‘Ennio’, il doc di Tornatore riesce a contenere l’arte e la vita incontenibili di Morricone | Rolling Stone Italia
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‘Ennio’, il doc di Tornatore riesce a contenere l’arte e la vita incontenibili di Morricone

Un ritratto sentito, affettuoso e intenso sulla musica, l’intuito cinematografico e l’umanità di un genio italiano del Novecento e oltre. Presentato fuori concorso a Venezia 78

‘Ennio’, il doc di Tornatore riesce a contenere l’arte e la vita incontenibili di Morricone

Ennio Morricone in 'Ennio' di Giuseppe Tornatore


«Infinite volte ho detto smetto, smetto, smetto di fare musica per il cinema. E invece…». Mentre parla guardando la macchina da presa di Giuseppe Tornatore, Ennio Morricone riflette sul fatto che non ha mai smesso veramente di creare partiture per il cinema.

Il film comincia con Ennio che fa ginnastica correndo per il salotto di casa, fa qualche addominale, qualche esercizio. Poi, ancora in tuta, comincia a muovere mani e braccia da direttore d’orchestra. Le braccia sembrano ali e la grazia di gesti e movimenti è quella che hanno solo certi grandi direttori d’orchestra. Sentiamo già la musica, proprio come accadeva a Ennio, di sentirla e comporla in testa, senza neanche provarla su uno strumento. Sentiamo musica d’orchestra diretta dal musicista, solo nella stanza. Ci sarà poi un controcampo su un’orchestra, ma ormai siamo altrove, in una sala da concerto…

Un ritratto sentito, affettuoso e intenso sulla musica, l’intuito cinematografico e l’umanità di un genio italiano del Novecento e oltre. Giuseppe Tornatore riesce a contenere l’arte e la vita incontenibili di Ennio Morricone in un film, intitolato semplicemente e confidenzialmente Ennio. O almeno riesce a contenere (in quasi due ore e trequarti, la versione proiettata qui alla Mostra, fuori concorso) alcuni frammenti fulgidi della musica e “del cinema” del grande compositore che iniziò la carriera seguendo le orme del padre trombettista (Ennio inizialmente avrebbe voluto fare un lavoro “serio”).

Dalla gavetta notturna come suonatore di tromba in un night club, per pagarsi gli studi, alla composizione al Conservatorio con Petrassi, fino agli arrangiamenti per Gianni Morandi ed Edoardo Vianello (in Pinne fucile ed occhiali suonò ogni genere di oggetto o elemento, dalla macchina da scrivere alla bacinella d’acqua al fischietto).

Per arrivare ai primi western musicati con lo pseudonimo di Dan Savio. Proprio grazie a Duello nel Texas e Le pistole non discutono, firmati sotto falso nome, fu scoperto da Sergio Leone. Nacque la coppia regista-musicista leggendaria per il nostro cinema, tra titoli animati, suoni di spari, ua-ua-ua e il fischio di Alessandro Alessandroni.

Il cinema di genere e quello d’autore. Dal western ai Pugni in tasca di Bellocchio, che ricorda: «Fui colpito che un uomo riservato e credente come Morricone accettasse di prendere parte a un film antireligioso come il mio».

E ancora, il cinema di Elio Petri e quello di Bernardo Bertolucci, due pezzi anarchici e cult per Joan Baez nel Sacco e Vanzetti di Montaldo e infine il sodalizio proprio con il regista del documentario stesso, Tornatore (Nuovo Cinema Paradiso, La leggenda del pianista sull’oceano…). L’Oscar alla carriera e quello per la migliore colonna sonora originale: The Hateful Eight di Quentin Tarantino.

Giuseppe Tornatore ed Ennio Morricone

Tornatore tesse magnificamente frammenti di un mosaico talmente vasto e variegato da risultare impossibile. La bravura dell’autore sta nel cogliere le tessere imprescindibili del mosaico e metterle a fuoco grazie a magnifico materiale di repertorio o interviste realizzate ad hoc a Clint Eastwood («La musica di Ennio dava drammaticità al mio personaggio, era un co-regista…»), Bruce Springsteen, Tarantino e tanti altri.

Springsteen, ad esempio, ha dedicato diversi concerti romani al maestro Morricone. Per diversi tour ha accompagnato l’ingresso sul palco insieme alla E Street Band con le note di C’era una volta il West. Nel film s’intravede l’ingresso dell’ultima volta a Milano, sulle tavole di San Siro, i fan armati di bandiere tricolori per dare il bentornato all’amico italo-americano-irlandese. Ricorda il “Boss”: «Quando vidi Il buono, il brutto, il cattivo ebbi come un’illuminazione e per la prima volta in vita mia, appena uscito dal cinema, corsi a comprare la colonna sonora del film che avevo appena visto! Il verso del coyote, il fischio…». In una parola: Ennio.