A maiuscola. Forse vincerà, e sarebbe cosa buona e giustissima. Ma se non sarà quest’anno, Pierfrancesco ha già messo l’ipoteca sul David per l’anno prossimo: il suo Craxi in Hammamet è da brividi.
Chi dovrebbe vincere: Luca Marinelli (Martin Eden)
A Venezia ha finalmente avuto il riconoscimento festivaliero che meritava grazie alla performance poetica e devastante nei panni del marinaio di Jack London, che si emancipa attraverso la cultura e poi, da quello stesso sistema, viene deluso. Martin è continuo anelito febbrile, inquietissima fame di vita. Come Marinelli nessuno mai: non ci sarebbe stata nessuna audace rilettura del classico senza di lui, il regista Pietro Marcello lo ha ripetuto spesso. E questo David dovrebbe essere suo.
Chi potrebbe vincere: Alessandro Borghi (Il primo re)
Borghi è il David in carica per Sulla mia pelle, ma non passa anno che non venga (giustamente) nominato. La candidatura qui è per la rilettura selvaggia e feroce del mito di Romolo e Remo by Mattero Rovere, e tra barbe, pellicce, fango e pelo, fai quasi fatica a distinguere i personaggi. Ma poi Remo ha gli occhi inconfondibili di Alessandro. Che mette in campo una performance fisicissima, coraggiosa e viscerale, a partire dal proto-latino.

Miglior attrice

Valeria Bruni Tedeschi (I villeggianti)
Linda Caridi (Ricordi?)
Valeria Golino (Tutto il mio folle amore)
Isabella Ragonese (Mio fratello rincorre i dinosauri)
Lunetta Savino (Rosa)
Jasmine Trinca (La dea fortuna)

Chi vincerà: Valeria Bruni Tedeschi (I villeggianti)
Un film (sempre “diretto presso se stessa”) purtroppo incompreso, ma con un’altra prova da mattatrice assoluta. Valeria si muove sempre di più come un’equilibrista in bilico tra autofiction e rielaborazione morettiana (o alleniana) dello stesso personaggio, che non smetteremmo mai di guardare, con cui non smetteremmo mai di empatizzare. Solite scene da antologia (il duetto con la “sorella” Golino sulle note di Ma che freddo fa, il racconto della violenza subita da bambina che spazza via qualsiasi dibattito MeToo), e una magnifica presenza sempre più totale.
Chi dovrebbe vincere: Valeria Bruni Tedeschi (I villeggianti)
Un (buonissimo) motivo in più: dopo lo stupefacente discorso di ringraziamento per la statuetta vinta con La pazza gioia, vorreste forse perdervi un altro “David speech” di Valeria?
Chi potrebbe vincere: Linda Caridi (Ricordi?)
Già notevolissima in Antonia., biografia (piuttosto invisibile) della poetessa milanese Antonia Pozzi, è la giovane attrice italiana su cui puntiamo. A maggior ragione dopo la performance nell’opera seconda di Valerio Mieli, che cuce addosso a lei e Luca Marinelli la love story più struggente (e meno italiana) del nostro cinema recente. Non vincerà, ma la nomination è un’ottima ipoteca sulla carriera futura.

Miglior attore non protagonista

Stefano Accorsi (Il campione)
Roberto Benigni (Pinocchio)
Carlo Buccirosso (5 è il numero perfetto)
Fabrizio Ferracane (Il traditore)
Luigi Lo Cascio (Il traditore)

Chi vincerà: Roberto Benigni (Pinocchio)
Da Pinocchio flop Benigni è diventato un meraviglioso Geppetto (e molto più di un grande nome da mettere nel manifesto): è lui l’anima della favola nera di Garrone, la parte più umana del film. Il premio Oscar mancava da tempo dallo schermo, e il regista gli ha relegato un grande ritorno. David praticamente già in tasca.
Chi dovrebbe vincere: Luigi Lo Cascio (Il traditore)
L’interpretazione larger-than-life di Luigi Lo Cascio nei panni di Totuccio Contorno, la seconda gola profonda di Cosa Nostra, è uno dei punti di forza del melodramma di Bellocchio. E la scena della sua deposizione al maxiprocesso, dove inchioda i mafiosi esclamando in siciliano strettissimo «ammazzano pure i picciriddi appena nati, e questi me li chiamano uomini d’onore?» è diventata subito un cult. Lezioni di supporting.
Chi potrebbe vincere: Fabrizio Ferracane (Il traditore)
Altro non protagonista, stesso grande film, ma nuova scena di culto (sempre al maxiprocesso): il confronto senza esclusione di colpi tra il Buscetta di Favino e il Pippo Calò di Ferracane, ex capo mandamento del protagonista e vero traditore che si schierò dalla parte dei Corleonesi. Bellocchio ha messo intorno al grandissimo Favino dei fuoriclasse. E Ferracane è senza dubbio uno di loro.

Miglior attrice non protagonista

Maria Amato (Il traditore)
Alida Baldari Calabria (Pinocchio)
Anna Ferzetti (Domani è un altro giorno)
Tania Garribba (Il primo re)
Valeria Golino (5 è il numero perfetto)

Chi vincerà: Valeria Golino (5 è il numero perfetto)
Nominata quest’anno sia come supporting che come lead, è alla sua ventiduesima (!) candidatura. E quando è sullo schermo (a pure dietro la macchina da presa), la Golino si sente. Qui si mette al servizio del noir metafisico di Igort e del suo protagonista Toni Servillo. Ed è la non protagonista perfetta. Dove c’è Valeria in cinquina, c’è David.
Chi dovrebbe vincere: Tania Garribba (Il primo re)
La Garribba viene dal mondo del teatro e non poteva esserci scelta più azzeccata per la vestale del Primo re: finito il film ti rimangono i suoi occhi addosso. E poi, unica presenza femminile in un film feroce e maschissimo, tiene testa a Borghi e soci. Serve altro?
Chi potrebbe vincere: Anna Ferzetti (Domani è un altro giorno)
Presenza rassicurante sul grande schermo, la Ferzetti è sempre giusta. In questa commedia sull’amicizia poi riesce ad essere a suo agio pure tra Giallini e Mastandrea. Provateci voi. Il suo nome circola da un po’ (e non solo perché è la moglie di Favino): il David potrebbe arrivare.

Miglior sceneggiatura

Bangla (Phaim Bhuiyan, Vanessa Picciarelli)
La dea fortuna (Ferzan Ozpetek, Gianni Romoli, Silvia Ranfagni)
Il primo re (Filippo Gravino, Francesca Manieri, Matteo Rovere)
Ricordi? (Valerio Mieli)
Il traditore (Marco Bellocchio, Ludovica Rampoldi, Valia Santella, Francesco Piccolo)

Chi vincerà: Il traditore
A 80 anni, Bellocchio ha ancora la mano di un ragazzino. Nella regia, ma pure nella scrittura (featuring Francesco Piccolo, Ludovica Rampoldi e Valia Santella), che tiene insieme il più classico impianto da mafia-movie, i suoi detour psicanalitici, ma anche un racconto capace di guardare alla contemporaneità. Facendo di una storia tutta italiana, quella di Tommaso Buscetta, un film che sa parlare al pubblico di tutto il mondo.
Chi dovrebbe vincere: Il traditore
Per tutte le ragioni di cui sopra, e una in più: riuscire a rendere “originali” i veri dialoghi tra picciotti nell’aula bunker del processo di mafia più seguito degli anni ’90. Mettendo in scena il teatro degli uomini, prima che dei criminali.
Chi potrebbe vincere: Il primo re
Un copione in proto-latino (!): non solo si può fare (nel 2019), ma si può fare pure bene. Matteo Rovere (insieme a Filippo Gravino e Francesca Manieri) immagina la storia di Romolo e Remo come un western all’italiana, in una lingua riplasmata per l’occasione. Un epos tra action e mélo: scommessa azzardatissima, eppure vinta.

Miglior sceneggiatura non originale

La famosa invasione degli orsi in Sicilia (Thomas Bidegain, Jean-Luc Fromental, Lorenzo Mattotti)
Martin Eden (Maurizio Braucci, Pietro Marcello)
La paranza dei bambini (Maurizio Braucci, Roberto Saviano, Claudio Giovannesi)
Pinocchio (Matteo Garrone, Massimo Ceccherini)
Il sindaco del rione Sanità (Mario Martone, Ippolita Di Majo)

Chi vincerà: La paranza dei bambini
Già Orso d’argento a Berlino 2019, lo script di Claudio Giovannesi, Roberto Saviano e Maurizio Braucci (dal romanzo dello stesso Saviano) offre un nuovo sguardo – stavolta a misura di ragazzino – sulle “gomorra” che, nel bene e nel male, hanno invaso i nostri schermi piccoli e grandi. Implacabilmente fedele alla cronaca, ma con una poesia nuova e personale.
Chi dovrebbe vincere: Martin Eden
Un occhio al Grande Cinema Italiano di ieri (Visconti su tutti) e una scomposizione del classico di Jack London che mescola i luoghi e le epoche, ma che si àncora a una Napoli sospesa, completamente reinventata. Il regista Pietro Marcello e Maurizio Braucci si lanciano in un’impresa apparentemente rischiosa, ma sanno mischiare impegno e lirismo, con un tono uguale a quello di nessun altro, nell’Italia di oggi.
Chi potrebbe vincere: Il sindaco del Rione Sanità
Più fedeli di così alla commedia di Eduardo, era impossibile. Ma Mario Martone (insieme alla moglie Ippolita di Majo) ha il guizzo di spostare il soggetto nella Napoli di oggi. E di ringiovanire i protagonisti, a partire dal “sindaco” del titolo: perché i boss di oggi sono poco più che ragazzi. Uscito come evento nelle sale (e disponibile ora su RaiPlay), un film ampiamente sottovalutato.

Miglior regista esordiente

Phaim Bhuiyan (Bangla)
Leonardo D’Agostini (Il campione)
Marco D’Amore (L’Immortale)
Igort (5 è il numero perfetto)
Carlo Sironi (Sole)

Chi vincerà: Igort (5 è il numero perfetto)
Debuttante a 61 anni, Igort, all’anagrafe Igor Tuveri, si fa forte per il suo esordio dell’esperienza da (celebratissimo) fumettista. E fa del suo film starring Toni Servillo e Valeria Golino un vero “graphic movie” del tutto inedito nel panorama nostrano. L’Accademia del David l’ha già premiato con 9 (!) nomination: la statuetta come miglior esordiente pare a questo punto (quasi) scontata.
Chi dovrebbe vincere: Phaim Bhuiyan (Bangla)
Un nuovo cinema è possibile, anche in Italia. E non tanto perché a scriverlo e girarlo è un “nuovo italiano”, il che fa (tristemente) notizia solo da noi. Ma per la capacità di Bhuiyan di raccontare, dall’interno, un mondo sommerso nello storytelling mainstream. Il risultato è una commedia fresca, brillante, promettente. Non ha (ancora) la mano del regista, ma siamo sicuri che crescerà.
Chi potrebbe vincere: Marco D’Amore (L’Immortale)
Lo spin-off su grande schermo di Gomorra – La serie si è rivelato un’impresa riuscita: soprattutto al botteghino. E, all’opera prima (previa la prova generale con la regia di un paio di notevoli episodi della serie), il Ciro nazionale conferma le sue doti di autore in grado di stare egregiamente davanti e dietro la macchina da presa. C’è tutto il cinema davanti: oltre Scampia.

Miglior colonna sonora

Il flauto magico di piazza Vittorio (L’Orchestra di piazza Vittorio)
Pinocchio (Dario Marianelli)
Il primo re (Andrea Farri)
Suspiria (Thom Yorke)
Il traditore (Nicola Piovani)

Chi vincerà: Nicola Piovani (Il traditore)
Un Piovani che non sembra Piovani: il che gioca a suo favore, riconfermandolo come un compositore che ama ancora sperimentare (in questo caso, con un “commento” sospeso tra gangster movie e deviazioni esotico-carioca). Ma il nome (e l’Oscar per La vita è bella) ha la solita riconoscibilità e il solito peso: sicuri che i giurati del David non ne terranno conto?
Chi dovrebbe vincere: Thom Yorke (Suspiria)
L’intuizione è stata soprattutto di Guadagnino: “smontare” lo score originale dei Goblin, una delle più famose colonne sonore horror di tutti i tempi, e creare per il suo remake del film di Dario Argento una cosa tutta nuova. Inutile dire che Mr. Radiohead, ingaggiato per l’occasione, si è dimostrato all’altezza del compito, anzi: di più.
Chi potrebbe vincere: Dario Marianelli (Pinocchio)
Un non-Piovani che, invece, sembra Piovani. Toscano ma ormai trapiantato in Inghilterra (e nel cinema hollywoodiano), Marianelli ha dalla sua un Oscar (per Espiazione). Nel Pinocchio by Garrone ripercorre territori cari alla tradizione cine-musicale italiana: pure troppo. Ma la sua musica resta in testa, e non è poco.

Miglior canzone originale

Bangla (‘Festa’ – Musica di Antonio Aiello, testi di Shoshi Md Ziaul, Antonio Aiello, interpretata da Moonstar Studio)
La dea fortuna (‘Che vita meravigliosa’ – musica e testi di Antonio Diodato, interpretata da: Diodato)
L’ospite (‘Un errore di distrazione’ – musica e testi di Dario Brunori, interpretata da: Brunori Sas)
Il sindaco del rione Sanità (‘Rione Sanità’ – musica, testi e interpretazione di Ralph P)
Suspiria (‘Suspirium’ – musica, testi e interpretazione di Thom Yorke)

Chi vincerà: Che vita meravigliosa di Diodato (La dea fortuna)
Diodato pigliatutto. Dopo l’exploit sanremese con Fai rumore, pare quasi scontata la vittoria ai David con il pezzo scritto per il (rainbow) family movie di Ferzan Ozpetek, buon successo nelle sale delle Feste. La canzone è inappuntabile: ma non sarebbe una sorpresa.
Chi dovrebbe vincere: Suspirium di Thom Yorke (Suspiria)
Dobbiamo anche spiegare perché?
Chi potrebbe vincere: Un errore di distrazione di Brunori Sas (L’ospite)
Il cantautore più amato degli ultimi anni va al cinema con un brano in linea con la sua produzione. Unico problema: il film, pur assai carino, non l’ha visto praticamente nessuno. Il che non aiuta affatto.

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