«Quando ho creato Thor a fumetti, mi sono chiesto: chi c’è di più forte di un uomo o di un supereroe? Un dio! Ho optato per un dio nordico, perché meno familiare della mitologia greca e romana…» (Stan Lee)
Roboante, eccessivo, coloratissimo (ma anche con una parte in bianco e nero). E a tutto volume. Il dio con martello di Stan Lee rivive in una nuova rilettura eccentrica e iperumana. Thor: Love and Thunder, in sala dal 6 luglio, è la seconda reinvenzione à la Taika Waititi di Thor e dell’universo cinefumettistico Marvel. Il lato comico dell’eroe è già stato messo a fuoco dal regista neozelandese nel precedente Thor: Ragnarok (2017) e, ancora, nella saga degli Avengers dei fratelli Russo. Stavolta, lo humour e il lato weirdo vengono spinti letteralmente all’estremo.
Da dove si comincia stavolta? Il misero Gorr (Christian Bale) e la figlioletta di sei anni si trovano in un mondo ormai privo di ogni genere di sostentamento. Vagano nel deserto, senza acqua né cibo. Gorr prega il suo dio, di cui porta i simboli incisi su tutto il corpo. La bambina però morirà. Gorr, sfidato proprio dal suo dio, riesce a ucciderlo e diventerà il “Macellatore di dèi”, estirpando dalla pelle tutti i simboli di fede. La sua atroce vendetta sarà cercare ogni singolo dio per sterminare lui e chi lo venera… Thor (Chris Hemsworth), il dio con martello Stormbreaker, torna dunque dal buen retiro della pensione per proteggere la “sua” Asgard dalla violenza di Gorr. Qui incontrerà anche l’amata Jane Foster (Natalie Portman), che nel frattempo, grazie al vecchio martello Mjöllnir che pareva distrutto per sempre, è diventata Mighty Thor. Insieme Thor e Mighty Thor, con l’aiuto di Valkyrie (Tessa Thompson), cercheranno di sconfiggere il “Macellatore” nell’indifferenza di Zeus (Russell Crowe, che in lingua originale parla un inglese con accento greco)… Riusciranno nell’impresa?
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Camp e kitsch, comico e melodrammatico. Questo è Thor: Love and Thunder. Un film pieno di umorismo demenziale, a volte infantile (il nome di Jane Foster storpiato in Jane Fonda e Jodie Foster), citazionismo spinto e, infine, un cattivo (Bale) che pare un incrocio impossibile tra Marilyn Manson, Lord Voldemort e Joker. Chris Hemsworth torna per l’ottava volta (capitoli Avengers inclusi) a indossare i panni, il martello in pugno (stavolta ben due) e i muscoli rocciosi dell’eroe Thor, creato nel 1962 da Stan Lee con Jack Kirby e Larry Lieber.
I primi due capitoli dei film stand-alone erano più seriosi e, almeno nelle intenzioni, shakespeariani. La “versione di Waititi” del dio con martello – Ragnarok e, ora, Love and Thunder – è molto più ridanciana. Il regista ha il pregio di avere un gran senso del ritmo. Nell’arco di pochi secondi può passare da una battuta enfatica («Queste mani un tempo sono state usate per la battaglia, ora sono umili strumenti di pace») a un guizzo comico (l’eroe è anche impacciato e ancora innamoratissimo di Jane, come un liceale). C’è perfino un omaggio a Méliès (Le voyage dans la lune), nella parte in bianco e nero sulla luna (forse l’unica un po’ troppo lunga).
Waititi frulla Flash Gordon, 300, Harry Potter e perfino le arti marziali. Intende il cinefumetto come una giostra folle e ipercromatica, in cui possono convivere l’MCU e il teatro (quasi) di marionette, il genere “sandalone” e la sua reinvenzione anni Ottanta, ovvero “spadoni e stregoneria” (Conan il barbaro, Yado et similia). Pare dirci che il cinema può essere gioco lisergico, illusione di un istante. Gioca con l’iconografia anni Ottanta fin dal manifesto e dal “logo” rock di Love and Thunder.
Il film esce spesso dagli schemi del cinefumetto classico, ha un’anima da cartoon scorretto e a volte, per iconografia e “sentire”, sembra uscito da una versione animata della rivista cult a fumetti – anni Settanta e Ottanta – Heavy Metal (la versione USA del francese Métal Hurlant). I miti nordici ad Asgord vengono rivisitati in un teatro scalcinato e improvvisato. Qui Thor è interpretato dal fratello maggiore di Chris, Luke Hemsworth, Loki da Matt Damon, mentre papà Odino ha il volto di Sam Neill. L’eroe Thor per Waititi è fortissimo ma anche goffo, umano (oltre che superumano), infantile o fanciullesco. Un puro. L’autore invita lo spettatore a riconoscersi in quella purezza che pare perduta.
Ha ragione Chris Hemsworth quando dice che il nuovo Thor pare girato da Waititi sotto i consigli pressanti del fan più accanito, entusiasta e geniale. C’è qualcosa di magnificamente nerd e al contempo fantasioso, assurdo ed estremamente antieroico (almeno rispetto all’eroe classicamente inteso). Love and Thunder è un film piuttosto libero, eccentrico e imbevuto di humour bislacco. Preparatevi alla giostra e, al solito, non venite via sui titoli di coda.