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«Il cinema è una capsula del tempo. Se manco di dedizione o concentrazione, rimane lì come eterno promemoria negativo». Adrien Brody è uno di quegli attori di metodo, perennemente ossessionato dai suoi personaggi: uno su tutti, quello del pianista ebreo che, diretto da Polański, lo porterà a vincere l’Oscar come miglior attore protagonista a soli 29 anni, il più giovane nella storia dell’Academy. Oggi che di anni ne compie 50, abbiamo messo insieme una top five dei suoi ruoli, che non sono necessariamente i migliori, ma sicuramente quelli più significativi. In attesa di Asteroid City di Wes Anderson e della serie sui Lakers.
Foto: Valery Hache/AFP via Getty Images
Dopo una particina in Piccolo, grande Aaron di Soderbergh e Bullet accanto a Tupac e Mickey Rourke, Malick lo sceglie per interpretare Fife, aka l'autore del romanzo da cui è tratto il film, praticamente la voce principale della storia. Brody si dedica anima e corpo al personaggio per oltre sei mesi, ma il regista fa un film molto diverso. E Adrien, racconterà, ha poche scene rispetto a quello che si aspettava. Ma riconosce anche che il ruolo è stato un trampolino di lancio per la sua carriera. E che quel senso di perdita che ha sperimentato è stato fondamentale per il suo lavoro nel Pianista (vedi più avanti).
L’attenzione della critica arriva con il personaggio del punk rocker Richie, courtesy of Spike Lee al suo primo film “non afro”, basato sulla storia vera del serial killer statunitense Son of Sam. Si narra di atteggiamenti stravaganti e da divo di Adrien sul set: d’altra parte doveva essere punk, no? Brody ha anche imparato a suonare la chitarra e si è esibito dal vivo per il pubblico del mitico CBGB. Il resto lo hanno fatto il mohawk e le punte à la Statua della Libertà. Seguiranno Liberty Heights, film semi-autobiografico sull’infanzia di Barry Levinson a Baltimora, e Bread and Roses, primo titolo statunitense di Ken Loach.
Quello del musicista ebreo polacco Władysław Szpilman che cerca di sopravvivere nel ghetto di Varsavia (nelle mani di un maestro come Polański) è il ruolo della vita di Brody, che a 29 anni diventa l’attore più giovane di sempre a vincere l’Oscar come miglior protagonista. Il tour de force fisico ed emotivo a cui si è sottoposto per interpretare in modo credibile un sopravvissuto all’Olocausto comprende una dieta estrema e la rottura con la sua fidanzata di allora. E l’attore ha confessato di non riuscire più a rivedersi in quel film: «C’era un’enorme responsabilità sulle mie spalle nell’onorare quel terribile momento della Storia. Mi ha completamente trasformato come artista e come essere umano».
Foto: Focus Features
Dopo l’horror shyamalaniano The Village e il remake di King Kong by Peter Jackson, arriva il colpo di fulmine con Wes, che lo sceglie per interpretare il terzo fratello (gli altri due sono Owen Wilson e Jason Schwartzman) in viaggio per ritrovarsi un anno dopo il funerale del padre. Quello tra Brody e Anderson pare un match made in heaven, e l’attore entra ben presto nel club del regista cult. Lo rivediamo infatti in Grand Budapest Hotel nel ruolo del villain Dmitri, il figlio della defunta Madame D. (Tilda Swinton), in The French Dispatch nei panni del mercante d’arte carcerato che compra il dipinto del detenuto Benicio del Toro. Ed è pure nel cast dell’attesissimo Asteroid City, che sarà presentato in anteprima a Cannes.
Foto: Twentieth Century Fox
Tra il thriller Giallo del nostro Dario Argento e il drama Detachment – Il distacco, anche Woody vuole Brody per un suo film, in particolare per la sua fantasy comedy parigina. Trovatelo voi un Salvador Dalí migliore di quello che porta sullo schermo Adrien. A parte la somiglianza fisica, l’attore infatti cattura sia la follia che il genio del pittore surrealista. E alle domande dei giornalisti sulle accuse ad Allen ha risposto: «Non leggo nemmeno di queste cose, a dire il vero. Cerco di lavorare con gli artisti senza giudicare Sarebbe ingiusto da parte mia scavare in qualcosa di così complicato come il passato che è stato sollevato dai media».
Foto: Sony Pictures
Mentre il più recente ruolo cinematografico di Brody in questi ultimissimi anni è quello di Arthur Miller nel controverso Blonde con Ana de Armas/Marilyn, l’attore ha partecipato a due delle serie più importanti: Peaky Blinders e Succession. Se nella prima interpreta il mafioso newyorkese Luca Changretta, un tipo di personaggio con il quale Adrien voleva misurarsi da anni, nella seconda è un investitore miliardario ebreo del ramo della tecnologia che schiva le frecciatine antisemite del patriarca Logan Roy. E presto lo vedremo in Winning Time, la serie di Adam McKay sull’ascesa della dinastia dei Lakers.
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