‘Beetlejuice Beetlejuice’: Tim Burton è tornato, più indemoniato che mai (e con Monica Bellucci sposa cadavere) | ‘Beetlejuice Beetlejuice’, la recensione del sequel di Tim Burton a Venezia 81Rolling Stone Italia
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‘Beetlejuice Beetlejuice’: Tim Burton è tornato, più indemoniato che mai (e con Monica Bellucci sposa cadavere)

Venezia 81 apre con l'outsider più amato di Hollywood. Che, oltre a portare la prima dose di star sul red carpet, centra il sequel della sua opera seconda: scatenato, intrinsecamente Eighties ma programmaticamente aggiornato all'oggi. Con una scena che è già cult

‘Beetlejuice Beetlejuice’: Tim Burton è tornato, più indemoniato che mai (e con Monica Bellucci sposa cadavere)

Monica Bellucci in 'Beetlejuice Beetlejuice'

Foto: Warner Bros.

L’aldilà è ancora uno sgangherato ufficio di collocamento anime pieno di burocrazia dove prendi il numero e fai la fila, che tu sia stato smembrato uno squalo o ti sia passato sopra un camion. Perché la morte è dura, ma la vita pare ancora più dura (semicit.) se sei un’adolescente orfana di padre (Jenna Ortega, ci arriviamo), tua madre è Lydia Deetz (Winona, e basta il nome), che del suo dono da sensitiva con tanto di frangia goth ha fatto cassa grazie a una trasmissione dal titolo Ghost House, spinta dal tuo patrigno, opportunista più creepy dei fantasmi che vede lei (un esilarante Justin Theroux).

Tim Burton si era «perso», come ha spiegato lui stesso alla stampa veneziana. E lo spiritello porcello, bio-esorcista per i vivi interpretato – di nuovo – da uno scatenato Micheal Keaton (who else, al Lido 10 anni dopo Birdman) con i “soliti” capelli arruffati e i denti marci, gli ha indicato la via per tornare a fare scintille: “niente Disney” fa dire a una mamma a proposito dei costumi di Halloween dei figli e sbam, agli Autori come lui basta una battuta, fulminante: «Negli ultimi anni il mondo del cinema mi ha deluso», si è lasciato andare Burton in conferenza alla Mostra. «Mi ero perso un po’, questo film mi ha dato nuova energia. Tornare alle cose che amo fare, nella maniera e con le persone che preferisco. L’unico modo di avere successo per me è amare quello che faccio”. Insomma, capitolo chiuso, morto e sepolto (pardon).

Winona Ryder (Lydia Deetz) e Michael Keaton (Beetlejuice) in ‘Beetlejuice Beetlejuice’. Foto: Warner Bros.

Dopo un (buon) detour nella serialità Gen Z con la rampolla di casa Addams (da cui si è portato dietro gli sceneggiatori Alfred Gough e Miles Millar), la forza creativa furiosa e stramba di Tim è tornata finalmente a “infestare” il cinema con il sequel della sua opera seconda del 1988, una ghost story anarchica che rovesciava i meccanismi del genere: gli eroi erano una coppia di fantasmi fighi e adorabili (Alec Baldwin e Geena Davis) costretti a invocare lo spiritello del titolo per sbarazzarsi dei nuovi inquilini, vivi e indesiderati, di casa loro, Charles (Jeffrey Jones) e Delia Deetz (Catherine O’Hara). L’unica a capire cosa stesse succedendo era appunto la figlia adolescente di lui, Lydia, alias Winona Ryder.

Ora sono passati 36 anni, e Burton pare non essere invecchiato di un giorno, anzi. Cos’è il genio? Trasformare Monica Bellucci in una sposa cadavere (!) che si ricompone pezzo pezzo e si graffa stoicamente da sola sulle note di Tragedy dei Bee Gees (!): interpreta l’ex-moglie psicopatica, succhia anime e delusa di Beetlejuice in una sequenza che è (uso una parola bruttissima, ma tant’è) subito iconicissima, altissima, burtonianissima, ché la morte la Bellucci la fa ancora più irresistibile, ancora più diva. Monica, che con la “rinascita” di Tim forse c’entra, forse no, ma sia messo agli atti che lui non aveva mai sorriso così.

Con Beetlejuice Beetlejuice (ma non ditelo tre volte, sapete già che succede) è tornato (ma forse non se n’era mai andato) il meraviglioso, grottesco, gotico, libero, travolgente ma sempre tenero Burton. A proposito di scene cult, ce n’è un’altra da standing ovation: un manipolo di influencer è stato invitato a rendere virale il matrimonio nella notte di Halloween (quando sennò) tra Lydia e il compagno, ma appena lanciano le dirette social vengono tutti burtonianamente (again) risucchiati dai loro telefonini. Chapeau.

Beetlejuice Beetlejuice | Trailer Ufficiale 2

Il resto è un graditissimo salto indietro nel tempo (il vagare iniziale della telecamera tra le case di Winter River!) e nel cinema di Tim, fatto di effetti speciali Eighties artigianalissimi ma programmaticamente aggiornato all’oggi con Jenna Ortega, nuova perfetta scream queen, pin-up gotica di una (nuova) generazione com’era stato per Winona, nei panni – appunto – della figlia di Lydia, razionale ma tormentata dalla prematura scomparsa del padre attivista per il clima. E poi c’è Catherine O’Hara, patrimonio comico, di nuovo nei panni della matrigna di Lydia, artista che della morte del marito (a causa dei suoi trascorsi penali Jones non appare, la storyline di Charles è risolta con una sequenza animata e con il suo personaggio che va in giro senza testa) fa installazioni e rituali egiziani. E poi ci sono il cinema di Mario Bava (su tutti Operazione Paura), la colonna sonora Danny Elfman, l’immancabile Banana Boat Song, neonati demoniaci un po’ Saw l’Enigmista un po’ Trainspotting e Willem Dafoe che sta sempre bene su tutto: qui è un attore di B-movie al quale è esplosa una granata in testa sul set e ora guida l’Unità Anticrimine dell’aldilà come fosse uno dei suoi film.

Jenna Ortega (Astrid) in ‘Beetlejuice Beetlejuice’. Foto: Warner Bros.

E c’è soprattutto Tim, fortissimamente Tim, che mette in scena un nuovo paradiso/inferno slapstick macabro (al cinema dal 5 settembre), un nuovo carnevale che porta le anime nel Grande Ignoto a ritmo di soul (il Soul Train!). Tra comedy e horror con una bella dose di weirdness e di cuore, come piace a lui. Come piace a noi.