In Adolescence, la miniserie-fenomeno di Netflix, il pubblico incontra il tredicenne Jamie Miller (Owen Cooper). È un ragazzino cresciuto in una cittadina inglese qualunque. I suoi genitori sono molto impegnati. Condivide il bagno con la sorella maggiore. E dopo tre minuti di show, una squadra armata di poliziotti sfonda la porta di casa sua per arrestarlo con l’accusa di omicidio.
***Da qui l’articolo contiene spoiler***
La serie, creata da Stephen Graham (Boiling Point, Band of Brothers) e Jack Thorne (Toxic Town, His Dark Materials – Queste oscure materie), è stata ideata per tracciare l’impatto emotivo della violenza basata sulla misoginia in una famiglia britannica, drammatizzando quanto sia facile per un ragazzo radicalizzarsi online. Ciascuno dei quattro episodi di Adolescence è girato in un’unica ripresa, un punto di vista che fa sì che gli spettatori si sentano come se stessero seguendo Jamie, la famiglia Miller e la loro comunità attraverso le conseguenze del crimine, da quando il ragazzino viene tenuto sotto tiro dalla polizia all’attesa ansiosa dei Miller in commissariato, fino alla triste consapevolezza che le loro vite sono cambiate per sempre. Il primo episodio ci presenta Jamie come un ragazzino minuto che odia gli aghi e vuole solo tornare a casa. Ma è anche un assassino: la polizia ha fornito filmati di videosorveglianza in cui lo si vede accoltellare a morte la compagna di classe Katie Leonard in un parcheggio.
Quello che all’inizio si sospetta essere un atto di bullismo o una specie di litigio finito male si rivela ben presto essere un orrore del tutto nuovo. È fortemente implicito che Jamie si sia radicalizzato online su forum incel, che hanno distorto la sua visione delle donne e del loro valore, e si è arrabbiato dopo che Katie ha rifiutato un appuntamento con lui e lo ha chiamato incel online. Gli incel, o celibi involontari, sono una sottocultura misogina diffusa nelle comunità online note anche come manosphere. Questi spazi e queste convinzioni sono stati amplificati da influencer popolari che si battono per i diritti degli uomini come Andrew Tate. Tate viene menzionato esplicitamente nella serie quando la polizia cerca di descrivere a quale tipo di contenuto potrebbe essere stato esposto Jamie. “È la questione del celibato involontario”, afferma il detective sergente Misha Frank (Faye Marsay). “È la merda di Andrew Tate”. (Tate ha respinto la caratterizzazione tramite un portavoce in una dichiarazione a Newsweek: “Il riferimento ad Andrew Tate in Adolescence è un tentativo di attribuire problemi sociali più ampi a un singolo individuo, il che non è né giusto né accurato. Mentre l’influenza online è un argomento valido, è ingiusto che il pubblico lo renda il capro espiatorio di problemi complessi come la radicalizzazione e la violenza, che derivano da fattori culturali e sistemici molto più ampi”.)
Adolescence non si basa su una sola storia vera, ma arriva in un periodo di maggiore consapevolezza del legame tra visioni del mondo misogine online e atti di violenza o terrorismo di massa. Mentre l’interesse per la serie continua a crescere, lo show ha anche messo in luce quanto sia diffusa la paura della manosphere online, innescando conversazioni in rete su chi ci casca e chi si fa male nel caderci. Rolling Stone ha parlato con i fan della serie, con esperti di misoginia online e con uno dei creatori di Adolescence per capire perché questa serie sta avendo così tanto successo e quali insegnamenti sperano che restino alle persone una volta spenta la tv.
Giovani uomini in crisi
Allysa Czerwinsky, ricercatrice sulla supremazia maschile e l’estremismo online e dottoranda presso l’Università di Manchester, afferma che la manosphere è allettante perché promette di fornire risposte ai problemi reali che i ragazzini affrontano nella società moderna.
«Ci sono queste narrazioni pervasive di vittimismo, di capacità di azione limitata, di autostima limitata che si stanno incancrenendo in questo tumulto emotivo. Soprattutto gli adolescenti, ma anche gli adulti più maturi, non sanno a chi dare la colpa», afferma Czerwinksy. «E le ideologie offrono loro una soluzione davvero facile. Molte di queste esperienze sono basate su un dolore reale, un danno reale, ma poi vengono distorte per dire: “Le donne sono responsabili di tutto questo”».
Tate è forse il volto più riconoscibile della manosphere, noto per i suoi post misogini sui social in cui incita alla violenza e alla sottomissione delle donne. (Attualmente sta affrontando accuse di stupro e traffico sessuale in Romania, ed è sotto inchiesta penale in Florida. Lui ha negato le accuse.) Il nome di Tate è spesso usato come abbreviazione di quanto siano diventate popolari le opinioni misogine negli spazi online, ma sebbene venga menzionato brevemente nella serie, il creatore di Adolescence Jack Thorne non ha voluto isolarlo. Thorne, invece, ha realizzato la serie senza includere soltanto una figura responsabile del comportamento di Jamie, nella speranza che questo mettesse in luce quanto possa essere allettante la radicalizzazione.
«Il mio compito era mettermi nei panni di Jamie», racconta a Rolling Stone. «Ma la cosa più preoccupante era leggere, guardare, consumare ed essere bombardato da questa roba. Sentivo di averne capito la logica. Quando ero un ragazzino di 13 anni, mi guardavo intorno e mi sentivo bruttino, poco interessante, istintivamente solo. Se avessi sentito che la ragione di tutto questo era l’ideologia femminile, sarebbe stato molto attraente».
In che cosa si riflettono i ragazzini
Georgina Barker, studentessa in relazioni internazionali all’Università di Edimburgo, ha visto Adolescence perché trova interessanti le serie di intrattenimento popolare che affrontano i problemi politici attuali. Ma, mentre la guardava, si è ritrovata rapita dalla storia di Jamie. Barker, 19 anni, afferma di ricordare quanto fosse diventato celebre Tate quando frequentava il liceo e quanto i compagni intorno a lei idolatrassero la sua visione della mascolinità. L’ideologia di Tate era onnipresente, motivo per cui Barker pensa che parte della risposta alla portata della manosphere sia evidenziare come la retorica possa portare alla violenza vera e propria.
«Il personaggio principale [di Adolescence] è un ragazzino normalissimo», dice, «ha una famiglia normale, amici normali, frequenta una scuola normale, ma è semplicemente caduto preda della manosphere e della cultura incel. Ha dimostrato che non è nato “cattivo”. È solo stato condizionato. Penso che sia davvero importante riconoscere che Jamie potrebbe essere chiunque, ed è per questo che dobbiamo parlarne».
Jaz Johnson, 23 anni, di Brighton, è un pastoral officer (un incrocio britannico tra un’assistente sociale, una consulente scolastica e un’addetta al supporto degli studenti) in una scuola media locale. Così, quando ha visto Jamie sullo schermo, non ha potuto fare a meno di pensare immediatamente ai suoi studenti. Il suo compito è intervenire prima che accada il peggio e, sia come professionista che come sorella maggiore, crede fermamente che spetti alla famiglia e ai membri della comunità denunciare il linguaggio violento non appena lo sentono.
«Mi ha fatto pensare che possiamo conoscere gli uomini o i ragazzi della nostra vita in un modo, ma potrebbero essere completamente diversi», racconta a Rolling Stone. «Per me era importantissimo che lo show nominasse Tate e la manosphere, che desse un nome a queste cose invece di girarci intorno. Perché suscita finalmente un dibattito tra i genitori. E se sentono i loro figli parlare in quel modo, li mette in guardia. Dovremmo chiedere agli uomini nelle nostre vite: “Come percepisci le donne? Come le vedi in certe situazioni?”».
Quando Aoife McMorrow, una 24enne di Londra, ha finito Adolescence, ha detto a Rolling Stone che non aveva bisogno di immaginare una situazione come quella di Jamie, perché ne era successa una a pochi chilometri di distanza. Il 24 settembre 2024 un diciottenne di nome Nicholas Prosper è stato arrestato dopo che i vicini hanno riferito di aver sentito degli spari provenire dal suo appartamento. Prosper aveva una pistola e progettava di commettere una sparatoria di massa alla scuola elementare St. Joseph di Luton. Prima che se ne andasse, la sua famiglia ha cercato di fermarlo e lui ha ucciso la madre, la sorella e il fratello prima di essere arrestato. Ma una successiva indagine della polizia sulla sua cronologia Internet ha rivelato che Prosper era affascinato da omicidi di massa come il massacro alla Sandy Hook Elementary School e la sparatoria al Virginia Tech, omicidi che vengono idealizzati su alcuni forum incel. Se Prosper non fosse stato bloccato, avrebbe potuto perpetrare la prima sparatoria in una scuola nel Regno Unito dal 1996.
McMorrow ritiene che la risposta potrebbe risiedere nella limitazione dell’accesso dei bambini a Internet da parte dei governi, nonostante i cellulari e gli account dei social media stiano diventando sempre più popolari tra le fasce d’età più giovani. «È spaventoso quanti angoli diversi di Internet ci siano ora e che si muovano così velocemente che non riusciamo a stargli dietro», afferma McMorrow. «Per sapere cosa vedono i ragazzi, cosa stanno assimilando, gli estremi di tutto questo, sono così facilissimamente accessibili. Solo nell’ultimo anno, ho potuto nominare più storie, eventi o crimini a cui [Adolescence] potrebbe relazionarsi. Molte persone si nascondono dietro la libertà di parola, ma stanno condividendo ideologie davvero dannose, e i ragazzini lo vedono».
La risposta a livello mondiale
Sin dalla sua uscita, Adolescence è diventata una delle serie più viste su Netflix, con la piattaforma che l’ha segnalata come la serie numero 1 con oltre 24 milioni di visualizzazioni nei suoi primi quattro giorni. È diventato un argomento di tendenza anche su piattaforme come X, Reddit e TikTok. Il Primo Ministro del Regno Unito Keir Starmer ha dichiarato di essere favorevole alla proiezione di Adolescence in Parlamento e nelle scuole e di averla già guardata con i suoi figli, per via degli importantissimi temi che mette in luce. Su TikTok, gli utenti di UK e USA continuano a discutere dei momenti della serie che evidenziano possibili soluzioni ai problemi della manosphere. Ma visto che le comunità misogine online non sono localizzate, il discorso si è esteso fino a comprendere decine di Paesi e i loro specifici tentativi (o la mancanza di tentativi) di contrastare la radicalizzazione. Czerwinsky, ricercatrice sull’estremismo, osserva che parte della popolarità dello show potrebbe derivare dalle sue sfumature e riconosce che le persone sono alla ricerca di risposte.
«Si stanno vedendo gli impatti del lockdown, l’isolamento, un uso crescente della tecnologia che poi diventa un catalizzatore per [i giovani uomini] che si sentono isolati e soli», afferma Czerwinsky. «Leggono che dovresti fare sesso a una certa età. Dovresti avere la tua prima ragazza a 11 o 12 anni. E questo mette molta pressione. I ragazzi sono in una situazione sfortunata in cui c’è un messaggio che dà un senso a tutto ciò. Questa retorica agisce come un pregiudizio di conferma di ripetuti rifiuti, vittimizzazioni o umiliazioni. Quell’emozione c’è. Si somma. E la retorica della manosphere dice: “Ecco una risposta molto ben confezionata”».
Adolescence non pretende di avere una soluzione chiara al problema della misoginia online e della radicalizzazione delle comunità. Thorne racconta infatti che l’obiettivo principale suo e di Graham era quello di creare una situazione che fosse specifica per Jamie. Altri ragazzi potrebbero vivere le stesse identiche esperienze e non finire per uccidere una ragazza, ecco perché chi si radicalizza è importante tanto quanto il come. In effetti, Thorne apprezza il fatto che le persone che hanno guardato Adolescence abbiano idee diverse su quale potrebbe essere la soluzione al problema della manosphere.
Thorne ritiene che la risposta alla lotta alla radicalizzazione sia il coinvolgimento di tutti. «Dicono che ci vuole un villaggio per crescere un bambino. E ci vuole un villaggio anche per distruggerlo. Se vogliamo cambiare la cultura, ci devono essere soluzioni multiple», dice. «Abbiamo bisogno che tutti si impegnino in questo problema per salvare questi adolescenti, per impedire ai ragazzi di fare del male alle ragazze. Tutti noi dobbiamo fare qualcosa».
Nonostante le sfumature che lui e Graham hanno apportato al racconto della storia di Jamie, i co-creatori sono stati criticati per non aver fornito informazioni approfondite sulla giovane vittima del crimine del loro protagonista. Thorne sostiene che è una domanda con cui si sono confrontati anche loro. «Sinceramente ci stiamo ancora pensando», dice. «Ne ho parlato con Steven proprio l’altro giorno, ci siamo chiesti se avremmo dovuto farlo. Quando scrivi show di questo tipo, è sempre una battaglia scegliere da quale prospettiva raccontare la storia. Penso che la parzialità abbia un potere enorme, e che se avessimo esplorato il mondo di Katie, avrebbe potuto essere più facile per noi in qualche modo. Avremmo potuto raccontare la sua versione della storia, e a volte penso che avremmo dovuto farlo. Ma abbiamo fatto quello che pensavamo fosse giusto in quel momento».
In qualità di ricercatrice, Czerwinsky comprende la difficoltà di trovare soluzioni efficaci a un problema così complesso e sfaccettato. Aggiunge però che spera che si possano fare progressi nel dibattito sulla misoginia senza regredire nella polarizzazione. «Stiamo assistendo all’aumento di importanza della parola incel, ma questa sembra la prima volta in cui si discute attivamente di come i danni relazionali, personali e più ampi vengano discussi insieme allo stesso tempo», aggiunge Czerwinsky. «Non è una questione di noi e loro».